Franz J. Lunde, autore relativamente famoso, è nel pieno di quella che si potrebbe chiamare “sindrome della pagina bianca”: è ormai in ritardo con la consegna del suo nuovo romanzo all’editore, il tour letterario lo stressa anche a causa di alcuni episodi disturbanti che lo hanno colto alla sprovvista. Ma se proprio questi episodi potessero sbloccare la pagina bianca? Lunde si mette quindi all’opera su “Ultimi giorni e morte di uno scrittore “, ma dopo aver consegnato il manoscritto al proprio editor scompare nel nulla: una scomparsa incomprensibile perché… “A chi diavolo interessa uno scrittore scomparso, di questi tempi? Del resto non sono neanche molti quelli a cui interessano gli scrittori non scomparsi, o sbaglio?“.

Quando, meno di due settimane dopo si perdono le tracce di una nota poetessa, Maria Green, in circostanze analoghe, il caso comincia a sembrare più complesso: due persone appartenenti al mondo dell’editoria, che non si sa se siano scomparse di propria volontà o a seguito di un crimine, quale può essere il legame fra le due sparizioni? L’ispettore Barbotti si trova a dover indagare su un caso che si costruisce pian piano, mentre il mondo è alle prese con la prima ondata di Covid19 e lui stesso deve affrontare un momento di crisi con la sua compagna: è solo la terza scomparsa di un personaggio legato all’editoria – stavolta un temuto critico letterario – che porta alla svolta nelle indagini di una caso che assomiglia a una partita a scacchi.

Gli scacchi, per un occhio profano, sono per certi aspetti misteriosi. Gioco intellettuale e strategico, gioco di mascheramenti in cui molte mosse servono solo a nascondere l’obiettivo finale: scacco matto – che per alcuni significa “il re è morto”, per altri “cadere in un’imboscata” -, ovvero segnare un destino tragico tramute un gioco elegantemente gestito.

Forse questa può essere una chiave di lettura per Partita a scacchi sotto il vulcano, un noir che forse non è un buon noir ma che è comunque un buon romanzo: i tempi sono dilatati, in attesa di un delitto che sembra non arrivare mai, i capitoli si succedono come mosse su una scacchiera per formare un quadro generale che si compone solo alla fine e bisogna ammettere che questa struttura è piuttosto spiazzante.

Si apprezza il giorno intellettuale che alterna realtà e finzione – anche se a tratti realtà e finzione sembrano confondersi – ma questa costruzione al rallengtatore non appaga quella “sete di sangue” che è alla base di un thriller: l’esperimento è interessante, ma toglie tensione narrativa, che possiamo ritrovare realmente solo verso il finale che forse appare un po’ troppo fortunoso.

Eppure il libro è piacevole da leggere, merito di una scrittura che con leggerezza e ironia gioca con il lettore: Nesser scrive di uno scrittore che scrive di uno scrittore che a sua volta racconta della morte di uno di loro, e a mano a mano che la matrioska viene aperta si viene accompagnati attraverso il piccolo mondo chiuso dell’editoria, fatta di talento e piccole meschinità, ambizioni e compromessi.

La scrittura di Nesser si presta molto bene a questo tipo di racconto, e l’ispettore Barbotti è il perfetto accompagnatore in questo viaggio, umanissimo e vero con quella costante traccia di malinconia che lo rendono uno degli ispettori più interessanti nella narrativa di oggi: ma del resto Nesser ha, come punto di forza, proprio la costruzione dei personaggi che anche in questo caso sono raccontati anche nelle loro piccole miserie quotidiane, sempre con uno sguardo divertito e tollerante. Ed è un po’ questo che rende Partita a scacchi sotto il vulcano un libro che, nonostante tutto, vale la pena di leggere: per il senso di nostalgia come di qualcosa di morbido che è andato perso, per il nostro poterci riconoscere nelle ansie e nei dubbi di chi sente di vivere sotto il vulcano, senza sapere dove poter fuggire. Ma sempre con grazia e ironia.

Che dire? Alla prossima, Ispettore Barbarotti.

Håkan Nesser è nato nel 1950 a Kumla, in Svezia. Dopo aver insegnato lettere in un liceo, da anni si dedica esclusivamente alla scrittura. Autore prolifico, della serie dedicata all’ispettore italo-svedese Gunnar Barbarotti sono usciti: L’uomo senza un cane, Era tutta un’altra storia, L’uomo con due vite, L’uomo che odiava i martedì e Confessioni di una squartatrice.

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Articolo protocollato da Marina Belli

Lettrice accanita, appassionata di rugby e musica, preferisco – salvo rare eccezioni – la compagnia degli animali a quella degli umani. Consumatrice di serie TV crime e Sci Fy, scrittrice fallita di romanzi rosa per eccesso di cinismo e omicidi. Cittadina per necessità, aspiro a una vita semplice in montagna o nelle Highland scozzesi (a condizione che ci sia una buona connessione).

Marina Belli ha scritto 146 articoli:

Libri della serie "Ispettore Gunnar Barbarotti"

Partita a scacchi sotto il vulcano – Hakan Nesser

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