Preceduto dal breve prequel La compagnia della morte, da qualche giorno è in libreria il nuovo romanzo di Alfredo Colitto dal titolo Peste (edito da Piemme).
Si tratta di un giallo storico ambientato nella Napoli di metà 1600 con protagonista il pittore Sebastiano Filieri, conosciuto proprio ne La compagnia della morte. Sebastiano è un uomo disilluso e solo, che si aggrappa alla sua arte disperatamente: unica àncora che gli sia rimasta dopo aver perso famiglia e ideali durante l’infruttuosa rivolta di Masaniello.
A riportarlo a combattere per la sua patria potrebbe però essere Cecilia, la ragazza che dopo essersi esibita con la sua famiglia di saltimbanchi a palazzo Guzmán, ha assistito senza volerlo a un incontro segreto. Il conte Guzmán che tramava con un altro uomo per dar il via a una congiura finalizzata a riportare Napoli nelle mani dei francesi. Pur non sapendone molto di politica, per la giovane non è stato difficile immaginare la gravità di quanto ha sentito. E a testimoniarlo è l’atroce massacro della sua famiglia per mano di tre sicari. Lei sola è sfuggita alla morte, grazie proprio all’intervento di Sebastiano, che ora potrebbe battersi di nuovo per i valori che un tempo facevano da faro nella sua esistenza. Ma a incombere su Napoli c’è un nemico di dimensioni ancor più grandi della Francia. In città, infatti, sta arrivando la Peste…
Tratto dal sito di Piemme, vi riportiamo un estratto del primo capitolo (scaricabile qui in PDF).
Il sole era sorto già da un’ora, ma la fl otta francese alla fonda nel Mediterraneo era immersa nel grigio. In basso, acqua color piombo in tutte le direzioni. Intorno, un’aria senza vento, striata da una pioggia fi nissima. Sul ponte di poppa dell’ammiraglia, Enrico II di Lorena, duca di Guisa, conte d’Eau e principe di Joinville, fi ssava incredulo attraverso i tubi di cuoio del cannocchiale la fi la di vele bianche comparse all’orizzonte di quel mondo ovattato. Si aspettava resistenza, naturalmente, ma non così presto, e non da quella direzione.
Scosse la pioggia che gocciolava dalle falde del cappello piumato e accettò con indifferenza l’offerta di un mantello di tela cerata, che un marinaio gli drappeggiò sulle spalle. Tutta la sua attenzione era concentrata sulle navi. Nel giorno in cui sperava di celebrare il suo trionfo defi nitivo sulla città di Napoli, l’impresa rischiava di fallire prima ancora di cominciare. Sette anni prima, nel 1647, i napoletani gli avevano offerto la guida della traballante repubblica nata dopo la rivolta di Masaniello. Enrico aveva visto l’opportunità di riportare il regno di Napoli sotto il dominio della Francia e in particolare della sua famiglia, e aveva accettato. Ma in patria il potente cardinale Mazarino non l’aveva appoggiato. A Napoli il popolo aveva cominciato presto a diffi dare di lui, ed Enrico si era ritrovato solo. Quando alla fi ne gli spagnoli avevano riconquistato la città lo avevano arrestato. Dopo anni di prigionia dorata a Capua, a Gaeta e in Spagna, l’anno prima Enrico di Guisa era fi nalmente tornato in Francia, solo per rendersi conto che tutti a corte ridevano alle sue spalle. Dopo essersi abbassato a dirigere una repubblica fondata da popolani, si diceva a Parigi, non era neppure riuscito a tenersi il posto, ma si era fatto destituire e arrestare.
Così era maturata in lui l’idea di conquistare Napoli con un attacco dal mare, violento e inaspettato. Sarebbe stata la sua rivincita, sui napoletani e sugli spagnoli.
Udì un rumore di passi alle sue spalle. «Siamo stati traditi» disse, continuando a fissare il mare.
Ti è piaciuto l'articolo? Iscriviti alla newsletter
Inserisci la tua email e riceverai comodamente tutti i nostri aggiornamenti con le novità, le anticipazioni e molto altro.
Compra su Amazon
- Colitto, Alfredo (Autore)