Letto per voi in anteprima che affollate il bancone del Thriller Café, oggi recensiamo la nuova fatica letteraria di Sasha Naspini dal titolo Ossigeno.
Edito da edizioni E/O e in uscita oggi 18 settembre, Ossigeno è l’ultimo romanzo scaturito dalla poetica quanto introspettiva penna dell’autore grossetano classe ‘76 che dopo I Cariolanti, Cento per cento e Le Case del malcontento, tutti recensiti su Thriller Café, nonché numerosi altri romanzi e racconti di ugual pregio, ci regala l’ennesimo capolavoro di psicologia intima e asfissiante.
Mai titolo fu più azzeccato, direbbe qualcuno, per un romanzo che costringe a una apnea per tutta la lettura, nella speranza di risparmiare un po’ di ossigeno vitale fino alla prossima boccata d’aria fresca.
Ossigeno è un romanzo sorprendente, inaspettatamente coinvolgente, a tratti straordinariamente angosciante, che vorrete abbandonare ma non ne sarete capaci.
Questa è la storia del dopo, dell’alba dopo la cruda e terribile notte. Questa è la storia di due protagonisti, Laura e Luca, inscindibilmente legati da una paura, da una tragedia, talmente intima da aver corroso le loro stesse personalità.
Luca è solo un ragazzo quando suo padre viene arrestato durante una tranquilla serata in famiglia. Laura aveva otto anni quando è sparita nel nulla, sequestrata e rinchiusa in un container per quattordici lunghissimi anni da un silenzioso carceriere.
Luca quella sera scopre che suo padre, il famosissimo Prof. Balestri, antropologo di fama mondiale, è un mostro che ha rapito una bambina e l’ha tenuta segregata per anni. Laura quella sera viene liberata dalla sua prigionia. Questo è solo l’incipit di un romanzo sconvolgente che analizza in prima persona ciò che resta dopo un uragano. Ciò che resta di un ragazzo che scopre le mostruosità commesse dal padre e inevitabilmente allontana se stesso perché corrotto da quel sangue avvelenato. Ciò che resta di una bambina che rivede la luce dopo quattordici anni e che si affaccia alla vita per la prima volta. Ciò che resta di una madre che ritrova sua figlia, ma che ha perso oramai se stessa.
Ciò che resta, è la domanda e la risposta, è il contenitore-prigione che tiene in ostaggio i nostri protagonisti che devono confrontarsi con nuove e peggiori gabbie.
L’autore ci sferra un “delicato” pugno nello stomaco, ci afferra col sorriso dal bavero e ci strattona accarezzandoci il mento, ci spedisce di forza nella mente dei personaggi, menti distrutte, menti corrotte, consapevole che un viaggio nella mente altrui è un lasciapassare assicurato per il successo.
Naspini sa che siamo affamati dell’altrui pensiero e delle altrui tragedie e ci serve una cena succulenta con i suoi soliti modi educati e delicati.
Condisce il tutto con una scrittura scorrevole, un numero limitato di pagine, una piacevolezza alla lettura, nonostante il contenuto forte, intenso, corrosivo.
Ossigeno non è un romanzo giallo, noir, thriller, non è un romanzo classificabile in alcun modo ed è questa la sua forza, poiché spiazza e seduce il lettore allo stesso tempo, trascinandolo con sé, strappandolo alla realtà e regalandogli l’emozione del tragico, del terrore di rimanere soli: soli dagli altri, soli dal mondo esterno e, molto peggio, soli da se stessi.
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