Oggi al Thriller Cafè recensiamo Pandemia, un romanzo di Lawrence Wright recentemente edito da Piemme.
La trama è quella di un thriller medico, ma letta in questo periodo, in seguito all’emergenza del Coronavirus, non può fare a meno di suscitare qualche brivido. Il libro, infatti, si apre su una platea di medici in un auditorium di Ginevra, nel corso di un convegno sulle malattie infettive. Uno dei relatori parla di un’epidemia scoppiata a Kongoli, in Indonesia. Si tratta di un virus atipico, caratterizzato da “febbre alta, emorragie e letalità estrema”, che però scompare misteriosamente dopo una settimana, senza lasciare traccia.
Henry Parsons è un epidemiologo di fama mondiale. Ha un aspetto dimesso: è basso di statura e cammina con un bastone a causa del rachitismo infantile, ma la sua autorità nel campo delle malattie infettive è solida e indiscutibile. C’è qualcosa che non lo convince nel virus di Kongoli e decide di andare a Giacarta, per verificare di persona. Giunto al Ministero della Salute, realizza che i suoi interlocutori sono reticenti e che il governo indonesiano sta facendo di tutto per minimizzare la situazione. Si reca così di persona al campo profughi di Kongoli, che in realtà è una sorta di lager per gli omosessuali, e constata che la situazione è molto peggiore di quanto si pensasse a Ginevra: il virus imperversa nel campo, che è un vero e proprio lazzaretto di cadaveri dal colore bluastro. Il “Kongoli” è un mostro invisibile e letale, una minaccia per il mondo intero. Soprattutto ora che il taxista che ha accompagnato Henry sul posto, fervente mussulmano, è riuscito a defilarsi per compiere il suo hajj, il pellegrinaggio alla Mecca. Alla sacra moschea ci sono milioni di pellegrini: se l’infezione dovesse arrivare lì, sarebbe l’inizio della fine.
Inizia così il duello tra Henry e il virus. Una partita tutta da giocare, in cui il detective medico dovrà riuscire a indovinare la strategia e i punti deboli di un’infezione ignota, prevedendone le mosse per cercare di evitare che il mondo paghi un immenso tributo di vite umane. La storia, però, si dipana su altre due piste. Attraverso Matilda Nichinsky, funzionario della sicurezza interna, siederemo nella stanza dei bottoni a Washington, monitorando il preoccupante scacchiere internazionale. Si teme che il virus sia stato creato dalla Russia, e anche la situazione in Medio Oriente sembra sul punto di esplodere. Attraverso la famiglia di Henry, invece, vivremo la vicenda dalla prospettiva dell’uomo comune americano: la quarantena, i negozi che chiudono, le code per i rifornimenti e il dilagare di notizie contraddittorie e fake-news…
Ora che abbiamo delineato a grandi linee la trama, chiariamo subito che Pandemia non è semplicemente “il libro giusto al momento giusto”, un caso editoriale montato ad hoc per cavalcare l’onda. Pandemia è a tutti gli effetti un gran bel romanzo, con una trama complessa e ricca di sottotesti. L’autore, infatti, è riuscito a intrecciare con l’incalzante susseguirsi degli eventi molti approfondimenti scientifici e storici che riguardano in primis la storia delle epidemie e le vaccinazioni, ma che abbracciano anche gli argomenti più disparati, dal Pizzagate ai virus informatici, con un interessante approfondimento sull’islam, dipinto, una volta tanto, senza i soliti luoghi comuni. Le parti più tecniche, lungi dal rompere il ritmo dell’azione, rendono la lettura interessante e stimolante, e rivelano la grande abilità giornalistica dell’autore.
Lawrence Wright, infatti, è in primo luogo un giornalista affermato, che ha vinto il premio Pulitzer con un’inchiesta sulle Torri Gemelle e l’11 settembre. Pandemia non è il suo primo passo nel mondo della fiction, in quanto in passato ha già sceneggiato il film Attacco al potere (1994) per la regia di Antoine Fuqua. Nei ringraziamenti, Wright racconta che l’input creativo per scrivere questa storia di contagio e apocalisse gli è venuta dal regista Ridley Scott.
In molti hanno visto in quest’opera di fiction una sorta di profezia rispetto alla pandemia del COVID-19, ma, come ha dichiarato lo stesso Wright in una recente intervista a Internazionale: “Non mi considero un profeta né particolarmente preveggente. Di solito noi giornalisti ci chiediamo ‘cosa è successo’. La nostra abilità consiste nell’andare a parlare con le persone, verificare i fatti che le riguardano e cercare di capirli a nostra volta, in modo da poterli spiegare ai nostri lettori. Il passo per arrivare a chiedersi ‘cosa potrebbe succedere’ è piuttosto breve”.
In sintesi, Pandemia è una storia avvincente, che coniuga il medical-thriller con la spy-story, accompagnando il lettore in posti che difficilmente potrebbe visitare da solo (dal ventre di un sottomarino fino a dietro le mura della Mecca) e con una grande verosimiglianza (anche se, fortunatamente, lo sviluppo del Covid è stato finora meno drammatico di quello del Kongoli raccontato nel libro).
Per chi volesse approfondire ulteriormente il tema, diventato di scottante attualità, suggeriamo anche il saggio Spillover di David Quammen, che in qualche modo è complementare a Pandemia di Wright: se quest’ultimo è un thriller che talvolta assume il respiro di un saggio, quello di Quammen è un saggio che si legge bene quasi quanto un thriller.
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