Dopo la visione dei primi episodi della miniserie TV Sharp Objects, che è in corso di trasmissione su HBO, sentiamo di poterci sbilanciare un po’ e scrivere che, per noi di Thriller Café, Sharp Objects è la migliore fra le serie televisive 2018 che avevamo raccolto nell’articolo-elenco di inizio anno.
Ottimo il materiale di partenza: Sharp Objects è il romanzo di esordio di Gillian Flynn, pubblicato in lingua originale nel 2006 e proposto in Italia due anni dopo da Piemme, con il titolo di Sulla pelle e traduzione di Barbara Murgia.
Pur con stile forse un po’ acerbo, la Flynn già eccelle in quelli che diventeranno i suoi punti di forza nei titoli successivi: l’assenza di timore, freni o esitazioni nel creare personaggi femminili complessi, controversi e problematici, con i quali non è facile immedesimarsi o empatizzare; e la lucida, verrebbe quasi da dire spietata capacità di analisi dei rapporti, siano essi di coppia, parentali o di qualsiasi altro tipo.
C’è stato poi un notevole sforzo da parte delle varie case di produzione che, oltre ad aver dato fiducia al team creativo e aver messo a disposizione maestranze di qualità, hanno brillato in modo particolare nel ricostruire l’ambiente soffocante, immobile, congelato nell’ambra di un perbenismo di facciata, della cittadina che è teatro dell’azione, Wind Gap.
Il gruppo produttivo è composto da Crazyrose, Fourth Born, Tiny Pyro ed Entertainment One, ma tutti gli occhi sono puntati su Blumhouse che, più abituata al grande schermo, è qui presente con la sua divisione televisiva e aggiunge tutta la sua ormai grande esperienza nel non-genere horror per colorare con tinte ancora più fosche una tela che è già scura, depressiva e insanguinata di partenza.
E ancora, un grande intuito nelle scelte di casting, che vedono prima di tutto il ritorno di Amy Adams al piccolo schermo dopo dodici anni d’assenza.
Dodici anni che sono stati ricchi di soddisfazioni per Amy Adams e che ultimamente l’hanno vista protagonista di due film tanto diversi fra loro quanto di buon impatto su pubblico e critica e diretti entrambi da registi di alto profilo: Arrival di Denis Villeneuve e Animali notturni dello stiloso e stilista Tom Ford, entrambi del 2016.
La sua Camille Preaker è uno splendido coacervo di forze contrastanti e complessità irriducibili e rappresenta al meglio quel che accade da tempo e sta accadendo sempre più spesso a molte donne, in questi tempi di mutazione dei rapporti sociali e di lotte per l’estensione di determinati diritti.
L’odio, la rabbia, la violenza e la misoginia che una parte della nostra società (parte che, è purtroppo ancora necessario ricordare, non è certo composta solo da uomini) rivolge verso determinati target viene spesso interiorizzata e porta a devastazioni psicologiche, talvolta molto gravi e difficili da trattare.
Si arriva facilmente a comportamenti autodistruttivi che comprendono un ampio spettro di azioni, dall’alcolismo alle lesioni fisiche, dal ridursi consciamente a puri oggetti a disturbi alimentari e via dicendo.
Il resto del cast comprende ottimi professionisti e alcuni caratteristi di rilievo, è doveroso segnalare almeno l’antitesi di Camille, ovvero sua madre.
Patricia Clarkson veste i panni di buona sartoria e gusto di Adora Crellin, algida socialite per la quale la superficie conta molto di più dell’interno: l’apparenza è tutto così come tutto è sacrificabile agli immutabili valori borghesi di una piccola cittadina come Wind Gap.
Adora, perdonate il gioco di parole banale e telegrafato, adora controllare il suo ambiente e il ritorno della figlia problematica, quella che, delle due che ha avuto, si è ribellata e non segue i suoi codici, ideali e valori, è visto come una minaccia all’ordine e allo status quo, una minaccia sgradita che Adora non si fa problemi a criticare, confrontare e osteggiare.
Patricia Clarkson è volto noto sia al cinema che in tv, ma rimanendo nel secondo ambito molti fra voi la ricorderanno per il suo ruolo, ricorrente durante gli anni, in alcune untate di Six Feet Under, ruolo che gli ha fruttato ben due Emmy Award, nel 2002 e 2006.
Ad aver ideato, creato e coordinato Sharp Objects troviamo l’esperta Marti Noxon, che ha al suo attivo serie quali Buffy, Angel o Glee e che si è occupata anche della scrittura del primo e ultimo episodio, mentre la continuità artistica è garantita dal fatto che Jean-Marc Vallée è l’unico regista di tutti gli otto episodi.
Al contrario, gli sceneggiatori sono parecchi, ben otto, e fra loro troviamo anche Gillian Flynn.
Jean-Marc Vallée non ha bisogno di molte presentazioni: è un giovane film maker dalla carriera in continua ascesa da circa un lustro, sia in televisione che al cinema.
Il suo Dallas Buyers Club ha avuto un grande impatto nel 2013, anche grazie alla strepitosa performance di un Matthew McConaughey che era in striscia positiva già da qualche tempo e stava riprendendo totale controllo della sua carriera.
Per quel che riguarda la televisione, Jean-Marc Vallée è il responsabile di uno dei più entusiasmanti e interessanti progetti degli ultimi tempi: Big Little Lies.
Quasi superfluo dire che vi raccomandiamo anche la visione di questa sua altra serie; aggiungiamo la nota d’interesse che Vallée è un regista che si distingue per il fatto che si occupa quasi sempre anche del montaggio delle sue opere.
Trama di Sharp Objects
Volendo evitare ogni rischio di spoiler su Sharp Objects, vi esponiamo qui di seguito solo alcuni brevi cenni di trama, senza approfondire alcun dato importante.
Vi possiamo assicurare che quanto lasceremo non scritto è molto importante, rappresenta il cuore della miniserie e vi riserverà più di una sorpresa e svolta inaspettata.
Dopo aver completato una fase di degenza in un ospedale psichiatrico, per alcuni episodi di autolesionismo legati a traumatici eventi del suo passato e in particolare alla morte di sua sorella avvenuta molti anni fa, Camille Preaker torna al lavoro di giornalista a St Louis.
Il suo caporedattore, che tiene molto a lei e ha grande stima delle sue abilità professionali, si convince che alla donna farebbe bene cambiare un po’ l’ambiente e le affida quindi un caso problematico inerente la morte di una ragazzina, cui è probabilmente collegata anche la scomparsa di un’altra giovane.
Tutto ciò accade a Wind Gap, paesino del Missouri dove Camille è nata e dove vive ancora la sua famiglia, con la quale non ha rapporti ottimali. Sua madre, Adora, è una borghese molto mondana ossessionata dalle regole sociali e desiderosa di controllo assoluto.
Il marito di Adora, Alan, patrigno di Camille, è un uomo passivo, da sempre succube della moglie, che trova nella musica classica l’unica via di fuga. La sorellastra di Camille, infine, Amma, è un’adolescente che conduce una doppia vita: figlia perfetta e adorata a casa, ragazzaccia scatenata fuori.Vestita sempre con colori scurissimi, armata di un telefonino perennemente rotto, continuamente alticcia di vodka e con tanti problemi ancora irrisolti, Amy comincerà ad aggirarsi per le strade della sua cittadina natale a bordo della sua malconcia automobile, fra una inziale ostilità dello sceriffo e degli investigatori e alterando i normali ritmi e abitudini dell’apparentemente quieta Wind Gap.
In un continuo gioco fra passato e presente, con i ricordi che le affollano sempre più la mente e vari flashback su Marian, la sorellastra che è morta anni prima proprio di fronte a lei, Camille si avvicinerà faticosamente alla verità e a scoprire chi è che ha rapito e ucciso le ragazzine.
Ma realtà e fantasia si confondono sempre di più nella testa della giovane donna, così come negli occhi di noi spettatori.
Sharp Objects si compone di otto episodi, di durata variabile fra i tre quarti d’ora e l’ora intera. I titoli hanno la caratteristica di essere formati da un singolo vocabolo: Vanish, Dirt, Fix, Ripe, Closer, Cherry, Falling e Milk.
Il tutto è attualmente in corso di programmazione su HBO, con l’episodio finale previsto per il 26 agosto.
La serie arriverà in Italia su Sky Atlantic a partire dal 17 settembre 2018, con cadenza settimanale di due episodi ogni lunedì.
Non è prevista una seconda stagione di Sharp Objects e a tale riguardo è già stato rilasciato un comunicato ufficiale.
La decisione non è dovuta a problemi di scarso successo, al contrario, quanto al fatto che il progetto è stato concepito come autoconclusivo in una singola stagione e, in aggiunta, Amy Adams ha ammesso che, pur ricavando molte soddisfazioni ed essendo contenta della sua performance, il ruolo di Camille è stato anche molto impegnativo ed esaurisce molte forze a livello psicologico.
Appuntamento a metà settembre per esplorare i misteri di Wind Gap e quelli della mente di Camille.
Sito ufficiale della miniserie
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