https://www.amazon.it/Solo-verità-Karen-Cleveland/dp/8851157596/Uscito di recente per DeA Planet, oggi recensiamo Solo la verità, romanzo di Karen Cleveland.
Fin dalla prima pagina, “Solo la verità” si presenta come un paso doble, una danza raffinata tra i due protagonisti, Vivian e Matt, che appassiona il lettore fin dalla prima pagina. Gli altri personaggi, pur tratteggiati con cura, sembrano avere più che altro la funzione di accompagnare i due verso un sempre maggior grado di consapevolezza eppure, allo stesso tempo, di incertezza.
Vivian, analista CIA, scopre che Matt, suo marito e padre dei suoi quattro figli, è inserito in un elenco di agenti dormienti russi. Scopre che Matt, in realtà non è neppure il suo vero nome, che è negli Stati Uniti, fin dall’adolescenza, come agente dormiente.
Non crede ai suoi occhi, ma sarà il marito stesso a confermarle, il giorno stesso, la veridicità della notizia, pur negando di aver mai compiuto azioni ostili a lei o alla sua nazione e rivendicando quella di marito e padre come la sua ormai reale ed autentica missione. Quello che era cominciato come un inganno, dice, si è tramutato (potremmo aggiungere pirandellianamente) in realtà. O perlomeno, così sostiene Matt: ma Vivian, ora, può credergli?
Impossibile non scorgere in questo elemento di dubbio, di doppiezza, che costituisce la vera e propria cifra narrativa del testo, una qualche eco, pur rivisitata con originalità, della fortunata serie televisiva Homeland (re-make statunitense dell’israeliana Prisoners of War), animata dall’incontro-scontro tra l’agente Carrie Mathison e il sergente Nicholas Brody, che si sospetta possa essere passato al servizio dei terroristi.
Il parallelo tra le due storie però si biforca su un’importante punto di sondo: la differenza sta nel fatto che la diffidenza di Carrie verso Brody (in Homeland) è quella verso un estraneo, mentre Vivian si scopre, improvvisamente, estranea rispetto all’uomo con cui ha condiviso tutto. Per questo è disposta a rischiare non soltanto per scoprire la verità, ma anche, forse soprattutto, per salvare almeno qualcosa del suo passato e della sua storia: in un certo senso, dell’immagine che ha di sé.
La linfa vitale dell’intrigo, proprio sulla scia di questa affannosa ricerca, che ha per meta ora la verità, ora un appiglio alle certezze che sembrano ormai andare in frantumi, sono i dialoghi, mai banali, tra i due protagonisti: parola dopo parola, gesto dopo gesto, si fanno spazio, oltre alla tensione tra Stati, paure e preoccupazioni più personali, una fragilità inattesa, un profondo senso di umanità.
La precisione descrittiva si applica agli ambienti, ma soprattutto agli stati d’animo e, specie nella parte centrale, la più tumultuosa, quella in cui Vivian sarà costretta, giocoforza, a fare i conti con la nuova realtà, porta il lettore a osservare la storia, pur descritta oggettivamente, a tratti con crudezza, con gli occhi della protagonista. Matt, invece, rimane avvolto nel mistero. Potremmo dire che il co-protagonista, anche in questo senso, fa da contraltare a Vivian, riempiendo con poche, misteriose parole, ma anche con significativi silenzi (forse omissioni?) gli intervalli che separano la sorpresa dalla reazione, il dubbio dal tradimento.
È un romanzo di spionaggio, ma non nel senso classico del termine: certamente non alla maniera di Le Carrè, che ha in genere uno sguardo più largo, ad abbracciare la società più che i singoli, ma neppure ricordando Fleming, e la spettacolarità delle gesta di Bond. Non mancano i colpi di scena e si susseguono rivelazioni sorprendenti per il lettore, con uno stile che pare omaggiare una tradizione più prettamente giallistica, della scuola del giallo psicologico, piuttosto che un romanzo di spie. Ed è con questo taglio originale che il ritmo, già sostenuto, non smette di accelerare fino agli ultimi capitoli, fino cioè a imbattersi in un finale che lascia attoniti di fronte alla domanda: solo la verità, d’accordo, ma una verità soltanto?

Recensione di Damiano Verda

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Solo la verità
  • Editore: DeA Planeta Libri
  • Autore: Karen Cleveland , Isabella Zani

Articolo protocollato da Damiano Verda

Genovese, classe 1985, ingegnere informatico, appassionato di scrittura. There’s four and twenty million doors on life’s endless corridor (ci sono milioni di porte lungo l’infinito corridoio della vita), cantavano gli Oasis. Convinto che anche giocare, leggere, scrivere possano essere un modo per tentare la scommessa di socchiudere qualcuna di quelle porte, su quel corridoio senza fine.

Damiano Verda ha scritto 56 articoli: