Dopo il grande successo di “The Turnglass, la clessidra di cristallo” (2023), Longanesi pubblica anche il secondo giallo del giornalista inglese Gareth Rubin, “Sinister. La città delle ombre“, uscito il 17 settembre con traduzione da Giuseppe Maugeri.
In questo romanzo l’autore compie un azzardo: fa rivivere i personaggi nati dalla penna di Sir Arthur Conan Doyle, e nello specifico inventa un modo per far accadere ciò che pareva impossibile, ossia far collaborare due delle menti più acute in circolazione alla fine dell’Ottocento, ossia Sherlock Holmes e la sua nemesi, James Moriarty. Ebbene sì, l’emergenza che minaccia l’Inghilterra e il mondo intero è così grave che i due non hanno scelta se non collaborare, o per lo meno provarci, anche se per un tempo limitato… Ci riusciranno?
La vicenda è narrata in prima persona, ma sono due le voci – molto diverse tra loro e ben riconoscibili – che si alternano nella narrazione: il racconto è infatti affidato al colonnello Moran, aiutante del professor Moriarty, e al fido dottor Watson, secondo di Holmes. Riuscitissima la contestualizzazione: le atmosfere sono British e sembra davvero di leggere un romanzo dell’Ottocento, il che denota l’attenzione ai dettagli, la meticolosità nel ricalcare il linguaggio, nonché la cura che l’autore ha messo nello scrivere non solo una bella storia, ma un romanzo credibile, pressocché privo di sbavature.
Confesso che sulle prime ero abbastanza diffidente e vagamente scettica, complice anche qualche difficoltà nell’abituarmi al racconto a due voci e nell’entrare quindi nella storia. Tuttavia proseguendo nella lettura devo dire che sono rimasta piacevolmente colpita e soddisfatta dal lavoro di Rubin… Non sarà Sir Arthur, questo è ovvio, ma quantomeno non scimmiotta nulla e si fa leggere con tranquillità.
Ti è piaciuto l'articolo? Iscriviti alla newsletter
Inserisci la tua email e riceverai comodamente tutti i nostri aggiornamenti con le novità, le anticipazioni e molto altro.