Una mattina qualunque, New York city. Quattro persone sullo stesso ascensore, quattro storie che si incrociano per una manciata di secondi in un ascensore che precipita.
Un incidente, per quanto tragico, è un evento casuale: ma se il giorno dopo, e il giorno dopo ancora, altri ascensori impazziscono in una metropoli fatta di grattacieli, allora il caso lascia il posto al caos.
Terrorismo interno, terrorismo Islamico, opera di un lupo solitario? E c’entra in qualche modo il cadavere trovato sulla High Line, a cui è stato sfigurato il volto e sono state mozzate tutte le dita? Le risposte andranno trovate prima che il Top of the Park, l’ultimo audace grattacielo della città, venga inaugurato il venerdì sera.
Nessuna città ha lo stesso fascino, per i lettori di gialli, come New York: New York è un luogo dello spirito, ancor prima che una metropoli. E ognuno ha le proprie immagini della città che non dorme mai, con i suoi taxi gialli, lo skyline conosciuto a memoria, i grattacieli proiettati verso il cielo.
Grattacieli, decine di grattacieli, e decine di ascensori.

Alzi la mano chi, anche tra i più razionali tra gli esseri umani, non sente un istintivo spasmo di apprensione quando l’ascensore su cui sta viaggiando non cigola, o sobbalza: è un istinto naturale, automaticamente si formano nella mente immagini di ascensori che precipitano o che restano bloccati per ore tra i piani di edifici deserti. Ringraziamo anche per questo L’ascensore (De Lift), film horror del 1983 del regista Dick Maas che tanto ha contribuito ad alimentare le nostre paure.
E su queste paure Linwood Barclay costruisce questo bel thriller (editore Nutrimenti; traduzione di Nicola Manuppelli) solido, incalzante, scritto in modo lineare con una scrittura semplice e diretta assolutamente godibile: perfetto per questa stagione, quando c’è bisogno di buttarsi alle spalle i mesi passati e c’è un po’ più di tempo per leggere.
Ci sono tante cose, in Paura Verticale: terroristi, suprematisti, detective della NYPD, scienziati russi, giornalisti d’assalto, politici forse corrotti o forse visionari. Potrebbero essere le premesse per un clamoroso epic fail, se non fosse che Barclay riesce con grande capacità narrativa a trovare un equilibrio tra tutti gli elementi, senza banalizzare e senza eccedere, nonostante tutto.

Paura verticale è un romanzo corale, con moltissimi personaggi: uno degli aspetti maggiormente apprezzabili è la capacità dell’autore di delinearli con precisione, anche quando si tratta di personaggi minori che compariranno giusto il tempo di un viaggio – mortale – in ascensore. Barclay ha il gusto per il dettaglio significativo, e questa abilità di condensare vite in poche righe rende particolarmente piene di tensione le pagine nelle quali vengono raccontati gli “incidenti”, nelle quali al senso di vuoto allo stomaco che immediatamente si genera pensando a un ascensore che inizia a precipitare si unisce l’ansia per il nostro eroe temporaneo, cosa non da poco per un romanzo che sulla paura verticale costruisce la sua struttura.
I protagonisti principali sono ben delineati, rappresentati in modo classico ma non stereotipato: che si tratti dei detective chiamati ad indagare sugli incidenti, che si tratti della reporter o del sindaco di New York, ciascuno di loro è riconoscibile come figura conosciuta in mille romanzi o film, ma raccontato attraverso alcuni tratti peculiari e del tutto credibili. Dove la trama spinge verso l’azione clamorosa, i protagonisti sono – in un certo senso – persone normali con i loro pregi e difetti, persino quando si parla dei potenziali attentatori.
Il risultato finale è un thriller interessante, assolutamente consigliato, che si legge con piacere per tutte le 500 pagine.

Linwood Barclay è nato negli Stati Uniti, ma è cresciuto e vive in Canada. Dopo una laurea in Lettere, ha iniziato a collaborare con varie testate giornalistiche, fino al 2008, quando si è ritirato per dedicarsi interamente al mestiere di scrittore. Senza dirsi addio è stato il suo romanzo d’esordio diventato velocemente un bestseller internazionale, cui sono seguiti altri romanzi di successo fino a quest’ultimo Paura Verticale.

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Paura verticale
  • Barclay, Linwood (Autore)

Articolo protocollato da Marina Belli

Lettrice accanita, appassionata di rugby e musica, preferisco – salvo rare eccezioni – la compagnia degli animali a quella degli umani. Consumatrice di serie TV crime e Sci Fy, scrittrice fallita di romanzi rosa per eccesso di cinismo e omicidi. Cittadina per necessità, aspiro a una vita semplice in montagna o nelle Highland scozzesi (a condizione che ci sia una buona connessione).

Marina Belli ha scritto 146 articoli: