Risplendo non brucio - Ilaria Tuti

Torna nelle librerie Ilaria Tuti (Gemona del Friuli, 26 aprile 1976) con un nuovo romanzo: un thriller di ambientazione storica, avvolgente, spaventoso, dove i brividi si provano per le sorti dei personaggi, mentre indagano su due crimini e cercano di fare le cosa più difficile in un mondo in guerra, ovvero sopravvivere.

Il romanzo si apre a Dachau, con un prigioniero senza nome che viene incaricato di dare risposte al Führer sulla morte di un soldato. Solo dopo alcune pagine il prigioniero tornerà ad avere la dignità di un nome, un cognome, una professione, un passato. Seguendo lui, il professor Adami, passeremo dal campo di concentramento al castello dove Hitler, spaventato e allucinato, passa i giorni in un bunker in attesa di sapere se, tra le mura del Nido dell’Aquila, c’è una spia, un assassino o altro.

Non restiamo sempre in compagnia del professore, ma andiamo a capitoli alterni, a Trieste, per stare accanto ad Ada Adami, una figlia che verso il padre ha un rancore rabbioso, che in una sorta di azione a specchio, è pure lei presa ad indagare su delle aggressioni violente e brutali ai danni di giovani donne.

In entrambi i luoghi la neve è macchiata dal rosso dal sangue, mentre dal cielo si spande una cenere fatta dai corpi bruciati, che penetra nel naso e nella bocca, mescolando i morti ai vivi in un’epoca di follia dove la speranza sembra sparita.

Risplendo non brucio” è ambientato nell’ultimo anno della seconda guerra mondiale e racconta in modo vivido, doloroso perché vero, non solo degli ebrei, ma anche degli altri che venivano braccati, rinchiusi, seviziati e uccisi: i fragili e i dissidenti politici come il professor Adami. Lui si è scagliato in modo diretto contro la follia del regime e per questo è stato imprigionato, preso in una notte di follia che ha portato alla morte della moglie, lasciando sola Ada. Lei non riesce a perdonargli di non aver pensato da padre, di essersi scordato di restare al sicuro e tenere così al sicuro la propria  famiglia.

Ilaria Tuti è maestra delle descrizioni, che siano di luoghi o di stati d’animo ed emozioni. È questa sua abilità che precipita il lettore nella trama, facendogli vivere sulla propria pelle la paura e la precarietà della vita. Il libro diventa così narrativa che si vive e si riesce a comprendere cosa sono stati quegli anni.

Anni in cui si temevano le bombe e i proiettili, si era fiaccati dalla fame e dal freddo, dove se ci si ammalava non c’erano medicine, ma il peggio era altro. Il non sapere di chi fidarsi, perché a bussare alla porta poteva essere un amico o la Gestapo e l’amico poteva essere stato seguito, poteva avere a che fare coi partigiani e allora pure tu dovevi essere coinvolto e nessuna spiegazione sarebbe stata ascoltata.

Anni in cui le donne disfavano i loro vestiti per confezionare indumenti per chi resisteva tra le montagne, muovendosi tra le ombre, i sotterfugi e la paura di venire arrestate.

Anni dove nemmeno chi stava dalla tua stessa parte offriva salvezza, perché bastava una parola detta nel panico in tedesco, avere in tasca un oggetto prezioso appartenuto a un nazista e che si voleva rivendere per pagarsi la fuga a farti passare dalla parte del torto, bastava un soffio di vento e la pallottola colpiva e si cadeva nelle foibe, perché sì, nel libro della Tuti si vive anche il massacro delle foibe coi corpi inghiottiti e le identità svanite.

Lo avete capito, in quest’opera l’ambientazione storica è predominante, ed è la parte più forte, emozionante, con passaggi a tratti difficili da leggere, anche se inseriti in una narrazione scorrevole, dignitosa, sempre delicata, ma non per questo meno impattante, perché le immagini che si compongono nella mente sono vivide, nette, ineluttabili. Eppure ci sono due casi criminali, che sono la parte gialla e anche loro hanno pregio.

Sono indagini complesse quelle che compiono il professor Adami e sua figlia Ada, ancor più complicate perché non possono fare domande dirette, le scene del crimine sono alterate e non hanno strumenti adeguati per indagare. Gli indizi poi sono stati manipolati, lasciati ad arte e, nella ricerca della verità, bisogna evitare di scontentare chi comanda, perché una risposta non gradita significa morte e vendette trasversali.

Indagando però il professore trova alleati insperati, tra i tanti demoni si celano anche angeli dalle mani sporche votati alla libertà, mentre Ada inizia a comprendere il padre, perché si ritrova a fare proprio ciò di cui lo incolpava: esporsi in prima persona mettendosi a rischio.

Il ritmo della trama è sempre alto, la tensione non conosce requie e risolvere i casi coincide con la fine del conflitto e solo nella parte finale nel romanzo abbiamo piena spiegazione del titolo, che è il testamento di chi, sapendo di dover morire, esorta a vivere pienamente, senza rinunciare mai alla propria integrità, attraversando avversità e pericoli senza soccombere a compromessi morali.

Su tutti spiccando i personaggi di Ada e di suo padre e le loro storie parallele, in cui lei attraversa l’inferno, mentre lui quello stesso inferno lo abita.

Risplendo non brucio” non può essere relegato a semplice opera di narrativa, è un libro struggente, che ha tanto da insegnare, scritto in un modo che lascia il segno. Mai come in questo periodo che stiamo vivendo lo reputo una lettura necessaria, perché anche nel 2024 siamo sull’orlo di un baratro, un precipizio che nessuno sembra vedere e verso cui stiamo andando con gli occhi fissi sui cellulari. I ricordi sbiadiscono, ma certi ricordi devono essere rinnovati, per lasciare consapevolezza ed essere monito a non ripetere.

L’uomo preda l’uomo, ogni libro di storia ce lo dimostra e non per fini alti,  ma solo perché può farlo. Nel libro della Tuti tocchiamo questa amara verità con gli occhi e con il cuore. È tempo di svegliarci, e tempo di fermarci.

Ilaria Tuti ha iniziato come illustratrice, e ha pubblicato racconti gialli e fantasy su riviste e antologie. Esordisce nel thriller con “Fiori sopra l’inferno” e la serie con protagonista Teresa Battaglia è amata e apprezzata. Si addentra nel romanzo di ambientazione storica con “Fiore di roccia” nel 2020 e con “Come vento cucito alla terra” nel 2022. Ora, a distanza di due anni torna con “Risplendo non brucio” un romanzo che non potrete dimenticare.

Ti è piaciuto l'articolo? Iscriviti alla newsletter

Inserisci la tua email e riceverai comodamente tutti i nostri aggiornamenti con le novità, le anticipazioni e molto altro.

Compra su Amazon

Sconto di 1,10 EUR
Risplendo non brucio
  • Tuti, Ilaria (Autore)

Compra su IBS e LaFeltrinelli

Articolo protocollato da Tatiana Vanini

Biologa per studi e mamma a tempo pieno, sono una lettrice compulsiva da quando, a otto anni, ho scoperto i romanzi gialli. La mia passione è nata con “Poirot e i Quattro” di Agatha Christie e non si è ancora spenta. Leggo gialli e thriller, sì, ma sono autrice di romanzi fantasy umoristici come La saga di Etreia, con i due volumi di “Veni, vidi... Etreia!”, la raccolta di racconti “Schegge di ordinaria allegria” (auto pubblicati) e poi nel 2023 è uscito per Edizioni Convalle “Scacco di torre per l'ispettore Ovvius” dove sono finalmente approdata al giallo anche nella scrittura. Gioco a D&D, scrivo recensioni e colleziono puffi. Adoro il Natale alla follia e quindi, i romanzi che prediligo sono proprio i mistery classici all'inglese ambientati nelle feste. Non c'è nulla come una bella riunione di famiglia per scatenare l'istinto omicida!

Tatiana Vanini ha scritto 14 articoli: