Poco meno di tre mesi fa eravamo qui al bancone del Thriller Café a consigliarvi L’ultimo ospite di Paola Barbato. Oggi siamo di nuovo qui a consigliarvi, con grande piacere, l’ultima sua pubblicazione sempre edita da Piemme: si intitola Scripta manent ed è il prequel di quel L’ultimo ospite che tanto ci era piaciuto. Ve li ricordate il giovane e bel notaio Flavio Aragona e la sua sgraziata, ma intelligentissima assistente Letizia Migliavacca? Vi ricordate quell’inventario nella vecchia villa dell’avara Grisenti che stava quasi per costar loro la vita? Beh, in quell’occasione scrivevamo che qualcosa, nel passato dei protagonisti, restava volutamente non detto, fumoso. Ebbene, è giunta l’ora di scoprire come si sono conosciute due menti così diverse. Per farlo, ovviamente, bisogna leggere Scripta manent e fidatevi, non sarà affatto una fatica.
Corrado De Angelis è stato per tanti anni uno stimato medico, un professore apprezzato dai colleghi e ben ricordato dai pazienti, ma la popolarità per lui è giunta quando ha cominciato a scrivere thriller. I suoi libri hanno come protagonista Allen Guazzi, un tecnico di obitorio sordomuto che è ben presto diventato l’idolo delle folle: i libri di De Angelis sono entrati a far parte della letteratura “alta” e sempre più lettori si sono affezionati a Guazzi e alla saga tanto che questa è diventata quasi una cosa a se stante rispetto al suo ideatore. Tuttavia la sua casa editrice ha un problema, Roberto Palmieri, un ex comico improvvisatosi scrittore che è diventato popolare a colpi di faccette e battutine sagaci. I suoi libri, pur essendo etichettati come “letteratura bassa” sono antagonisti nelle vendite di quelli di De Angelis. La rivalità, gonfiata a dovere dalle case editrici e dai media, ha assunto i contorni di una sfida faziosa che di certo non rende un buon servigio alla letteratura, ma fa bene al mercato, sicché in occasione dell’uscita dei rispettivi nuovi romanzi i due decidono – con un’operazione di marketing congiunta – di firmare un contratto in cui si impegnano a far uscire i libri lo stesso giorno per vedere quale vende di più. La firma avverrà in un confronto Tv nella nota trasmissione “Il duello”. Al posto della classica vecchia cariatide azzimata, tutta occhialetti e doppiopetto, alla puntata viene invitato, per la firma, anche il giovane, aitante, serio e integerrimo notaio Aragona. Qualcosa, però, quella sera va storto. Palmieri arriva in studio trafelato, in evidente stato di agitazione, alterato, spaventato e, al colmo del delirio, aggredisce e minaccia di morte De Angelis in diretta nazionale. Tutto potrebbe essere ancora sistemato, messo a tacere, fatto passare per un siparietto, per l’effetto della pressione… se non fosse che, alla fine della trasmissione De Angelis scompare nel nulla. Ben presto si fa strada l’ipotesi di un rapimento ed ovviamente il primo sospettato è proprio Palmieri che, a sua volta, darà motivo di avvalorare questa supposizione. Ad indagare sulla vicenda, con ruoli molto diversi, ci saranno l’ispettore Massimo Dionisi, il notaio Aragona e l’assistente di De Angelis, Letizia Migliavacca. Cos’ha spaventato a tal punto Palmieri? Dov’è finito De Angelis? Come ha potuto una rivalità finta, una pantomima organizzata, diventare una bomba ad orologeria estremamente reale e pericolosa? Tutto ruota, inevitabilmente, attorno a loro, i libri: la soluzione è là, nella scrittura, nei personaggi, nelle parole. E c’è qualcuno che lo sa meglio degli altri.
“Nessuno scrive di scrittura, nessuno parla di scrittura, la scrittura non è un argomento, non fa ascolti, non richiama sponsor e genera pochissimo merchandising. Ma se la scrittura sale agli onori della cronaca allora è buona come tutto il resto, alla pari di terribili sciagure, bagni di sangue, scandali e sesso un tanto al chilo. Per settimane ogni supporto mediatico si sarebbe occupato, anche se in maniera distorta, di scrittura, e sulla scrittura sarebbe stato scritto molto, libri che parlavano di libri, interviste a puntate, saggi sul ruolo del narratore, testimone e vittima dei tempi. Parole. Parole che inseguono altre parole, parole che giustificano altre parole, muri di parole, esondazioni di parole. Le parole avevano circondato il caso del rapimento di Corrado De Angelis e ne parlò chiunque, non si parlava d’altro, tutti si sentirono autorizzati a dire la loro. L’editoria finalmente si nutriva della propria materia prima, fagocitandosi e cannibalizzandosi, compiaciuta dai grandi vantaggi economici portati dalla vicenda di Palmieri e De Angelis.
Ce ne fossero stati, di scrittori pronti a dare così tanto in nome della cultura.”
Lo diremo semplicemente, senza mezzi termini: questo thriller è bello. È bello non perché grondi di adrenalina o perché ci siano colpi di scena ad ogni pagina… non è così, la tensione c’è, ma molto, in queste pagine, è dettato dalla mente e dal suo immenso potere. È bello, questo libro, perché parla di libri. E di cosa parlano, i libri, se non di noi? Cosa si analizza in un thriller se non la mente umana in tutti i suoi meandri, contorsioni, scappatoie, rifugi e perversioni? E noi che li amiamo e ne leggiamo tanti, siamo portati a chiedercelo ogni volta, ad ogni thriller: quanto hanno a che fare, le nevrosi che spingono i killer ad agire, con la realtà? Quanto c’è di vero nelle loro paure, e quanto invece è dettato solo dalla loro fantasia? Paola Barbato, in Scripta manent, fa i conti con la fantasia, con le estreme conseguenze dei prodotti di un’immaginazione troppo fervida, persino deviata, disturbata. E noi lettori, avvinti ed affascinati dal gioco perverso del voler andare sempre un po’ più in là, del voler vedere cosa succede se… le andiamo dietro in questo viaggio allucinato eppure estremamente lucido nella mente umana. E il culmine, il “bello” sta proprio nel rendersi conto di quanto sia facile invertire buoni e cattivi, di come sia mostruosamente semplice prendere una storia scritta da un altro e farla propria, darle corpo, andare oltre la fantasia, trasformarla in realtà. E d’altronde, non ci facciamo i conti ogni giorno, noi tutti, con le nostre fantasie? E non è forse capitato a tutti, almeno una volta, di volere e al contempo temere di vederle trasformarsi in realtà? E davvero, il confine è labilissimo e si finisce per non sapere cosa sia peggio, se la fantasia o la sua versione reale.
Scripta manent è un thriller bellissimo, da leggere anche se non avete ancora letto L’ultimo ospite… fidatevi che tanto, se non l’avete ancora fatto, dopo Scripta manent lo leggerete perché ne vorrete ancora e ancora… perché per quanto faccia paura, per quanto si cerchi di distogliere lo sguardo, l’animo umano ha un fascino perverso difficile da ignorare, specie se viene analizzato e scandagliato così bene.
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