So chi sei è il romanzo di Elisabeth Norebäck che oggi recensiamo su Thriller Café.
Stella Widstrand ha un attacco di panico. È una psicologa, e ha appena ricevuto una nuova paziente molto particolare. Si è presentata come Isabelle Karlsson, ma lei l’ha riconosciuta. È sua figlia Alice, che è sparita quando aveva un anno; nonostante sia stata data per morta annegata, Stella è sempre stata convinta che fosse viva, e ora se la ritrova davanti. Da una vecchia valigia in soffitta tira fuori il suo diario da adolescente. In quelle pagine, che il libro ripercorre alternandole al punto di vista di Stella e di Isabelle, ritroviamo una gravidanza inaspettata ed un dolore che può far impazzire. Davvero la ragazza è la persona che Stella pensa?
Dai capitoli in cui Isabelle parla in prima persona scopriamo che anche lei nasconde qualcosa: sotto l’apparenza di una normale vita studentesca si nasconde una distanza emotiva dal mondo, sorretta dal pensiero di essere cattiva. Perché? Cosa ha fatto di tanto sbagliato?
Mentre Stella è ormai totalmente risucchiata dai fantasmi del passato, riceve una strana lettera contenente una esplicita minaccia di morte. Ciò non fa che aumentare la sua paranoia: è seguita? Qualcuno vuole farle del male?
Questo thriller psicologico prosegue sul doppio binario (la parte dedicata a Stella e quella di Isabelle) innestandovi i temi tipici del genere: l’inaffidabilità di una voce narrante di sesso femminile, un evento traumatico non elaborato, l’aumento progressivo della confusione e della paura delle protagoniste.
Accanto alla psicologa c’è un marito (che non è il padre della bambina scomparsa) molto comprensivo anche quando la moglie supera oggettivamente e in maniera preoccupante il confine della stabilità mentale. Ma sarà davvero quel partner modello che sembra? Il dubbio non può non sfiorate il lettore, ansioso di scoprire come stanno le cose, chi inganna chi, cosa è reale e cosa no.
L’ingresso di una terza voce narrante, quella di Kerstin, la madre di Isabelle (o la presunta madre, dipende se ci fidiamo di Stella), non solo aumenta l’ambiguità del racconto ma ci permette anche di sondare il rapporto tra lei e la figlia da un altro punto di vista. I pensieri di questa donna sono espressi bene: è una mamma oppressiva ossessionata dalla illibatezza della figlia, ma riusciamo, senza empatizzare con lei, a capirla. Le parti dedicata a questo personaggio crescono con lo scorrere delle pagine ed assumono contorni sempre più inquietanti.
Questo è un romanzo sul sentimento materno, sulla sua forza e sul suo lato oscuro. Tutto il libro si basa su questo interrogativo: la protagonista è tenace o disperata? È la forza di una madre a farla aggrappare a ciò che sembrano stralci di verità provenienti dal vecchio poliziotto incaricato delle indagini, ora malato di Alzheimer, o è l’irrazionalità malata che le fa credere alle farneticazioni di una mente ormai compromessa? C’è una cosa peggiore di avere problemi mentali: è rendersene conto. Il terrore prende possesso di Stella e la conduce in una spirale autodistruttiva.
So chi sei ha una certa semplicità narrativa, ma a metà libro arriva un guizzo notevole che fa drizzare le antenne al lettore. In generale, la natura sfumata dei personaggi è un punto di forza del romanzo. Norebäck ha una scrittura lineare, senza picchi di tensione ma molto scorrevole; crea una storia che regge sino al finale, quando la resa dei conti finalmente giungerà, e non sarà indolore.
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