È cosa comune dire che con l’età e la vecchiaia si tende a peggiorare o ad esaltare certi aspetti del proprio carattere, tanto da stancare persino le persone che si hanno accanto e che ci vogliono bene, ma non è proprio quello che è capitato al personaggio di Vergy, inventato dalla penna di Claudio Vergnani, il perché ve lo spieghiamo subito: in “Per ironia della morte” edito da Nero Cafè, ritroviamo l’ex militare dieci anni prima che sia consumato dalla vita stessa e che possa vivere le stravaganti e un po’ macabre avventure che hanno composto la trilogia di Vergnani, quelle per intenderci che vedevano i vampiri i nuovi cattivi della società (di recente I vivi, i morti e gli altri, editore Gargoyle).
In questo prequel, che dovrebbe anticipare una conoscenza più approfondita del personaggio stesso e viverlo in tutta la sua interezza, le peculiarità di Vergy sembrano troppo calcate, (forse l’autore si è fatto prendere la mano?) perché l’ex militare risulta essere un rozzo che forse in tempi migliori ha pure conosciuto una certa disciplina, ma che con il tempo sembra aver dimenticato. Ne è la prova la facilità con cui fa a botte anche per futili motivi e il linguaggio da cane sciolto che utilizza in presenza di chiunque si trovi davanti, non fa che evidenziare il suo caratteraccio, un cercare a tutti i costi l’originalità senza in definitiva trovarla. Abbiamo capito che Vergy è un duro, che non è capace di andare per il sottile, che lui può dove gli altri per codardia o incapacità non arrivano, però non si può essere tutto questo senza risultare un po’ spocchiosi, pieni di sé e a volte anche un tantino antipatici. Una commistione che coesiste a fatica nella medesima persona è l’arroganza e la brutalità abbinati a una profonda cultura che emerge tra insulti ed elucubrazioni che Vergy rivolge ora ai propri aguzzini, e nel momento successivo alle sue prede.
Chi è alla fine il cattivo?
Gli uomini che l’ex militare si troverà davanti per liberare una ragazza finita in un giro di prostituzione e pornografia, i due scagnozzi che lo derubano di notte nel parco, o il personaggio più enigmatico fra tutti, Dongo? Difficile dare una linearità a questo nuovo romanzo, perché pur essendo scritto come Vergnani ci ha abituato e senza mancare di un pizzico di ironia, ci sono davvero troppe situazioni che nascono dal nulla e che sembra dal nulla debbano ritornare. Se vi piacciono gli hard boiled, un po’ splatter, un po’ pulp e non vi intimidite di fronte a scene di violenza gratuita dove parolacce e sesso interrompono la sequela narrativa, allora questo romanzo fa per voi. Ma anche per chi ama i testi non ‘canonici’ troverà in questa avventura fuori dall’ordinario un piacevole passatempo. Vi ricordate la scena di Pulp Fiction in cui Mia Wallace interpretata da Uma Thurman diceva “Perché sentiamo la necessità di chiacchierare di puttanate, per sentirci più a nostro agio?” Questo sembra proprio il mood del romanzo.
Insomma, se non lo avete capito, Vergy è migliorato con l’età, tanto da sembrare più vero addirittura quando lotta con i vampiri che con i cattivi della laguna di Venezia. Tuttavia per come la si voglia vedere Claudio Vergnani merita di essere letto perché riesce ad uscire dall’ordinario letterario italiano e fa ben sperare in opere che potranno lasciare il segno.
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