Segreto Bretone - Jean-Luc Bannalec

Facciamo un esperimento. Scommetto che dopo poche informazioni su questo romanzo, alcuni di voi si precipiteranno a verificare se… ma non corriamo, ecco i primi spunti: fa parte della collana I Neri, di Neri Pozza (come molti altri bei gialli e noir di cui questo Café è portavoce) ed è ambientato in Francia (ah, come quelli di Pierre Martin, vero?) ed è scritto da un tedesco che si finge francese ed usa un nom de plume (proprio come Pierre Martin, quindi) ma è ambientato in Bretagna, nella foresta di Brocéliande, e non in Costa Azzurra o nel vicino Luberon…

Lo avete fatto? Siete andati su Google a controllare se la Foresta esista davvero?

Io sì, potete immaginare, da fan di Madame le Commissaire, dopo essermi persino comprata una bottiglia di rosè da sorseggiare leggendo per immedesimarmi meglio nelle sue avventure, che smacco scoprire che Fragolin, il delizioso paese ove ambientate, non esiste. E invece, la Foresta esiste eccome, e dentro di lei ci sono tutti i luoghi mitologici che in questo robusto, aspro e appassionante romanzo si trasformano in altrettanti luoghi del crimine: la Tomba di Merlino, la Fontana della giovinezza, la Casa di Viviana e così via.

In verità la foresta si chiamerebbe di Painpont, come il paese vicino a cui si stende, ma ha impersonificato da così tanto tempo quella mitologica ove Chretièn de Troyes ha ambientato il suo romanzo arturiano Il cavaliere del leone che ormai la si conosce col nome di quella letteraria.

Bene, dopo l’Intrigo, la Risacca, l’Oro, la Marea e il Bagliore (tutti rigorosamente Bretoni nel titolo, ambientati in altrettanti luoghi della regione) Jean-Luc Bannalec al secolo Jorg Bong, curatore editoriale e scrittore tedesco ci regala il suo “Segreto bretone” e lo costruisce, come suo solito, alternando l’investigazione più classica, dove spicca il Commissario Dupin del Commissariato di Concarneau (fresco di trasloco a due passi dalla Plage Mine) attorno a cui si muovono gli ispettori Riwal e Kadeg e la preziosa Nolween, alle leggende, le storie e l’atmosfera ruvida eppure affascinante di una delle zone più attrattive e al contempo respingenti d’Europa. Broceliande è il centro dell’immaginario arturiano e lì, proprio al Parc de l’imagination illimitèe, Dupin deve incontrare Fabien Cadiou, un noto storico a cui deve porre alcune domande a proposito di un viaggio appena compiuto con tal Laurent Gustave, collega, deceduto per cause naturali la cui moglie, patologicamente diffidente, ha fatto aprire un fascicolo penale per omicidio. Peccato che di cadavere per uccisione uno ci sia, ma è proprio quello di Cadiou e siccome a trovarlo sarà Dupin, con lo stratagemma della nomina a investigatore speciale della Polizia di Parigi, il nostro verrà incaricato di una indagine che territorialmente non gli compete e che lui nemmeno vuole.

Lo impegnerà moltissimo perché, uno dopo l’altro, moriranno altri archeologi e medievalisti tra gli studiosi raccolti al Castello di Comper dove, in teoria, si dovrebbe tenere un importante convegno su temi da Tavola Rotonda: prima Paul Picard, mentre scava vicino alla Fontana di Barenton, poi Bastien Terrier, marito della signora Noiret, che a sua volta verrà ferita mentre fa jogging… e in mezzo ai morti Dupin dovrà affrontare anche il problema degli scomparsi, che non è di poco conto, visto che si tratta proprio dei suoi ispettori.

Così, tra scavi e progetti, tra strane iscrizioni e relazione intrecciate tra i sette studiosi, rincorrendo un Graal che significa risolvere il caso, Dupin fa i conti con la ricezione saltellante che lo lascia spesso senza campo, con la mancanza di mezzi tecnici per cui prende appunti sul libretto della manutenzione della sua Citroen e sulle apparizioni di una strana bestiola bianca. Ermellino o carenza di sonno?

Manco dalla Bretagna da moltissimi anni: ci andai per frequentare il corso di vela dei Glénans di Paimpol (che ricordi…) e gironzolai per quella zona qualche giorno, prima di raggiungere la base. Ero sola. I luoghi sono incredibili, aspri, ventosi, con maree importanti che lasciano le barche schienate di lato e le chiuse azionate al millisecondo. Le persone sono coriacee, di poche parole ma con uno spirito lieve e gioioso, ben celato, che si esprime nei modi di dire e nei proverbi e persino nei brindisi tutti declinati alla vita. Piove spesso e ne guadagnano soprattutto le ortensie, che lì sono rigogliose. Lì ho imparato che ogni pianta inalbera almeno un fiore di colore diverso dagli altri. Un piccolo capriccio della natura. Un buon indizio per un ispettore: nulla è esattamente come sembra.

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Articolo protocollato da Alessia Sorgato

Alessia Sorgato, classe 1968, giornalista pubblicista e avvocato cassazionista. Si occupa di soggetti deboli, ossia di difesa di vittime, soprattutto di reati endo-famigliari e in tema ha scritto 12 libri tra cui Giù le mani dalle donne per Mondadori. Legge e recensisce gialli (e di alcuni effettua revisione giuridica così da risparmiarsi qualche licenza dello scrittore) perché almeno li, a volte, si fa giustizia.

Alessia Sorgato ha scritto 119 articoli: