Articolo sponsorizzato; qui la nostra policy.

Quest’oggi, al bancone del Thriller Café, abbiamo il piacere di accogliere Sharif Radwan e di presentare il suo thriller “Sogno vendetta“.

L’autore ha 41 anni, è nato a Carmagnola, in provincia di Torino, è laureato in filosofia morale e da due anni come lavoro fa il giocatore di poker. Vive con il suo cane Rupert e le sue passioni sono la lettura, gli scacchi e l’orticultura. Ma veniamo ora al thriller.

In una città senza nome, avvolta da una nebbia impenetrabile, un uomo è disteso su un lettino portatile, in un garage. Si chiama Shane – non conosciamo il suo cognome – e sta dormendo, imbottito di anestetico. Sono due anni che va avanti così. Shane si induce un sonno chimico e si risveglia ogni due mesi: lo fa per sognare, perché sognare è l’unico modo che ha per rivedere sua moglie Erin. Oggi, però, il cadavere di un suo amico è stato ritrovato con una spina elettrica in bocca e Shane sa di doversi svegliare: qualcuno sta cercando di incastrarlo. Qualcosa induce la polizia a sospettare di lui, anche perché in poche ore chiunque abbia un legame con Shane o abbia la sventura di incontrarlo sul suo cammino finisce ucciso, con una spina elettrica in bocca. Costantemente diviso tra sogno (anzi incubo) e realtà, Shane deve trovare il modo di dimostrare la sua innocenza, di fermare l’assassino e escalation di morte che ha innescato, ma soprattutto di restare vivo. È proprio lui, in prima persona, a raccontarci questa vicenda surreale, facendoci vivere quest’incubo al suo fianco, minuto per minuto. In uno scenario quasi apocalittico, viviamo il turbamento di Shane, i suoi dubbi, il suo sconcerto.

Il libro sarà in promozione gratis il 4, il 5 e il 6 luglio su Amazon.

Sito

https://www.scritturedinonritorno.it/home

Facebook

https://www.facebook.com/Scritturedinonritorno

Per darvi un’idea più concreta di questo thriller, ve ne lasciamo qui sotto un estratto.

ORE 12:00

L’assassino era in piedi di fronte alla finestra e guardava il campanile di una chiesa, ma in realtà guardava un vecchio ricordo; un ricordo che a sua volta sembrava guardarlo da laggiù, dai merli della torretta.

Dietro di lui c’era Silach,ferito alla testa e legato a una sedia con del nastro adesivo grigio. Come riprese i sensi, cercò di liberarsi, ma invano; allora si guardò attorno e riconobbe il proprio salotto.

«Ma che succede?» si chiese Silach, e il sangue sgocciolò giù dal mento, una goccia per ogni parola. Poi si rese conto di non essere da solo. «Sei tu che mi hai colpito? Chi diavolo sei? Che vuoi?»

A quel punto l’assassino si volse verso di lui—indossava una maschera, la faccia di Lala, la Teletubbies gialla—e svelò la propria identità solo dopo averlo fissato per alcuni secondi, lasciandolo a bocca aperta.

Quegli occhi, non più dietro la maschera, sembravano però occhi di maschera, fissi nel vuoto, color di confine, tra il triste e lo spietato, il passato e il presente.

«Tu?!»

«E chi, se non io?»

«Ma perché?»

«Perché, mi chiedi?» L’assassino sembrò riflettere, ma sapeva fin troppo bene cosa dire. «Perché quando non puoi più vivere non ti resta che sognare. Ma quando non puoi più nemmeno sognare… non ti resta che questo.» Dal giubbotto, estrasse un coltello da cuoco, lungo, pesante, con il manico nero. «Non ti resta che uccidere» chiarì.

Ti è piaciuto l'articolo? Iscriviti alla newsletter

Inserisci la tua email e riceverai comodamente tutti i nostri aggiornamenti con le novità, le anticipazioni e molto altro.

Compra su Amazon

Articolo protocollato da Simone Della Roggia

Appassionato di gialli e thriller, della buona cucina, e di bassotti (non necessariamente in quest'ordine). Scrittore a tempo perso, ovvero di notte. Passo molto tempo sui treni italiani, lo inganno leggendo.

Simone Della Roggia ha scritto 178 articoli: