Acido, abrasivo, avvolgente, ammaliante, allusivo… – e siamo solo alla lettera A… –  il nono romanzo di Susana Hernandez, catalana di Barcellona, collezionista di premi letterari ed interessante personaggio non solo per la scrittura, sbarca anche sul mercato italiano. È un noir nerissimo, che parla di segreti, di lati inconfessabili, di paludi maleodoranti nei rapporti di coppia, tra fratelli, all’interno della famiglia.

Invidia, rancori, divari incolmabili in termini di bellezza, di fortuna professionale, di sgomitate esistenziali tra persone partite con gli stessi hatout ma approdati a lidi diamentralmente opposti.

Al centro, c’è un bambino che scompare. Non c’è investigatore, non c’è squadra che lo cerchi, ma è il lettore che indaga nelle pieghe dei rapporti – a tratti teneri, a tratti torbidi- fra i quattro adulti che animano la storia. I suoi genitori. I suoi zii. Due coppie mal assortite, che fingono in tutti i rapporti interpersonali: tra coniugi, tra fratelli, tra cognate e cognati. Miserie umane che affondano il loro presente in una pletora di antecedenti storici che li hanno di fatto incatenati ad un ruolo, ad un’aspettativa. Due sono vincenti, all’apparenza, gli altri due sono caduti, lividi, rancorosi.

L’ambiente è una zona rurale in Catalogna a circa 50/60 km da Barcellona, simile a tutte le cittadine del sud Europa che orbitino su una metropoli pur rimanendone volutamente distanti.

Questo libro ha molte particolarità: intanto è scritto tutto in prima persona ma ad ogni capitolo cambia la voce narrante, alternando i quattro personaggi, sparigliando una delle regole del giallo italiano (rari gli esempi di letteratura di genere – è pressoché nella totalità americani- che ne annoverano due). Ma è facilissimo comprendere, in tre righe, chi dei quattro stia parlando.

In secondo luogo è un giallo senza investigatore, come si diceva. La carenza di personaggio tipico del genere non rende il libro monco, né troppo diverso dai suoi omologhi. Semplicemente, non ce ne si rende conto.

Scelte sbagliate è una novela negra in cui il riscatto accomuna gli adulti, o almeno alcuni di loro. Sono stati vittime, hanno subito del male, hanno sofferto, pensano di avere una mala suerte, e pensano anche di potersi permettere in cambio comportamenti devianti. Lisa, la zia del bimbo scomparso, è una donna che cerca di far pagare agli altri quel che non ha ricevuto lei, ma anche Carla, la cognata, tanto bella quanto inchiodata ad un ruolo che lei stessa ha scelto ma di cui si è suo malgrado stufata. L’autrice ha compiuto studi di psicologica e il “sentido pro el psicologicamente complexo” le è assolutamente congeniale a dare profondità emotiva ai suoi personaggi.

Un altro cardine del romanzo è la genitorialità: scompare un bimbo, i suoi genitori sono a propria volta figli e coppia ed i suoi zii non sono genitori e sono figli ma tra loro ci sono faglie di profonda diversità. Volere figli. Cercare figli. Evitare figli. Esserlo. Sia genitori che figli. Giudicare i propri genitori. Essere in conflitto.

Sul finale, che per regola aurea non si svela né si accenna, i conflitti si risolvono e al contempo di esacerbano sino al livello più elettrico e scioccante. Ma quando lo si raggiunge, quasi dispiace, perché il piacere è nella progressione visuale (la trama procede per immagini, quasi fossero tavole di una via crucis), nelle didascalie di una vicenda breve cronologicamente e limitata nelle ambientazioni. Questo la rende una storia asfittica, dove tutti sono colpevoli e biasimabili perché umanamente miseri, nessuno cerca complici e quando lo fa è solo perché ne ha paura, tutti sono egoisti, infedeli, mentitori e senza elementi per essere perdonati.

Ovunque vada, dichiara Lisa nelle ultime righe del romanzo, mi auguro di tutto il cuore che non ci siano donne perfette. Sono così odiose, fanno così male. Non ne posso più di invidiare, di soffrire. Voglio solo riposare.

Ecco, questo è il volano che parte da questo romanzo. Cosa vuol dire essere donna adesso, e cercare di essere… se non perfetta, almeno brava?

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Scelte sbagliate
  • Hernández, Susana (Autore)

Articolo protocollato da Alessia Sorgato

Alessia Sorgato, classe 1968, giornalista pubblicista e avvocato cassazionista. Si occupa di soggetti deboli, ossia di difesa di vittime, soprattutto di reati endo-famigliari e in tema ha scritto 12 libri tra cui Giù le mani dalle donne per Mondadori. Legge e recensisce gialli (e di alcuni effettua revisione giuridica così da risparmiarsi qualche licenza dello scrittore) perché almeno li, a volte, si fa giustizia.

Alessia Sorgato ha scritto 121 articoli: