minette waltersContinua oggi l’intervento iniziato la scorsa settimana con le testimonianze di Mark Billingham e Minette Walters sul loro modo di scrivere thriller.
Seguono domande riguardo alla creazione di personaggi e di dialoghi, alla pianificazione della trama e alla gestione della suspense.

[PG]: Come fate a rendere i vostri personaggi realistici?

[MW]: Per quelli di voi che hanno letto i miei libri, saprete che non abbondo con le descrizioni delle persone. Do invece descrizioni delle loro case perché ritengo che dove le persone vivono dica moltissimo su di loro. Ma non credo che ci sia una facile scorciatoia per caratterizzare i personaggi semplicemente dando una descrizione completa di qualcuno, perché il fatto che si abbiano sopracciglia sporgenti non ha nulla a che fare con ciò che avviene all’interno della testa. Il personaggio viene fuori attraverso le parole e l’azione, quindi concentratevi e fate pratica a scrivere dialoghi. Pensate a voi stessi in una situazione sociale, ponendo domande a persone che non avete mai incontrato prima, e fate lo stesso con i vostri personaggi. Semplicemente chiedendovi a vicenda cose molto semplici, imparerete qualcosa perché ogni volta che uno dei personaggi deve rispondere, voi come autori state rispondendo alla domanda. Una volta che avrete i vostri personaggi che parlano l’uno con l’altro, e a voi stessi, allora starete creando persone.

[MB]: C’è un meraviglioso consiglio che una volta ho sentito: quando si scrive una scena di dialogo, cercate parole come ‘ciao’ o ‘addio’, o simili cose introduttive, e poi tagliatele tutte. Arrivate dritti al punto, alla polpa, starete dicendo tutto al lettore.

[PG]: Uno degli scopi del dialogo è di trasmettere informazioni, che in un mistery sono tante. Come si fa a trasmetterle elegantemente?

[MW]: Ho un metodo che include e-mail, appunti, ritagli di giornale, questo genere di cose. Ciò che posso dire in una e-mail potrebbe prendere un capitolo di dialogo, quindi è un piccolo trucco.Credo che non ci sia niente di più noioso di arrancare attraverso un intero capitolo di dialogo solo per esporre un fatto, in particolare nella crime fiction, che è un genere pieno di suspense. Credo che sia molto importante equilibrare ritmo ed esposizione di informazioni, e se si rallentare tutto il tempo per fornire un fatto, è necessario trovare un modo diverso di farlo.

[MB]: Se alla fine di un capitolo mi guardo indietro e penso che sono esattamente nello stesso punto di quando è iniziato, so che c’è qualcosa che non va. In letteratura può accadere, ma non nella crime fiction. Abbiamo tutti questa paranoia su trame che a metà vacillano, il che avviene quando si ricorda l’approccio di Raymond Chandler: aggiungere un po ‘di azione o un altro cadavere.

[PG]: Seguite uno schema per la trama?

[MW]: io non faccio programmi di trama, sono una scrittrice che segue il filo. La gente pensa sia abbastanza spaventoso come modo di scrivere, ma io lo adoro, assolutamente, perché significa sudare molto. Ma non importa perché, come ha detto Doris Lessing, se non si ti piace la prima volta, certamente non ti piacerà la seconda. Se si scrive in un modo sperimentale, si deve essere decisi perché sei costretto a prendere una strada sbagliata a un certo punto. È questo il duro lavoro è e per ogni libro che scrivo, devo eliminare circa 30000 o 40000 parole. Ma mi sveglio ogni mattina entusiasta perché voglio sapere dove sto andando.

[MB]: Ho un inizio e una fine, e non so come arrivare da uno all’altra. So chi è il killer, e ho la scena finale che vedo nella mia testa molto visivamente, ma non so come arrivarci. C’è una splendida citazione di Michael Connelly, che è: ‘Puoi vedere la luce alla fine del tunnel, ma non sai che cosa c’è nel tunnel.’ E’ come risolvere una serie di problemi. Scrivi quello che succede ai tuoi personaggi e troverai lì la strada.

[PG]: Indipendentemente dal metodo scelto, come si fa a depistare il lettore?

[MB]: Mi piace immaginare che sono il lettore e so che quando sto leggendo un mystery, il più piccolo dettaglio può colpirmi – per esempio se un nuovo personaggio è introdotto – e si quando si dice che vengono messi atto depistaggi, è immediato chiedere: perché? Tu archivi una informazione come lettore, sperando che servirà da qualche parte lungo la trama, ma non è sempre così. Non credo che lo scrittore inganni il lettore, ma a volte i lettori vedranno falsi indizi dove non ci sono. Inoltre, ogni volta che compaiono nuovi personaggi importanti, per il fatto stesso che si tratta di romanzo mystery e che c’è un killer da qualche parte, il lettore li considererà sospetti. Una cosa che odio è il tipo di romanzo in cui il killer non appare fino all’ultimo capitolo, perché chiunque può scriverlo! Si deve mantenere il killer sempre in primo piano, e se non si fa, si sta barando.

[PG]: Siete entrambi scrittori che tengono alta la suspense. Come si fa?

[MW]: Alla fine dei capitoli, si ha bisogno di lasciare dei punti interrogativi – non è bene finire un capitolo con una bella chiusura, ma, se le persone e la storia che state scrivendo coinvolgono il lettore, egli vorrà leggere ancora. Senza essere terribilmente maleducata, c’è un sacco di romanzi per cui non accade e io direi che è dovuto al fatto che sono prolissi. Dobbiamo ricordare che stiamo scrivendo suspense e non credo che un romanzo poliziesco senza suspense sia veramente poliziesco. Scrivendo come faccio io, la suspense è lì anche per me, perché mi sveglio entusiasta ed eccitata!

[MB]: Il segreto è quella cosa terribile di guardare a ciò che hai scritto e tagliare, tagliare, tagliare. James Lee Burke ha una splendida frase, quando dice che un romanzo è finito quando non c’è niente che fa rumore. E’ terribile dover premere il pulsante “elimina” ma deve essere fatto.

[MW]: Il miglior consiglio che posso darvi è, se avete scritto qualcosa, tornate indietro e levate due aggettivi su tre e lo stesso per gli avverbi. Se la vostra prosa è abbastanza buona, non avete bisogno di loro. Chiedetevi, ho bisogno di ricordare che il gatto è un gatto tigrato? Cat will do unless it’s really important to the plot, and the minute you take them out, your prose will tighten up. Sempre gatto sarà a meno che non sia veramente importante per la trama.

[A questo punto, Mark e Minette ricevono domande dal pubblico.]

D: Non so se è una risposta ai gusti del pubblico, ma ho notato che molti romanzi di criminalità costruiscono l’orrore avendo un sacco di roba forense. Ci sono segreti per rappresentare e costruire orrore senza infinite parti di cadaveri?

[MB]: Se non leggerò più scene post-mortem, sarò lieto. Ma non ho certamente utilizzato dettagli forensi nei miei libri e il lavoro che svolge la polizia moderna, dovete utilizzare tali procedure e essere al passo con il modo in cui funzionano.

[MW]: La prima cosa da fare è non scrivere di assassini seriali perché le scene post mortem abbondano enormemente in tali libri. Basta avere un solo omicidio nell’intero romanzo, e scriverne uno storico che è il motivo per cui molte persone hanno scritto polizieschi storici prima che le scienze forensi decollassero veramente. L’altro modo è quello di avere un corpo scoperto venti anni dopo che è stato assassinato, perché tutto ciò che sarà lasciato saranno le ossa, quindi il dettaglio forense diventa abbastanza minimale.

D: Quanto è importante fare ricerca riguardo le procedure della polizia, e che tipo di ricerca fate?

[MB]: La prima cosa da dire è che si può diventare schiavo della ricerca, e io ho cominciato in questo modo ma ora sono meno preoccupato – devo ricordarmi che sto scrivendo fiction. Ma riceverete lettere che sottolineano errori.

[MW]: Un sacco di gente si preoccupa del lato di ricerca nella crime fiction e in un certo senso si tratta di un’attestazione verso la maggior parte degli scrittori verso i quali ci sentiamo responsabili, abbiamo il dovere di rendere le cose più accurate possibili. Ma si può davvero esagerare in fatto di ricerca ed è talmente evidente quando si legge, e si ritorna alla questione del post mortem, perché penso che un sacco di scrittori si sono spinti troppo in là. Quindi, quello che faccio è scrivere la storia e fare ricerche dopo, in questo modo posso mantenere il ritmo del racconto in corso e so dove sono le lacune delle mie conoscenze. Se si desidera scrivere procedural, non si può fare meglio che guardare “The Bill”, perché questo ha un consulente poliziotto che controlla tutti i dettagli.

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L’intervista è stata tratta dal sito della BBC. Ci avete trovato qualche osservazione utile?

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Articolo protocollato da Giuseppe Pastore

Da sempre lettore accanito, Giuseppe Pastore si diletta anche a scrivere e ha pubblicato alcuni racconti su antologie e riviste e ottenuto vittorie e piazzamenti in numerosi concorsi letterari. E' autore (assieme a S. Valbonesi) del saggio "In due si uccide meglio", dedicato ai serial killer in coppia. Dal 2008 gestisce il ThrillerCafé, il locale virtuale dedicato al thriller più noto del web.

Giuseppe Pastore ha scritto 1638 articoli: