Eccomi qua, amici del bancone letterario di Thriller Café, a recensire per voi Nel nero degli abissi, l’ultima fatica letteraria dello scrittore italo-francese François Morlupi. È il quarto della serie con protagonisti i cinque di Monteverde e viene dopo: Formule mortali (Croce Libreria, 2018), Il colbacco di Sofia (Croce Libreria, 2020) e Come delfini tra pescecani (Salani, 2021) che si è aggiudicato il prestigioso Premio dei lettori allo Scerbanenco 2021.
Nel nero degli abissi inizia dalla fine con un inseguimento dagli imprevedibili risvolti. Poi, come in una pellicola cinematografica, il bravissimo François Morlupi preme rewind e riavvolge il nastro al momento zero.
Roma. 10 gennaio.
Il commissario Ansaldi è convocato, insieme agli altri commissari della capitale, al Viminale per pianificare il servizio d’ordine durante un summit di 27 capi di Stato europei che avverrà qualche giorno dopo. Viene raccomandato loro, senza neanche tanti giri di parole, che durante tale evento la città dovrà apparire sicura, tutto dovrà sembrare in ordine, non ci dovranno essere casi eclatanti… al massimo qualche scippo. Ma giusto per mettere in difficoltà il nostro Biagio Maria Ansaldi, ansioso all’inverosimile e ipocondriaco, la pace e la tranquillità di Monteverde viene sconvolta da un brutale omicidio. Infatti, nel parco di villa Pamphili, viene ritrovato il corpo straziato da numerose coltellate di una prostituta. La ragazza si chiamava Simona Cini, aveva 25 anni, era una studentessa modello alla facoltà di medicina e purtroppo costretta a “vendere” il proprio corpo per pagarsi le rette universitarie. Partono così le indagini, serrate e scrupolose ma nel giro di poco tempo anche un prete, benvoluto da tutti per la sua attenzione agli ultimi, viene ritrovato cadavere. Anche lui è stato ucciso con lo stesso modus operandi.
In sede autoptica si evidenzierà il probabile intervento di due mani: una maschile, destrorsa, responsabile dei colpi più violenti. E una femminile e mancina. Questi due omicidi, che purtroppo non saranno gli unici, metteranno alla dura prova i cinque di Monteverde sia perché dovranno trovare un nesso tra le vite delle vittime sia perché lo stesso anatomopatologo, cinico e autoironico, è piuttosto sconvolto e li avverte: «Fate attenzione a questi due. Sono pazzi, un’esplosione di violenza così irrazionale e incontrollata mi stupisce e vi assicuro che ne ho visti di morti ammazzati. Non scrutate troppo a lungo l’abisso o anche lui scruterà dentro di voi.»
Senza un nesso logico e con un terreno insidioso come quello delle sabbie mobili, i cinque di Monteverde dovranno compiere una corsa contro il tempo per cercare la verità in qualche indizio non ben analizzato o in qualche crepa non individuata prima affinché la parte perversa e maligna dell’umanità non abbia il sopravvento su quella sana e positiva…
La formula vincente di Morlupi è quella di aver creato dei personaggi unici che, ormai giunti alla quarta avventura, è un po’ come facessero parte della nostra cerchia di amici. E così, quasi senza soluzione di continuità, sentiamo proprio la necessità di scoprire come è cambiata la vita di ognuno di loro: il commissario Ansaldi, ansioso e ipocondriaco, ma anche imbranato nei rapporti sentimentali e amante dell’arte; la vice ispettrice Eugénie, due righe asociale e un filo stacanovista; Roberto Di Chiara ironico e battutaro, ma anche amante del calcetto e dei film coreani (che ovviamente non ha mancato di esultare alla vittoria dell’Oscar del film Parasite); il palestrato Leoncini che ha rinunciato ad una “carriera” di sciupafemmine per il grande amore della sua vita e infine l’agente Alerami che cova una rabbia e un rancore che potrebbero, purtroppo, divenire pericolosi.
Morlupi, consapevole di quanto siano amati i suoi mitici “cinque” e per, quindi, farceli sentire più vicini anche nel quotidiano ci regala, qua e là, dei gustosi quadretti di fine giornata che arricchiscono il romanzo di umanità e verità. Riusciamo così a empatizzare ulteriormente con tutti loro che, come noi, si rapportano con le proprie solitudini, inquietudini, ansie, delusioni…
Scrittura fresca e vivace, dinamica e frizzante, ricca di umorismo ma anche di momenti di riflessione e di introspezione profonda su come tutti noi, ogni giorno, lottiamo contro abissi profondi e talvolta oscuri.
Il palcoscenico, come sempre, è Roma con le sue luci e le sue ombre, le sue magnificenze artistiche e i suoi guai metropolitani. In Nel nero degli abissi lo scrittore ha dimostrato anche grande capacità di intrecciare storie complesse, intriganti e apparentemente slegate tra loro e notevole abilità nel depistare noi lettori fino a lasciarci spiazzati con un finale non di certo scontato.
In conclusione: un mix perfetto di umanità e pathos, di quotidianità e colpi di scena e poi loro… determinati non solo a ricercare la verità a ogni costo, ma anche a scalare le classifiche.
Nella postfazione Morlupi ringrazia Ansaldi, Eugénie, Leoncini, Di Chiara, Alerami e io aggiungerei anche… ça va sans dire MERCI FRANÇOIS!
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- Morlupi, François (Autore)
Articolo protocollato da Luisa Ferrero
Libri della serie "I Cinque di Monteverde"
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