Presentare un nuovo romanzo di Umberto Eco è sempre un compito in grado di mettere in soggezione chiunque e l’imminente Numero Zero, in uscita a gennaio per Bompiani, non fa certo eccezione.
Un buon spunto per rompere il ghiaccio può essere la sua recente vittoria, in occasione di Pordenonelegge, del premio “La storia in un romanzo”: spesso tendiamo a ridurre la “Storia” a una concatenazione di figure di spicco, guerre, accordi diplomatici, patti economici, cambiamenti di confini e poco altro.
Ma la Storia è costituita da infiniti eventi, alcuni dei quali sono ben fuori dal controllo dell’uomo, e spesso complotti oscuri e manipolazioni della pubblica opinione possono “contare” quanto uno scontro armato: questo Eco ovviamente lo sa molto bene e lo espone alla perfezione in Numero Zero:
1992, varie trame si intrecciano in una Milano sempre più inquietante, man mano che si accumulano decenni di storia nascosta agli occhi dei cittadini.
Ecco quindi un redattore che forse scorge troppe ombre ma che riesce anche a rileggere e collegare in maniera convincente eventi che paiono fra loro distanti, quali Gladio, la morte di papa Luciani, Cia, terrorismo rosso, P2 e venti e più anni di depistaggi e stragi.
E un quotidiano che nasce senza la minima traccia di deontologia professionale, per ridursi a una macchina del fango e disinformazione a disposizione del suo editore e dei poteri che si annidano dietro lui.
C’è anche spazio per una storia d’amore che sembra continuamente destinata a estinguersi, fra un ragazzo e una ragazza che non sono riusciti a ottenere dalla vita quel che sognavano.Man mano che si voltano le pagine e ci immergiamo sempre più in quel 1992, riusciamo sempre meno a distinguere realtà e fantasia, in un intreccio che preannuncia, in modo nemmeno troppo criptico, gli anni futuri, fino al presente.
Proprio gli anni che hanno seguito quel fatidico 1992 ci hanno fatto capire, se ancora ce ne fosse bisogno, che davvero la penna ne ferisce più della spada e che purtroppo basta avere il controllo di alcune reti televisive e quotidiani per controllare di conseguenza l’opinione pubblica e quindi il consenso del cittadino votante, a prescindere da determinati colori politici.
E cercare quindi di definire o sintetizzare Numero Zero “il romanzo su Gladio”, come hanno fatto alcune testate, è mossa sbagliata e riduttiva, ce lo spiega anche Elisabetta Sgarbi, direttrice editoriale di Bompiani, in questa intervista a Il Messaggero:
Non è un romanzo su Gladio, e quindi Gladio non è oggetto di approfondimento. È un romanzo sulla costruzione del complotto. E tutto parte da una equivoca redazione di un quotidiano nascente.
Numero Zero è il settimo romanzo di questo grandissimo semiologo, tutti editi da Bompiani.
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