Fine anni Ottanta, Casalforte (un piccolo paese in provincia di Torino).

Eric Delarue, ricco imprenditore, viene colpito sulla soglia di casa da un proiettile che lo centra alla testa. Chi può essere quell’uomo incappucciato che, dopo il fattaccio, sparisce nel nulla?

Di primo acchito, parrebbe non esserci alcun movente perché Delarue, sposato con una ricca donna dell’alta borghesia, era amato da tutti: amici, dipendenti e conoscenti. L’uomo, bello come un attore, veniva soprannominato Julio Iglesias per la sua incredibile somiglianza con il cantante spagnolo.

«- Cazzo, ma è uguale a…- dice Arcadipane ispezionando la più vicina, – come si chiama?-

-Julio Iglesias-, dice il carabiniere rimasto sull’uscio, forse per tenere d’occhio Bramard.

-Julio Iglesias-, scuote la testa Arcadipane per dire l’eccezionalità della somiglianza,- la stessa  

faccia, il sorriso poi. Anche i capelli! Due gocce d’acqua.»

Un’indagine che parte in salita vista l’assenza di indizi e testimoni, fino a quando non arriva la rivendicazione di uno sconosciuto gruppo terroristico che sembra convincere le alte sfere della polizia e, soprattutto, i capi della società per cui Delarue lavorava, desiderosi di chiudere in fretta la faccenda.

Ma il commissario Corso Bramard non è affatto convinto che questa sia la pista giusta. Mal tollerato dai superiori per le sue numerose insubordinazioni, Bramard vive anche un periodo piuttosto complicato perché non riesce, o forse non vuole, uscire dal tunnel dell’alcol.

Il fidato ispettore Vincenzo Arcadipane, che più volte ha dovuto andare a recuperarlo nelle “piole” e nelle bettole torinesi per riportarlo sbronzo a casa, non è sicuro che il commissario abbia ragione, ma lo seguirà, un po’ “alla cieca”, in questa indagine sotterranea consapevole che “i vertici” non debbano essere informati.

«Arcadipane non ha la minima idea di dove Bramard voglia andare a parare, ma ha imparato che se

non sei capace di portare la barca, è inutile cercare di capire cosa cazzo fa con quelle corde chi guida. Tanto vale godersi il vento e la velocità, specialmente se chi sta al timone da qualche parte ti ha sempre fatto arrivare.»

A bordo dell’inseparabile Quadrifoglio Verde (l’Alfa 33 metallizzata di Arcadipane) i due poliziotti incastreranno a una a una le tessere di un mosaico che permetterà loro di ricostruire il crimine scoperchiando il vaso di Pandora fatto di segreti, vizi e depravazioni indicibili. Il tutto, ovviamente, nascosto sotto il tappeto del salotto buono dell’alta borghesia piemontese.

Requiem di provincia è da considerarsi il prequel della quadrilogia finora pubblicata con protagonisti i mitici Bramard e Arcadipane. Amo da sempre la prosa di Davide Longo perché in grado di essere nel contempo sia poetica che ruvida. Adoro, in particolare, i suoi superbi dialoghi perché incredibilmente ironici, ficcanti e quasi sempre “a schiaffo”.

L’ambientazione è quella di Torino e della sua provincia, a fine anni ‘80, quando le fabbriche diventavano, grazie a dirigenti “illuminati” che organizzavano family day, polisportive aziendali e gite per i dipendenti, un vero fulcro di aggregazione per la comunità.

Arcadipane e Bramard, che già avevo conosciuto nelle pubblicazioni precedenti, sono qui agli albori quando il primo è ancora ispettore indeciso se laurearsi per poi fare carriera e il secondo è ancora commissario, ma la stanchezza e il desiderio di cambiar vita e di dedicarsi forse all’insegnamento è sempre più imperante.

Anche qui, come nei precedenti romanzi, trapela quell’amarezza sotterranea che scava nel profondo lasciando fino all’ultimo momento un retrogusto malinconico come la pioggerella incessante che martella il ponte della Gran Madre in uno dei giorni più tristi per Bramard.

Al termine della lettura, posso dire che Requiem di provincia è quasi la “cartina di tornasole” di tutta la serie perché, anche se si pone cronologicamente all’inizio del tutto, permette di chiudere il cerchio e fa sì che tutti i tasselli vadano al loro posto.

Fantastico come i precedenti!

Davide Longo

Davide Longo è nato a Carmagnola nel 1971 e vive a Torino. Tra i suoi romanzi ricordiamo Un mattino a Irgalem (Marcos y Marcos 2001, Feltrinelli 2019), Il mangiatore di pietre (Marcos y Marcos 2004, Feltrinelli 2016), L’uomo verticale (Fandango 2010, Einaudi 2022).La serie con protagonisti Vincenzo Arcadipane e Corso Bramard, che ha riscosso un grande successo di pubblico e critica, comprende finora Il caso Bramard (Feltrinelli 2014, Einaudi 2021), Le bestie giovani (Feltrinelli 2018 con il titolo Così giocano le bestie giovani, Einaudi 2021), Una rabbia semplice (Einaudi 2021), La vita paga il sabato (2022) e Requiem di provincia (2023).

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Requiem di provincia
  • Longo, Davide (Autore)

Articolo protocollato da Luisa Ferrero

Mi chiamo Luisa Ferrero, sono nata a Torino e vivo a Torino. Dopo una laurea in Materie Letterarie ho ricoperto il ruolo, per tre anni, di assistente ricercatore presso l’Università degli Studi di Torino e ho poi, successivamente, insegnato nella scuola per oltre trent’anni. Divoro libri di ogni genere anche se ho una predilezione per i gialli, i thriller e i noir. Le altre mie passioni sono: il cinema, il teatro, il mare, la mia gatta e la compagnia degli amici... Di recente mi sono approcciata anche alla scrittura partecipando a numerosi corsi di scrittura creativa. Il mio racconto giallo "Un, due, tre… stella!" è stato inserito nell’antologia crime "Dieci piccoli colpi di lama" - Morellini Editore (luglio 2022) e il mio romanzo d’esordio "Cicatrici", finalista alla quinta edizione del concorso "1 giallo x 1000", è stato pubblicato il 31 marzo 2023 da 0111 Edizioni. Ah, dimenticavo... dal 2016 sono non vedente ma questo, in realtà, non è un problema in quanto per dirla come Antoine de Saint-Exupéry "l’essenziale è invisibile agli occhi".

Luisa Ferrero ha scritto 121 articoli:

Libri della serie "Bramard e Arcadipane"

Requiem di provincia – Davide Longo

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Una rabbia semplice – Davide Longo

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Vincenzo Arcadipane, separato, padre distratto, munito di un cane a tre sole zampe di nome Trepet e afflitto da una insolita dipendenza per i sucai (sciolti, però – andate pure a controllare voi cosa siano), […]