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Per gli appassionati di location inconsuete, ci spostiamo oggi in Africa con un giallo storico ambientato nel 1946.
Namibia: terre violate. La maledizione degli Orisha è il secondo giallo di Rocco Luccisano e ha come ingredienti principali un diario di bordo del 1703, un anziano capotribù sotto minaccia, una potente maledizione e un giovane avvocato alla Nelson Mandela.
Già autore di Pericolo all’Avana. La scienza al servizio del nemico, lo scrittore ligure in questa sua seconda opera cambia personaggi, contesto geografico e storico e ci riporta indietro nel tempo. Siamo nel 1946 e la Namibia è preda dell’espansione colonialista. Oggetto del desiderio di un avido e cinico latifondista inglese sono le terre del capotribù Ntu Kamate, protagoniste oltre duecento anni prima di un episodio misterioso: la scomparsa nel 1703 del diario di bordo di Frederik Smith, comandante di una nave negriera olandese, che testimoniava di una inspiegabile esplosione avvenute proprio in quella zona. Si tratta della stessa leggendaria catastrofe tramandata nella tribù di padre in figlio, fino a oggi. Come avvenne più di due secoli prima per l’antenato Togu e il suo popolo, anche il saggio Ntu ora deve combattere le minacce europee. Ma esiste forse un collegamento tra quanto succede adesso e l’evento catastrofico del ‘703?
Uomini corrotti costringeranno l’anziano al disperato gesto suicida, non prima che questi però possa lanciare una maledizione contro chi tenti di violare le sue sacre terre. E mentre gli effetti del maleficio inizieranno a terrorizzare e a imperversare nella vicina e quieta cittadina di Lüderitz, Togute, l’unico nipote di Ntu, sarà coinvolto in una vera e propria battaglia mossa contro la sua famiglia per estorcergli le terre ereditate. Il giovane dovrà quindi togliersi le vesti d’avvocato e battersi fuori dalle aule del tribunale nella ricerca della verità, dei motivi e dei responsabili di coloro che hanno indotto il nonno al suicidio. L’ormai temprato Togute, lanciandosi in rischiose indagini personali, lotterà fino alla fine pur di avere giustizia e la risposta alla domanda che lo attanaglia da troppo tempo: Perché proprio le nostre terre?
Il tema del colonialismo è sicuramente una pagina vergognosa della Storia e il romanzo di Luccisano ben mette in mostra l’orgoglio africano in lotta contro l’opportunismo e il cinismo imprenditoriale straniero, ma oltre a questa contrapposizione storica il libro è percorso anche da una seconda dicotomia tra superstizione e scienza, con da un parte l’antica religione yoruba e dall’altra il progresso tecnologico del ‘900. In mezzo a tutto ciò: il potere delle divinità Orisha e una maledizione che non perdona.
Se la vicenda vi incuriosce e volete assaggiare lo stile dell’autore, riportiamo qui a seguire un estratto:
Questi, come gli avevano insegnato fin da piccoli, rimasero immobili a sfidare quello che silenziosamente stava entrando dalla finestra alle spalle di Peter. Il sergente Peter ebbe appena il tempo di voltarsi, seduto sulla sedia, e vedere a distanza di dieci centimetri dai suoi occhi quelli rotondi di un naja niveo di un metro e ottanta centimetri di lunghezza, conosciuto anche come cape cobra. Il rettile, endemico della Namibia meridionale e della parte sud-occidentale dell’attuale Botswana, era di un giallo uniforme con una striscia scura dalla gola fino al ventre. Era già in posizione di attacco: le costole erano alla loro massima ampiezza. Il rettile gonfiava il muscolo temporale nella zona delle ghiandole velenifere creando il tipico cappuccio. La testa era sollevata e dalla bocca fuoriusciva la sua lingua biforcuta. L’abile arrampicatore quella notte era stranamente attivo contrariamente alle sue caratteristiche. Peter per poco non svenne. E forse gli sarebbe stato più utile.
Infine, vi lasciamo con il booktrailer su Youtube.
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