Immaginate di essere appostati nella boscaglia da ore e ore, intirizziti dal freddo della sera. Siete su una strada secondaria per un controllo di routine, in attesa che qualcuno violi il limite di velocità.
C’è chi vi chiamerebbe sciacallo per una cosa del genere, ma è il vostro lavoro e dovete sottostare agli ordini.
Quando finalmente arriva una Peugeot 205 intimate l’alt, ma la conducente, piuttosto che fermarsi e darvi i suoi documenti, pigia l’acceleratore e va a schiantarsi in un fossato.
Lei muore sul colpo, sua figlia va in coma e quello che sembrava essere un semplice posto di blocco si trasforma in una scena del delitto.
Già, perché è così che si apre Nel Monastero di Crest, romanzo di Sandrine Destombes di cui oggi vi parlo.
Altri inquietanti casi si sommano alla corsa folle della donna nel rapporto che il sottotenente Perceval Benoit è costretto a scrivere: il corpo di un uomo viene ritrovato sulla sponda di un fiume, privo degli occhi, il tutto poco distante da dove lui stesso ha assistito alla morte della donna.
Due casi che sembrano essere scollegati tra loro, ma che hanno un fil rouge che Benoit riesce a scovare in una matassa intricata, densa di misteri: il monastero di Crest, un eremo isolato su cui un gruppo di suore, guidate dalla badessa Joséphine Ballard, offre rifugio a donne dal passato oscuro, traumatico.
Un mondo arcano composto da sole donne, quello del monastero, a cui lo sguardo degli uomini deve essere precluso, dove si nascondono segreti. Forse, tra le sue mura, si nascondono persino omicide e chissà cos’altro!
Ancora una volta, Sandrine Destombes ci narra di una campagna francese che si tinge di sangue, quella del Drôme, che strega per la sua complessa quotidianità e che non può fare a meno di farsi amare dal lettore.
Lanciata da Michael Bussi, Sandrine Destombes torna a dimostrarci assoluta padronanza di un genere sempre più in voga negli ultimi tempi.
La scrittrice ci porta nel cuore di un intrigo, dove le sue protagoniste sono tutte donne: donne spezzate, donne ammaliatrici, donne stanche dei soprusi. Un romanzo che potrebbe dirsi corale per il solo fatto di raccogliere le voci di tante donne che tutti noi conosciamo, che fanno parte della nostra società come di quella fittizia del romanzo.
Nel monastero di Crest ci appare sin da subito una storia ben costruita, congegnata fin nel più piccolo dettaglio, dove familiarizziamo subito con Benoit e il suo personaggio, sempre un po’ su di giri.
Benoit si strugge, chiedendosi se avesse potuto comportarsi in maniera migliore, se avesse potuto impedire che una bambina divenisse orfana in così giovane età. È un personaggio ben riuscito, il suo, reale al punto giusto.
Il mistero che ci viene presentato è credibile: costringe il lettore a rimanere sulle spine per le molte domande e una soluzione sempre meno chiara, svelata nei minimi particolari solo nel finale del libro.
L’idea di focalizzare l’attenzione su un’organizzazione religiosa in un romanzo del genere ha avuto l’effetto desiderato: il monastero e le sue costruzioni danno la giusta nota di macabre – per dirla alla francese – alle vicende che rende il tutto più intrigante, appassionante, interessante fino all’ultima pagina.
Un noir con cui Sandrine Destombes affila la penna per tirar via tutte le maschere che la società moderna ci impone. Un romanzo potente, il suo, che sottopone al lettore temi forti con cui dovremmo tutti i giorni fare i conti.
Nel monastero di Crest saprà toccare le corde giuste, farvi riflettere di quanto assurdo e crudele il mondo in cui viviamo possa essere.
In sole quattro parole: non ve ne pentirete.
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- Editore: Rizzoli
- Autore: Sandrine Destombes , Maurizio Ferrara