Uscito in questi giorni per Edizioni e/o, “Negli occhi di Timea” di Luca Poldelmengo chiude il dittico sulla RED iniziato con “Nel posto sbagliato”. Lo recensiamo oggi al Thriller Café.
È trascorso un anno da quando i gemelli Vincent e Nicolas Tripaldi sono stati costretti a fuggire in Albania per scampare all’arresto. A capo della Red, una squadra segreta di polizia che conduce le proprie indagini attraverso l’uso dell’ipnosi, erano stati risucchiati in un gioco di potere più grande di loro. Ora sono rientrati clandestinamente in patria, per andare incontro ciascuno al proprio destino. Nicolas vuole far evadere Sara Mancini, la loro ex collega che tra le mura del carcere è diventata mamma. Vincent invece è pervaso da un feroce desiderio di vendetta verso il premier Mattia Manera e il Professor Luca Basile, gli uomini che pur di assecondare i loro giochi di potere lo hanno strappato per sempre dal suo lavoro e dai suoi affetti, arrivando a uccidere. Vincent ha in mente un piano che lo costringe a enormi compromessi rispetto alla propria coscienza, talmente inconfessabile da tenerlo nascosto persino a suo fratello. La clandestinità dei gemelli è messa a rischio proprio dalla loro ex squadra, la Red, che preleva sistematicamente ignari cittadini e ne setaccia l’inconscio per usarli alla stregua di telecamere di videosorveglianza umane, al solo scopo di catturarli. Sullo sfondo di un intrigo che coinvolge i massimi livelli istituzionali e criminali e che ruota intorno al traffico internazionale di rifiuti, viene perpetrata una sanguinosa strage a cui assiste un’unica testimone, Timea, una bambina di cinque anni. Chi è Timea? Da dove viene? Cosa ci faceva lì? Ma soprattutto cosa hanno visto i suoi occhi?
Ho atteso con impazienza il ritorno dei gemelli Tripaldi e le mie grandi aspettative sono state ampiamente ripagate. “Negli occhi di Timea” è un romanzo al quale vanno stretti i cliché della narrativa di genere standardizzata, quella fatta di personaggi stereotipati e situazioni già viste: rompe gli schemi, sovverte qualunque regola e lascia il segno. Fantapolitica e sete di potere costituiscono la traccia principale dalla quale si ramificano argomenti intensi e profondi come desiderio di vendetta, libertà dell’individuo, corruzione, miseria dell’animo umano e ipnosi (no, non quella che prevede una poltrona di pelle e un orologio a cipolla!) – solo per citarne alcuni – che Luca Poldelmengo tratteggia con sensibilità e piena padronanza e che lasciano ampi spunti di riflessione.
È una storia capace di trasmettere emozioni e sentimenti forti: rabbia, disperazione, gioia e tristezza, paura, sorpresa e attesa, odio e amore bucano le pagine e arrivano immediati ed espliciti, senza filtri, supportati dalla scrittura affilata dell’autore e dal suo stile cristallino. La struttura del romanzo è brillante e originale: ogni capitolo, breve e rapido, rappresenta uno spettacolare cambio di scena che, insieme alla potenza narrativa, tiene alto il livello di suspense fino all’epilogo; Vincent è l’unico personaggio che parla di sé in prima persona, e si ha la netta e intima sensazione che si rivolga direttamente al lettore.
Mentre gli occhi di Timea hanno tanto da rivelare, sullo sfondo una ruota panoramica (non più) arrugginita sorveglia la metropoli.
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