Sembra di essere in un hard-boiled americano anni 30 quando ci si immerge nella lettura di Nato di Sabato, a firma Ray Banks. Invece siamo negli anni ’80, e il suolo non è Usa ma inglese. Messa così è come se avessimo già scritto metà della recensione, perchè in questa definizione ci sono tutte le qualità principali del libro.
La trama è questa: Cal Innes è appena uscito di prigione, e anche se cerca di restare il più possibile pulito viene ingaggiato da Morris Tiernan, capo della malavita locale, per andare a scovare un mazziere che se l’è data con i suoi soldi. Sulle tracce del fuggiasco, di propria iniziativa, anche il figlio un po’ psicopatico di Morris, accompagnato da due scagnozzi cattivi e con poco sale in zucca. Cal, consapevole che a Morris non si può dire di no, inizia una ricerca che lo porterà tra Manchester e Newcastle, scoprendo altarini tenuti nascosti e menando e prendendo cazzotti per tutto il percorso. Un intreccio essenziale, asciutto e senza fronzoli. Una storia lineare priva quasi del tutto di sottotrame, se si esclude l’evanescente flirt di Cal con una donna conosciuta in un bar e che ha l’unica funzione di sottolineare la prevedibile quanto classica incapacità del protagonista di avviare relazioni soddisfacenti con l’altro sesso.
Per il resto, come già detto, il libro è hard-boiled allo stato puro. Un anti-eroe perdente al punto giusto, violento e con seri problemi di adattamento. Una quest che funge da molla per lo sviluppo della storia, con un mistero che si svela gradatamente – anche se senza troppe sorprese – sino a un piccolo colpo di scena finale a cui Banks non affida tuttavia il compito di fare il botto.
Perchè la forza del romanzo non è negli ingredienti thriller, quanto nella narrazione pura e semplice, dichiaratamente ispirata ai libri dei duri americani della golden age. Descrizioni scarne e rare didascalie, ma soprattutto dialoghi e scambi al vetriolo, in un perfetto linguaggio da strada che scorre via pagina dopo pagina e strappa più di un sorriso. Un punto di vista in prima persona aumenta la sensazione di racconto-ricordo, alternando la versione di Cal a quella del figlio di Morris, entrambi sulle tracce della stessa preda.
E’ difficile rendere omaggio ai classici senza scimmiottare, ma Banks riesce benissimo nell’impresa, offrendo una rilettura del genere con elementi moderni, qualche accenno al degrado della città (anche musicale: Manchester è stata da sempre culla di nuove sperimentazioni) e a quello umano, sempre in primo piano nei libri di genere, condito da alcol, droghe in quantità industriale e una violenza senza parossismi, coerente nel contesto.
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