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L’estate si allontana sempre di più e al Thriller Café iniziano ad arrivare i primi freddi, come quelli del romanzo di Francesco Bonvicini dal titolo Sangue sulla neve.
Appassionato di letteratura poliziesca e in particolare di police procedural, Bonvicini proprio dai maestri di questo genere trae ispirazione con l’idea di creare “qualcosa di nuovo” nell’ambito della narrativa poliziesca italiana, quando, nel 2010, inizia a scrivere il primo romanzo della saga Sangue su Colonia. La serie è così incentrata sulle indagini della Terza Squadra Omicidi della nota città tedesca, ricostruite attraverso un meticoloso lavoro di ricerca e di studio sia del codice penale e della cultura tedesca, sia della cronaca nera in generale e delle scienze forensi.
Sangue sulla neve è già il quarto titolo della saga, iniziata con Sangue sul Reno e proseguita con Sangue sui binari e Sangue sulla pista (tutti editi da Pegasus Edition). Ma di cosa parla questo libro? Vediamolo assieme.
Dopo un Natale passato sotto la neve, il tempo pare concedere una tregua e, per alcuni giorni, pur entro i rigori invernali, si mantiene ideale per le attività all’aperto.
Durante una rimpatriata del corso di paracadutismo di dodici anni prima, uno dei partecipanti si butta in caduta libera e cade nel boschetto circostante l’aeroclub di Dahlem, a sud di Colonia.
È stata una bravata dettata da manie di grandezza o c’è dell’altro? Un fatto è certo: quando accadono casi del genere, la denuncia alle autorità è obbligatoria per legge e così Polizia Criminale e Procura di Stato scendono in campo per le indagini, che si fanno immediatamente complesse.
Il ristretto gruppo di paracadutisti è molto eterogeneo e sembra che ognuno di loro abbia il proprio scheletro nascosto nell’armadio, così come gli istruttori i quali, col loro ostruzionismo, sembrano non accettare l’accaduto.
Ma anche il morto non scherza. Sebbene i compagni di corso lo chiamassero ironicamente Schäl, il quale con Tünnes costituisce la coppia del teatro dei burattini coloniese, la vittima sembra incutere ugualmente paura e soggezione anche se, ormai, giace inerte sul tavolo dell’obitorio, sotto i ferri e lo sguardo clinico del medico legale.Il commissario capo Alois Liebermann, come sempre coadiuvato dall’ispettore capo Günther Sikora, dagli altri colleghi e dalla Procura di Stato, si trova costretto ad annaspare in un mondo dove i carnefici paiono vittime e viceversa e, tra questi, anche una persona che lavora con lui da tanti anni sembra non raccontarla giusta.
L’inverno coloniese è rigido, umido e spesso fortemente ventoso. La neve non è un evento raro, ma nemmeno così frequente.Già, la neve, i cui bianchi fiocchi, che nel corso della vicenda scendono copiosi, non riescono col loro candore a coprire i segni della violenza che quotidianamente affliggono anche “la città più tollerante della Germania”, come recitano le guide. Perché la realtà è che Colonia è anche al primo posto come tasso di criminalità.
E la neve che cade, a contatto con le umane vicende, si trasforma.
Assume una colorazione rosso vivo.
Quella del sangue.
Se questa breve presentazione di Sangue sulla neve vi ha incuriosito, vi lasciamo anche un estratto per farvi un’idea migliore dello stile dell’autore.
Nevicava.
Nella cosa gli parve cogliere un fondo di ironia.
Scosse impercettibilmente la testa.
Accennò uno dei suoi sorrisi tristi.
Da una parte, Verena Siebach, dirigente superiore della Polizia Criminale di Colonia, nell’enfasi rumorosa dei suoi discorsi poteva pronunciarne uno per minuti e minuti, praticamente senza pause per prendere fiato o bere un sorso d’acqua.
Dall’altra, appunto, scendeva la neve.
Fortunatamente, a differenza di altre volte, non c’era vento e i fiocchi cadevano lentamente, dolcemente, come piume. Il tutto, nel più rigoroso silenzio.
Ricordando i racconti di suor Margarethe, quand’era piccolo, la neve non aveva bisogno di farsi sentire, per manifestarsi.
No, non ne aveva bisogno.
Perché non voleva che gli uomini la sentissero.
Era lei che, invece, sentiva e ascoltava gli uomini.
Uomini buoni.
Uomini cattivi.
Non importa, sempre uomini.
E anche i migliori la calpestavano, per sottometterla al loro volere.
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