![Resolution - Irvine Welsh](https://www.thrillercafe.it/wp-content/uploads/2025/01/resolution-661x1024.jpg)
Fin dal suo primo romanzo Irvine Welsh si rivela un autore di rottura con il passato. Non a caso “Trainspotting“, una volta pubblicato, attira non solo l’attenzione degli editori, ma anche quella del regista Danny Boyle che lo trasforma in un film di culto, la cui carica dirompente ed eversiva non si è spenta nemmeno a più di trent’anni dall’uscita.
Irvine Welsh negli anni settanta, abbandonata la nativa Edimburgo per Londra, è stato lui stesso uno dei personaggi di Trainspotting: un punk e un ribelle consumatore di alcool e droghe. Nonostante abbia lasciato la residenza scozzese per questioni fiscali, andando a vivere prima in Irlanda (dove gli scrittori non pagavano tasse) e poi a Miami, non ha mai dimenticato la sua città natale, sempre presente nel suo cuore e nelle sue opere. Non a caso Welsh è stato ed è uno dei più fedeli sostenitori della causa dell’indipendentismo scozzese dalla Gran Bretagna.
Anche se nel tempo i suoi romanzi si sono evoluti e i tossici allo sbando, gli alcolizzati e i disadattati di Trainspotting hanno lasciato il posto a detectives come Ray Lennox, che sembrano ben inseriti nella comunità, che hanno sostituito l’alcol e le droghe con pinte di birra leggera, che alla violenza preferiscono le lezioni di kick boxing, che si sono lasciati alle spalle relazioni tossiche e ora flirtano con giovani donne belle e istruite, nel profondo la natura selvaggia che informava Trainspotting è sempre presente nei romanzi e nei personaggi di Irvin Welsh, tormentandoli.
Soprattutto, Ray Lennox è uno che non è mai venuto a patti con il proprio passato, con i traumi della propria infanzia, con il tarlo che lo divora dentro e continua a straziarlo, anche quando Edimburgo, il lavoro da poliziotto e la sua famiglia disfunzionale sono molto distanti.
Ma Edimburgo e il tunnel da cui è fuggito terrorizzato quarant’anni prima non sono mai davvero lontani, nemmeno ora, che vive al Sud, e le finestre della sua casa si affacciano sulla Manica. Nel portafogli Ray conserva sempre l’abbonamento alle partite della squadra del cuore e ogni volta che può corre a Gatwick, salta su un aereo e ritorna da una madre che ha tradito lui e suo padre, da una sorella lesbica e in carriera, da un fratello bastardo che è la versione ripulita degli alcolisti tossici e disadattati di Trainspotting.
La trama è incalzante e per alcuni versi ti spiazza. “Resolution” inizia quasi come un rosa erotico. La nuova ragazza di Ray vuole provare sesso estremo, e decide di iniziare la sperimentazione con una bella ammucchiata a cui parteciperà la sua amica del cuore con l’attempato e ricchissimo fidanzato: Mathew Cardingworth. Qualcosa, però, non funziona all’inizio della serata e il sesso a quattro va a farsi benedire. Sembra un problema legato al senso morale dei due uomini, ma non è così. La verità è che a quarant’anni di distanza Ray ha riconosciuto nell’uomo con cui dovrebbe condividere le donne uno dei bastardi che l’ha aggredito nel tunnel quando aveva solo undici anni.
Da questo momento in poi inizia piano piano la discesa nelle tenebre di Ray Lennox che torna a essere il ragazzo e l’uomo devastato nell’anima e nel corpo che era a Edimburgo. Non ti liberi mai del tuo passato, per quanto lontano tu possa fuggire. Non bastano la bella casa a Brighton, la nuova vita elegante, i soldi del lavoro che l’ex collega George gli ha procurato, per dimenticare. Ray è il segugio di sempre, lo sbirro che ha passato la vita a dare la caccia a pedofili, stupratori seriali e assassini di bambini indifesi. E nella sua discesa all’inferno, l’alcol, la droga e il dolore fisico gli fanno compagnia, insieme al fratellastro Stuart, tossico, alcolizzato, sbandato, nullafacente, sessualmente instabile, che la sorella Jakie gli sbologna.
La scrittura segue la discesa agli inferi della trama. Dura e sboccata, per riprodurne lo slang il povero traduttore è costretto, di tanto in tanto, a inventarsi anche improbabili neologismi.
Nel corso del racconto i personaggi cambiano. Se all’inizio è la sensuale Carmel a dominare la scena, la donna viene messa ai margini quando i demoni più spietati di Lennox prendono forma in un’allucinante spirale di rabbia e violenza. La donna scelta per rappresentare il ritorno agli inferi è Mona, con il viso una volta bellissimo liquefatto dall’acido che il suo amante le ha tirato addosso. Carmel tornerà solo alla fine della storia, proprio insieme a Mona, quando la violenza toccherà il suo apice.
Mentre la storia procede in un turbine sempre più spietato emergono altre voci narranti, alle quali fatichiamo ad attribuire un nome. Solo alla fine ci rendiamo conto che quei passaggi in corsivo sono necessari e che nulla, assolutamente nulla di questa storia viene lasciata al caso.
In un crescendo di orrore e disperazione Lennox troverà le sue risposte e avrà la sua vendetta. Atroce, terribile, devastante. In questa vita, e non nell’altra.
Un romanzo duro, a volte destabilizzante. Non adatto a chi ama le storie tenere, ma che leggerete tutto d’un fiato se sentite la mancanza dei romanzi hard boiled, quelli veri, che non edulcorano la realtà, ma la sbattono nuda e cruda nelle pagine del libro.
Recensione di Maria Cristina Grella.
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