Oggi qui al Thriller Cafè, pur senza sambuca, proponiamo la Mosca, quella di Alexandra Marinina, incontrastata zarina del thriller made in Russia.
Titolo: Prede innocenti
Autore: Alexandra Marinina
Editore: Piemme
Anno di pubblicazione: 2004
ISBN: 9788838482960
Pagine: 478
Prezzo: € 4,90
Trama in sintesi:
La morte per overdose di nove ragazzi, tutti accomunati da marcati tratti semiti, scuote la Russia. Non c’è movente, non ci sono indizi. Per l’ispettore di polizia Anastasija Kamenskaja inizia una corsa contro il tempo per trovare il colpevole, prima che colpisca ancora, prima che la stampa insorga contro l’inettitudine della polizia. Le indagini si concentrano su un quartiere residenziale alla periferia di Mosca, dove Anastasija ritrova un vecchio amore, Vladimir Solovjov, ricco e famoso traduttore dal giapponese. Qualcosa di oscuro avvolge la vita solitaria dell’uomo, ormai ridotto su una sedia a rotelle. E mentre l’assassino dei ragazzini continua a colpire, la reclusione dorata di Solovjov si tinge di rosso…
(Dalla quarta di copertina)
Ho comprato questo libro in un’edicola di ritorno dalle vacanze, giusto per ingannare il tempo durante il viaggio in treno che mi aspettava, essendo rimasto a corto di letture.
Le mie vacanze sono finite l’11 agosto; il romanzo l’ho terminato due settimane dopo: fate un po’ voi…
Sarà che sono un amante delle trame articolate e dei colpi di scena, dell’uso sapiente della suspense, della scrittura incisiva, e che in questo “Prede innocenti” ho trovato ben poco di tutto, ma veramente la lettura non mi ha entusiasmato. Purtroppo, a mio modo di vedere la storia si sviluppa eccessivamente attorno al rapporto tra la Kamenskaja e la sua vecchia fiamma Vladimir Solovjov, e questo nonostante l’ottima conoscenza delle procedure investigative e degli ambienti criminali che l’autrice dimostra di avere (e non potrebbe essere altrimenti, dato che la Marinina è sposata con un poliziotto, è stata tenente colonnello della Milizia e ha lavorato come criminologa presso il ministero dell’Interno russo). Per lunghi tratti, quindi, pare di leggere quasi un romanzo rosa, con la protagonista che s’interroga sui suoi reali sentimenti per un uomo, adesso paralitico, che tempo prima l’aveva sedotta senza amarla e l’aveva fatta soffrire. E mentre i due sono impegnati in un questo balletto di dubbi e ricordi, l’intreccio – poco intrecciato – si dipana con la stessa lentezza di un bradipo che si stiracchia. La parte più interessante, almeno per me che mi diletto a scrivere, forse è quella della trama secondaria, che si muove nel mondo dell’editoria russa e propone la – chissà, forse non tanto inverosimile – storia di un autore giapponese con delle grandi idee e uno stile pietoso che diventa famoso solo all’estero grazie al suo traduttore che gli riscrive cristianamente i romanzi. Per il resto, ben poca tensione o senso d’attesa, presupposti fondamentali per un thriller. Epitaffio: se questo libro nella vostra biblioteca manca, state tranquilli, non vi perdete granché.
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