“Quando nessuno guarda” è il primo romanzo tradotto in italiano di Alyssa Cole, autrice americana che vanta al suo attivo una serie piuttosto lunga di opere di varia natura, con qualche incursione molto personale nei territori del thriller. Devo dire che HarperCollins, che ha fatto tradurre da Sara Caraffini questo lavoro (complimenti per la brillante traduzione), ci ha fatto una piacevole sorpresa, perché “Quando nessuno guarda” è un gran bel romanzo.
Siamo a Brooklyn, nell’immaginaria Gifford Place, dove si sta svolgendo un tour organizzato che mostra a turisti e locali le bellezze del quartiere. Ma a Sydney Greene, che un po’ per caso si è unita al gruppo, non piace molto la spiegazione della guida. Perché secondo lei c’è poco rispetto per la vera storia di Brooklyn e il tutto pare essere finalizzato più a un’operazione commerciale a vantaggio delle agenzie immobiliari, che non alla crescita della cultura del luogo. A ben guardare, non è solo il tour che non soddisfa Sydney, ma tutta una serie di eventi accaduti negli ultimi mesi non l’hanno convinta più di tanto. Sono le nuove famiglie bianche che sono arrivate a Gifford Place, insieme al progetto di insediamento della VerenTech (multinazionale farmaceutica) a Brooklyn e alle nuove catene commerciali che stanno invadendo la zona, cacciando gli abitanti originari, neri e poveri. E questa è solo la punta dell’iceberg, perché altri strani fenomeni, che Sydney scoprirà grazie alla sua curiosità, le faranno nascere sospetti. Gifford Place è presa d’assalto e Sydney non può sottrarsi alla sua difesa, costi quel che costi.
“Quando nessuno guarda” è un romanzo non convenzionale. Non ci sono omicidi, indagini e colpevoli chiaramente identificati, non c’è una trama che si sviluppa. C’è piuttosto un viaggio che Sydney compie in un luogo che parte come luogo fisico, una piazza di Brooklyn, ma finisce per essere un teatro surreale e visionario, nel quale si compie una battaglia paradigmatica contro il potere. Ed è al tempo stesso un manifesto contro il disimpegno. Contro tutti coloro che pensano che non valga la pena di spendere le proprie energie per difendere i valori in cui si crede e i luoghi nei quali si è cresciuti. Un’opera che ci porta a vedere il lato oscuro della gentrificazione, facendoci chiedere se il recupero di zone disagiate e fatiscenti non nasconda anche la cancellazione di culture pre-esistenti, degne di rispetto e considerazione.
Alyssa Cole ci racconta queste cose con una struttura narrativa originale, un ritmo incalzante, un finale mozzafiato, in un crescendo di colpi di scena che riesce a farci rimanere attaccati al racconto. Sceglie due personaggi protagonisti: Sydney appunto, ragazza nera con radici a Brooklyn, trascinatrice della comunità di Gifford Place e Theo, bianco che arriva con la nuova ondata di “razziatori”, ma che in breve tempo capisce quali sono i trucchi dietro l’operazione immobiliare e acquisisce una “coscienza di comunità”, che lo porta a lottare al fianco di Sydney.
“Quando nessuno guarda” è un romanzo di strada, violento e radicale, anche se stilisticamente sofisticato e per nulla autocompiacente, mai volgare. Un inno alla autodeterminazione e alla ribellione. Non una rivolta fine a sé stessa, ma una lotta per la liberazione degli oppressi. Senza orizzonti paradisiaci, senza riscatto e redenzione. Ci lascia alcuni messaggi e amari e fastidiosi. Noi siamo i bianchi conquistatori, non abbiamo mai fatto veramente i conti con le civiltà che abbiamo sterminato e ancora oggi usiamo gli strumenti del potere per lavarci la coscienza.
Un libro scomodo, ma necessario, che mi ha fatto tornare in mente una vecchia canzone, che in fondo è brillantemente riassunta nel titolo di questo libro. Non dobbiamo e non possiamo rimuovere, né dimenticare, perché anche se noi ci crediamo assolti, siamo per sempre coinvolti.
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