Marco Aluzzi lavora presso l’associazione che gestisce il cinema di Settimo Milanese, si occupa anche di teatro e da oltre vent’anni conosce Fabio Marani, da quella ditta dove ambedue lavoravano come metalmeccanici coltivando à cote’ l’hobby della scrittura, almeno negli spazi in cui il mono neurone lasciava spazio dopo calcio e ragazze (parole sue, del Marani).
Insieme hanno scritto Sombrero swing, un libro che ha al centro un cavallo che porta il nome del copricapo messicano, e dopo aver ascoltato un concerto hanno trovato che lo swing abbia lo stesso ritmo che hanno impresso alla narrazione.
Siamo nel 1973 e la storia ha al centro due amici, ossia Gino ed Eugenio: uno fa l’inserviente allo zoo di Milano e l’altro è affaccendato in “incombenze non sempre conformi alla legge”, infatti lo chiamano Dieci Secondi per il tempo che impiega ad aprire una serratura.
I due sono di stanza fissi al bar Spada del quartiere Cagnola, e potrebbero benissimo far parte della banda dell’Ortica!
Il loro primo colpo è rubare una tigre, sedarla con i dardi prelevati allo zoo e con un’Ape car portarla al committente. E chi ben comincia … si ritrova all’ippodromo un po’ a seguire le corse è un altro po’ a lumare il davanzalino di tal Benedetta quando l’equino favorito, su cui l’ Eugenio ha puntato, a 50 metri dalla vittoria si blocca e bruca un ciuffo d’erba. Che rumore fa un sogno che si infrange? Dieci secondi non lo sa e forse se ne infischia, ha la sua confort zone da raggiungere, una grappa al bar Spada solo che, di lì a poco, arriva un inglese a chiedere indicazioni stradali e chi è se non il trasportatore di Sombrero, il cavallo pazzo? Rapirglielo è un attimo.
Insomma l’avete capito, questo romanzo è uno spasso, perché gli autori snocciolano una storia esilarante, raccontata con molto dialetto milanese e non ancora terminata perché a ottobre 2024 esce il seguito.
A Risolto Giallo hanno confessato di aver scelto il Cagnola – il quartiere che fa da sfondo alla vicenda – ad hoc perché sufficientemente periferico, abbastanza decentrato e proletario per ambientare storie operaie e di piccola delinquenza e al contempo non ancora utilizzato da altri giallisti. E proprio il Cagnola, pattugliato dai due in cerca di spunti, è stato teatro di un siparietto fantastico: al circolo arci si sono ritrovati al tavolo con soggetti perfettamente sovrapponibili ai loro personaggi. Quando la fantasia precede la realtà. Una storia divertentissima, scritta come un copione teatrale che pare surreale ma, avendo attinto all’episodiario personale degli autori e di loro conoscenti, dimostra una volta di più che l’arte si limita perché teme di essere considerata troppo fantasiosa.
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