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Pulsione nera di Deadly LukaDeadly Luka ha recentemente pubblicato presso Edizioni Youcanprint Pulsione nera, un noir a tinte fosche e cupissime che prende ispirazione dagli omicidi del 1981 compiuti dal Mostro di Firenze per scagliare il protagonista in una dimensione d’incubo, nella quale dovrà allo stesso tempo confrontarsi con una rete di violenza e perversione e con i fantasmi e le trappole del suo vissuto personale e del passato.

Per narrare quel che accade in Pulsione nera Deadly Luka ha scelto di frammentare i punti di vista, privilegiando l’alternanza di capitoli nei quali il protagonista, un giovane cronista, narra in prima persona quel che sta vivendo e pensando, con altri capitoli che offrono la visione e percezione dell’assassino. A completare, troviamo anche vari estratti contenenti articoli di giornale dell’epoca, creati all’uopo dall’autore.

Sia il momento storico scelto come cornice per il narrato che i principali punto di riferimento letterari menzionati dallo scrittore contribuiscono alla sensazione di trovarci di fronte a un romanzo cruento e spietato, che non risparmierà allo spettatore alcune scene non adatte ai palati più delicati e sensibili.

Due tetralogie fondamentali quali Red Riding Quartet di David Peace e il quartetto di romanzi di Los Angeles di James Ellroy sono le ispirazioni letterarie principali per Deadly Luka, mentre per quanto riguarda l’immaginario visuale e cinematografico l’autore ha pescato nella filmografia thrilling/erotica italiana degli anni Settanta.

Il frame cronologico prescelto per le vicende di Pulsione nera è il giugno 1981, con un’Italia colpita da vari eventi tragici quali l’attentato a Wojtyla, la caduta nel pozzo di Alfredino Rampi e, dato centrale, il primo duplice delitto del Mostro in quell’anno.
Viste simili premesse, andiamo ora a dare uno sguardo alla trama di Pulsione nera.

Il protagonista, del quale non viene svelato il nome, è da poco tempo apprendista giornalista e sta cercando di superare un passato fatto di tossicodipendenza. Lo sta facendo con il mestiere ereditato dal padre, che è spirato in seguito a una lunga malattia, e con l’aiuto di Mauro Ferri, che è stato amico del padre e ora cerca di insegnargli le basi del lavoro.

A cercare di tenerlo sulla giusta via c’è anche una relazione con una infermiera, Isabella, ma è difficile comunque mettersi alle spalle un passato di eroina che continua ad assillarlo, in particolare il ricordo della fidanzata del tempo, morta per overdose in uno stabile abbandonato, ad Amsterdam.

Suo nuovo incarico, a inizio giugno 1981, è un duplice caso di omicidio che ha sconvolto la donna. Cominciando a indagare, il giornalista si imbatterà in un mondo segreto, composto da guardoni e spioni, da travestiti e prostitute. In questo viaggio il protagonista incontrerà anche una medium-sensitiva che, oltre a contribuire alle indagini, potrebbe anche essere la chiave per riuscire a sconfiggere gli incubi del passato, ma la donna verrà strangolata poco dopo l’arresto di un voyeur: la situazione del protagonista si complicherà, fra poliziotti ricattatori, donne di vita e tentativi di rapina, fino a quando…

E infine, per darvi un assaggio dello stile dell’autore, eccovi un estratto dal secondo capitolo di Pulsione nera, che mostra come Deadly Luka abbia cominciato a premere sull’acceleratore fin dalle prime pagine del suo romanzo.

Solo quando raggiungo anch’io il maresciallo riesco a vedere. Il vetro del finestrino lato guidatore è frantumato. Seduto al posto di guida, un ragazzo sui venticinque anni, la barba leggermente incolta, i capelli ricci folti e neri. Ha il volto esangue e sembra addormentato.
-Avvicinati, guarda -. Ferri mi indica un piccolo foro scuro sulla tempia sinistra del ragazzo: una piccola bocca nera, una cavità di morte che si allarga man mano che i miei occhi si avvicinano ed è come se mi chiamasse. Basterebbe lasciarmi andare, annegare dentro il buio che spegne ogni vita, per non essere più qua e adesso.

Accanto all’auto una borsetta marrone, aperta, alcuni oggetti che non riesco a mettere a fuoco sparsi sul terreno.
Ci basta fare una decina di passi per trovare la ragazza. Giace sull’erba con una collanina di perle tra le labbra, in fondo al terrapieno su cui scorre la stradina. Lei con il braccio destro disteso e quello sinistro sotto il corpo.
Lei che ha la camicetta sollevata e strappata, i pantaloni e le mutande tagliati di netto sul davanti. Lei che con quegli occhi azzurri spalancati non può più vederci, né vedere il cielo di un nitore abbacinante e questo sole impietoso che, come un riflettore, la mostra a noi che siamo i testimoni della sua morte, imprigionati in una cornice, dentro una cartolina della bella campagna fiorentina, circondati dal silenzio dei cipressi e degli ulivi.

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