Tappa in Danimarca, oggi, con la recensione di un romanzo da poco edito da Iperborea: Pensa un numero, giallo psicologico di Anders Bodelsen, scrittore vincitore di un Grand Prix de Littérature Policière (International) e considerato il maggiore rappresentante della corrente neorealista danese degli anni Sessanta.
Il romanzo in questione è datato proprio 1968 e da esso nel 1978 era stato tratto il film L’amico sconosciuto; era approdato in Italia nel 1971 con il titolo “Buon appetito Borck” nei Gialli Mondadori (n. 1174), prima di questa riedizione (con nuova traduzione) da parte di Iperborea.
La nostra opinione, se siete interessati, eccola qua:
Titolo: Pensa un numero
Autore: Anders Bodelsen
Editore: Edizioni Iperborea
Anno: 2012
Trama in sintesi
Piccolo-borghesi si nasce. Criminali si diventa. Una fredda sera di dicembre, nei sobborghi di Copenaghen, Flemming Borck, prima di lasciare lo sportello della banca dove lavora da lunghi, monotoni anni e tornare alla sua grigia vita da scapolo senza speranze, scopre in maniera del tutto casuale il piano di un rapinatore che da giorni fa la posta al suo sportello travestito da Babbo Natale. E se fosse l’occasione della sua vita? Quando arriva il fatidico momento, il cassiere non si fa trovare impreparato e grazie a un geniale stratagemma intasca il grosso del bottino. Né la banca, né la polizia, né i colleghi sospettano di essere stati raggirati dall’inedito malvivente, ma purtroppo Sorgenfrey, lo squilibrato rapinatore, sì. Scatta così una serrata caccia ai ladri tra doppi giochi e tripli inseguimenti, in cui Flemming, pericolosamente affiancato dall’interessata femme fatale Alice, scopre di aver superato un rischioso confine, e di non poter più tornare indietro.
Odio il Natale. Odio profondamente la sua falsa atmosfera festosa, e soprattutto odio soggiogarmi agli obblighi dettati dal consumismo. Per questo e solo per questo regalo a tutti dei libri. Anche a chi non li legge e con gran piacere, li regalo a chi li odia, così almeno capiscono, che a me dei loro patetici pensierini di Natale, non me ne frega un cazzo.
I libri li scelgo sempre di autori italiani, specialmente se non sono famosi e se la casa editrice è una medio piccola che fatica a restare a galla nei gorghi dei mostri americanizzati supermarket della cultura.
All’improvviso i miei occhi vedono un libro con la copertina di un accattivante verde azzurrato e soprattutto con un bello zampone di Babbo Natale disteso su un tavolo autoptico con la sua bella targhetta identificativa attaccata allo stivale. È di un certo Anders Bodelsen, danese, classe 1937. Il libro poi è del 1968 e il titolo Pensa un numero, non mi piace. In teoria incarna tutti i requisiti di una scelta che non avrei mai fatto, ma quel piedone morto di Babbo Natale è un’esca appetitosa. Il messaggio comunicativo che incarna il regalo fatto a chi detesto, e incontro solo a Natale è veramente troppo bello. Mi decido. Compro tutte e sei le copie a disposizione, ma una la tengo per me.
Speravo leggere di Babbi Natali morti ammazzati, torturati nel peggior modo possibile e invece non ce n’é manco uno ucciso, anzi mi capita pure di affezionarmi all’unico presente nel romanzo perché non è come tutti gli altri. È speciale. È unico, pensate che va in banca tutto vestito di rosso, con un bel barbone bianco e al cassiere passa un foglio di carta con su scritto: QUELLO CHE HO IN TASCA E’ UNA PISTOLA. DAMMI TUTTO IL DENARO CHE HAI IN CASSA SENZA ATTIRARE L’ATTENZIONE. Ora ditemi voi come faccio a non amare questo meraviglioso Babbo Natale. Ma c’è anche di più. Il cassiere della banca, un tale anonimo e insignificante essere umano, che corrisponde al nome di Borck, intuisce della rapina e pensa bene di fottere lo stesso ladro e soprattutto, la sua banca.
Il mix è senza dubbio originale. I suoi personaggi credibili e ricchi di un tratteggio psicologico magistrale. L’azione non c’è perché incentrata nella conservazione e successiva spendita del danaro, senza alterare il ritmo di vita per non destare sospetti, dove tutto scorre inesorabile e lento verso una soluzione finale con un colpo di scena davvero paradossale.
Il libro è godibile. Ben curato nelle atmosfere del mio caro aborrito clima natalizio e ottimamente congegnato nella trama. Bork con i suoi inutili colleghi e gli altri personaggi dell’opera, sono descritti con un umorismo raffinato e introspettivo davvero degno di nota.
La mancanza dell’azione, o meglio, della doverosa tensione, che è l’elemento principe della letteratura del genere, è proprio la sua inusuale e assurda forza del romanzo. L’interesse nella lettura non viene mai meno e canalizza il lettore, con lentezza verso la soluzione finale.
Pensa un numero, me lo sono bevuto in un giorno. Divertendomi. Anders Bodelsen è senza dubbio un grande scrittore e mi è maledettamente dispiaciuto di aver regalato un libro così bello a chi di sicuro non lo leggerà mai….ma così è la vita. Al momento ve lo consiglio.
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