Torniamo per la terza volta nella Bari di Carlo Mazza, che pubblica il suo nuovo romanzo, Naviganti delle tenebre, con edizioni e/o all’interno della collana Sabot/age.
Ed è un ritorno più che gradito, visto che abbiamo molto apprezzato le gesta del suo protagonista, Antonio Bosvades, capitano dei carabinieri ormai in odore di promozione a maggiore. Una figura sospesa, quasi ciclotimica, fra una durezza e un cinismo che spesso sembrano fin troppo ostentati e una tristezza, una malinconia che, volendo, lo rendono un investigatore più umano e quindi ancora più in grado di conoscere chi lo circonda e arrivare a certe intuizioni.
Ma come già accaduto nei due precedenti romanzi della serie, Lupi di fronte al mare e Il cromosoma dell’orchidea, rispettivamente usciti nel 2011 e nel 2014 sempre per edizioni e/o, a essere protagonista dell’opera di Carlo Mazza è anche Bari.
Una delle perle dell’Adriatico meridionale, la città pugliese offre mille suggestioni e possibilità grazie alla combinazione del suo centro storico tanto labirintico quanto affascinante e del trafficato porto. Possibilità che, come è naturale che sia, nella penna di uno scrittore di thriller e noir si colorano anche delle varie sfumature del crimine.
E nel caso di Naviganti delle tenebre si tratta di crimini passati e presenti, entrambi particolarmente odiosi, entrambi particolarmente “importanti” in quanto si ricollegano all’attualità e al contemporaneo, al modo nel quale purtroppo ultimamente una certa parte del mondo ha cominciato a pensare ad un’altra parte dello stesso mondo, meno fortunata. O meglio, più che cominciare, ora quella parte del mondo non si vergogna più di mostrare tutto il suo odio, razzismo e mancanza di ogni volontà di accoglienza.
Occupiamoci ora della trama di Naviganti delle tenebre.
Bosvades deve occuparsi di un preoccupante e complicato caso di rapimento, che potrebbe essere connesso a un avvenimento ancora più grave accaduto ormai un quarto di secolo prima, sempre a Bari. Per sua fortuna potrà contare sulla collaborazione di un collega affidabile e fidato, il tenente Sallustio.
Samira, un’immigrata etiope di quarant’anni che lavorava a un banco di pesci nel mercato, è sparita improvvisamente e chi l’ha rapita vuole impiegarla come esca per un complicato schema di vendetta nei confronti di chi, a suo pensare, gli ha rovinato la vita nel corso di una indagine nella quale ha perso il lavoro e ha dovuto scontare anche sei anni per estorsione.
Il sequestratore è quindi una persona già abituata al crimine e darà filo da torcere a Bosvades. Ma è importante anche il passato di Samira: venticinque anni prima era riuscita a sopravvivere a un attentato che aveva sterminato la sua famiglia. Qualcuno aveva lanciato una molotov verso un capanno degli attrezzi nel quale erano ospitati in situazione d’emergenza alcuni esuli etiopi.
Le indagini non avevano portato all’identificazione di nessun colpevole, Samira era riuscita a farcela seppur con qualche ustione e l’unica traccia tutt’ora valida è il filmato di una videocamera di una banca, ritraente tre persone non ancora identificate. Bosvades, Sallustio ed Ermanno, un giornalista che collabora con i due, dovranno destreggiarsi fra criminali incalliti e gesti di una ferocia inaudita, fra i quali spicca un uomo dato in pasto a un leone. Il tutto in una Bari resa vitale come non mai dall’epopea migrante e ritratta nei giorni dedicati a San Nicola, simbolo di una salvezza che mai come ora sembra distante e impossibile.
Carlo Mazza conosce molto bene la città di mare nella quale ambienta i suoi romanzi, visto che è nato a Bari nel 1956 e ci ha sempre vissuto. Oltre ai romanzi già citati ha pubblicato, sempre con edizioni e/o, anche Valetudo, un racconto presente nella raccolta antologica Giochi di ruolo al Maracanà, del 2016.
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