Sicily Crime è il nuovo caso che viene servito al Commissario Falzone e ai suoi uomini in una zuppiera di fine ceramica del tardo ottocento, insaporito dallo spessore dei personaggi e condito con l’ironia di Ivo Tiberio Ginevra. Ma cosa avranno mai di tanto speciale questi poliziotti siciliani? Sarà forse che sono esseri umani pieni di vizi e di poche ma significative virtù, tanto da sembrare più veri che verosimili?
Titolo: Sicily Crime
Autore: Ivo Tiberio Ginevra
Editore: Robin Edizioni
Anno: 2012
Un serial killer efferato si aggira nei dintorni di Scrafani, uccidendo prevalentemente donne floride per berne il sangue e mangiarne le carni. Una storiaccia talmente macabra da far venire il voltastomaco e una colite da urlo anche al Commissario Falzone, che decide di lasciare l’incombenza delle indagini a quell’antipatico del vicequestore Concetto Elena, piombato a Scrafani a seguito del trasferimento del suo caro amico Bertolazzi. Falzone però riuscirà a defilarsi per poco, e comunque solo fino a quando il cannibale oserà mettere un messaggio di sfida nello zainetto di suo figlio. Il disprezzo per il killer a quel punto si trasformerà in odio cieco. Falzone farà l’impossibile e arriverà all’impensabile pur di incastrare il colpevole e uccidere i suoi mostri personali che gli divorano il colon.
Partendo da un punto di vista privilegiato, avendo letto le due avventure del Commissario Falzone in sequenza ravvicinata, posso affermare che la perfetta delineazione dei personaggi e il tratto ironico sono i punti di forza dei romanzi di Ivo Tiberio Ginevra.
Mario Falzone è il contraltare del suo amico di sempre Pietro Bertolazzi: quanto più riservato e sensibile il primo, tanto più bilioso e irascibile l’altro. Compone il trio Enzo Di Pasquale, medico legale e grande sciupa femmine.
Tutti i personaggi, comprimari compresi, non sono facili da dimenticare principalmente perché non sono bidimensionali come gli eroi dei fumetti ma si stagliano a tutto tondo dalla narrazione, plasmati dalla luce e dalle ombre della vita, dalle gioie e dai dolori che ognuno porta sulla scena, forti anche di una caratterizzazione accentuata del linguaggio: tagliente e misurato Falzone, sboccato e greve, Bertolazzi, forbito e fascinoso Di Pasquale.
Un’annotazione tutta speciale merita, poi, l’uso dell’ironia a cui l’Autore attinge a piene mani e che in realtà viene usata per spezzare la tensione e attenuare il macabro. Una maschera, quindi, a sottile demarcazione tra l’umanamente sostenibile e il mostruosamente devastante.
La concitata raccolta della prova che inchioderà il killer è una delle pagine più esilaranti e surreali del libro e il gesso al braccio di Bertolazzi mulinato nell’aria a mo’ di incentivo all’azione decisiva è semplicemente indimenticabile! Ma non mancano neanche le pagine di una sensibilità più avvezza a un noir, come quelle che Ginevra scrive sulla lotta tra Falzone e il mostro dilaniante della solitudine affettiva.
La “pienezza” del cannibale e il senso di vuoto del suo antagonista.
E’ una storia dura, quella di Sicily Crime, a tratti straziante, in costante equilibrio sulla fune d’acciaio tesa dalla trama, una trama davvero ben congeniata, ricca di colpi di scena e di preziosismi stilistici di grande pregio come i frequenti cambi dei registri narrativi, i dialoghi variegati, il lessico curato ed elementi di originalità. Fra tutti, il vezzo dell’Autore di dedicare i nomi e i temi di ogni romanzo ad una propria passione. Se per Gli assassini di Cristo si trattava dell’ornitologia, per Sicily Crime ecco che scende in campo (anzi nel Campo) il Palio di Siena, con gualdrappe, barbareschi, nerbi, barberi e balzane. E il risultato è assolutamente godibile e raffinato.
Ma cosa c’azzecca con il Palio di Siena la zuppiera che fa bella mostra di sé in copertina?
Nulla, ritengo, ma se fossi in voi, non avrei tanta fretta di scoprirlo!
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