Torna in libreria quell’uomo molto cattivo che, tra Barcellona e la Vigevanese, aveva visto frantumarsi la sua vita nel precedente romanzo di Giuseppe Di Piazza. Morta Valeria, la sua giovane amante per cui Rosario De Luca, detto Sari, aveva perso la testa, quest’uomo insospettabile, manager editoriale di successo vissuto in Brianza, non aveva esitato a freddare con due colpi di pistola il boss mafioso responsabile dell’omicidio della donna.
Ritroviamo quindi Sari, incannulato come un arrosto in un letto del presidio ospedaliero interno al Carcere milanese di Opera, dove sono state ricucite le ferite riportate in quell’incontro a fuoco modello Quentin Tarantino, ma non quelle del cuore, ormai in briciole.
Sari viene interrogato dal Sost. proc. Sangermano (uh, me ne ricordo uno omonimo, allo stesso posto, qualche anno fa in Procura a Milano) e scende a patti, facendo ingresso nel programma dei collaboratori di giustizia.
Ma se per lo Stato i conti potrebbero andare così in pareggio, altrettanto non pensano a casa Spadaro dove Gaspare, detto Aspano, medita vendetta per la morte di suo fratello.
Sari tenta la pax romana, il do ut des (Valeria per Mommo), e comincia la sua opera di kintsugi diplomatico con un video da tre pagine, girato dal figlio Alessio.
Vuole tentare di arrivare a Palermo, di firmare il nolo contendere con la mafia. Troverà amici e nemici, alleati sinceri e doppiogiochisti, in un diario ritmato, giorno per giorno, tra Punta Raisi e Staten Island, tra un loft di via Savona a Milano e gli uffici capitolini dei Men in black de no’artri.
Tra le pagine di questa storia c’è l’esperienza del giornalista motociclista di Piazza, che modestamente relega il suo alter ego ad un ruolo secondario (perché Francesco de Stefanis, guarda un po’, scrive per Reporter e viaggia su una Ducati rossa, come pare l’autore almeno in passato), c’è l’amante delle buone letture e dei film epocali sul genere (da C’era una volta in America sino a don Vito Corleone di Puzo) e c’è qualche sasso nella scarpa da levare a proposito di direttori di giornale che mentono da mattina a sera, di premi letterari già decisi e di un mondo editoriale patinato quanto crudo.
Ma c’è soprattutto il tenero omaggio alla propria storia, a quel nonno Luigi che, come il futuro boss personaggio del suo libro, ma in assoluta rettitudine, sbarco’ ad Ellis Island nel 1899, con 11 dollari in tasca (più dei 5 regolamentari) e da lì cominciò una nuova epopea.
Tornerà Sari De Luca con una terza puntata della saga?
Giuseppe ama i libri e la scrittura, ma sa variare di personaggio e di stile. Questo suo De Luca è un uomo che dovrebbe piacere ad una vasta platea di lettori: non è un pistolero (quel boss l’ha ammazzato per sbaglio, dirà, o per fortuna) ma sa farsi ragione anche davanti alla malavita; ha perso il suo grande amore ma riesce a vedere in una bella donna le fattezze di una Venere Callipigia e soprattutto ha un balzo di coraggio disperato quando si tratta di salvare suo figlio.
Tornerà, e noi lo aspettiamo qui, pronti ad offrirgli un Martini al Thriller Café. Anche shakerato, eventualmente.
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