Pulvis et umbra di Antonio ManziniCon Pulvis et umbra Sellerio Editore, a distanza di un anno, ci offre l’atteso seguito di quel che Antonio Manzini aveva riservato a Rocco Schiavone in 7-7-2007.
In una estate 2017 già più che mai ricca di offerte thriller, gialle, poliziesche e noir, il ritorno del vicequestore romano trapiantato ad Aosta è davvero ciliegina sulla torta e sono in molti i fan che si gusteranno questo romanzo fra mari e monti.

Prima di Pulvis et umbra, però… Prima dovremmo in qualche modo riuscire a cancellare il Rocco Schiavone televisivo. Non fraintendetemi, non c’è nulla che non vada in quel personaggio, anzi, ma, prendendo rozzamente a prestito qualche immagine dalla fisica, è come se far apparire Rocco in tv avesse fatto collassare vari possibili universi in uno solo, imposto.

Esiste un Rocco Schiavone per ogni lettore, ognuno di noi seguendo le sue vicissitudini di romanzo in romanzo si è costruito una immagine ben precisa che, in questo caso più che in tanti altri, sarebbe meglio rimanesse viva e attiva, senza interferenze “esterne” che, per forza di cose, sono destinate a limitare e costringere il personaggio.

7-7-2007 ci ha lasciato con uno Schiavone stretto fra la tenaglia rappresentata da un lato da Enzo Baiocchi, responsabile della morte di Adele, in fuga e dall’altro lato da sospetti e pressioni esercitati dai più alti vertici della polizia: cerchiamo di scoprire cosa ci riserva Antonio Manzini in Pulvis et umbra.

Rocco Schiavone non sopporta granché bene il clima di sospetto creatosi nelle alte sfere delle forze dell’ordine e reagisce a modo suo, perdendo interesse nelle attività della questura di Aosta. Ma le acque della Dora restituiscono il corpo di un transessuale e bisogna mettersi al lavoro per cercare di scoprire cosa sia accaduto.

E la prima, obbligata mossa dell’indagine porta già a una grande sorpresa: la perquisizione dell’abitazione del morto rivela un appartamento completamente spoglio, privo di mobili o qualsiasi tipo di effetto personale. Qualcuno ha svuotato l’appartamento con molta cura ma è ben difficile capire chi sia stato: l’intero stabile appartiene a un singolo, inquietante proprietario e i vari inquilini o non si sono accorti di nulla o, più probabilmente, fingono di non aver notato alcun movimento sospetto.

Insospettito dalla diffusa volontà di archiviare il caso, Rocco comincia a indagare più a fondo, ignorando superiori e procedure, ma è anche distratto dal pensiero di un Enzo Baiocchi ancora in fuga, sulle cui piste c’è l’amico Sebastiano, evidentemente assetato di vendetta.

Diviso e torturato, Schiavone non sembra in grado di reggere alla doppia pressione, senza contare che lo attende una sorpresa tanto terribile quanto sconvolgente.

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Articolo protocollato da Elvezio Sciallis

Elvezio Sciallis è stato uno dei più attenti e profondi conoscitori di narrativa e cinema di genere horror. Ha collaborato per molti anni con La Tela Nera e con Thriller Café prima della sua tragica scomparsa nel maggio 2019.

Elvezio Sciallis ha scritto 243 articoli: