Lo scrittore Bernard Minier nasce nel 1960 nella cittadina francese di Béziers e vive attualmente a Parigi. Si è occupato di tutt’altro nella vita (ha fatto carriera nell’amministrazione doganale) prima di inviare il suo primo manoscritto a un editore. Era Glacé (pubblicato poi in Italia con il titolo Il demone bianco) che risultò vincitore del Festival Polar de Cognac 2011 e che vide l’esordio del suo mitico protagonista Martin Servaz, un poliziotto di Tolosa profondamente umano e colto. Tra le altre sue successive opere possiamo ricordare: Non spegnere la luce che ha venduto oltre 300.000 copie solo in Francia, e Notte (2017) che lo hanno consacrato come uno dei maestri del thriller francese. Recensisco qui per voi Sorelle (La nave di Teseo, 2019), l’ultima sua fatica letteraria tradotta in italiano.

1993. I corpi di Alice e Ambre, due sorelle poco più che adolescenti, vengono ritrovati senza vita e martoriati sulle rive della Garonna. Indossano entrambe un candido abito da Prima Comunione e sono legate al tronco di due alberi. Toccherà all’ora giovane Martin Servaz, che ha appena finito il suo apprendistato presso la polizia giudiziaria di Tolosa, far luce su questo brutale doppio omicidio. Tutti gli indizi sembrano convergere verso il famoso scrittore Erik Lang sia perché uno dei suoi romanzi, dai toni foschi e inquietanti, aveva come titolo “La comunicanda” sia perché le due sorelle intrattenevano con lui una fitta corrispondenza epistolare decisamente equivoca.

Alice e Ambre erano, infatti, le sue più grandi fan perché affascinate dalla scrittura di Lang intrisa di morbosità, malvagità, trasgressione e ne erano attratte in modo irresistibile come falene verso una fonte di luce. Il caso però viene chiuso bruscamente in quanto un compagno di università delle due ragazze si suicida impiccandosi e accanto al suo corpo viene trovata una lettera in cui rivendica l’omicidio delle due sorelle.

Venticinque anni dopo, nel 2018, una donna viene trovata morta a causa del veleno dei serpenti che il marito, appassionato di rettili, allevava. Indossava anche lei un abito da Prima Comunione ed era Amalia Lang, la moglie del famoso scrittore. Toccherà di nuovo al nostro Martin Servaz, ormai capitano, addentrarsi non solo in questa misteriosa indagine ma anche nella mente perfida e inquietante di Lang per capire se ci troviamo di fronte anche in questo caso ad un omicidio e se la similitudine con le morti del 1993 sono solo semplici coincidenze o è l’architettura perfetta di un’unica mente diabolica…

Questo intrigante e magnetico thriller psicologico che confina con un romanzo poliziesco si svolge su due piani temporali: per un quarto nel 1993 e per il resto del racconto, che consta dell’indagine vera e propria, nel 2018. E questo non serve solo al bravissimo Bernard Minier per riuscire a dar vita ad una trama davvero geniale e coinvolgente ma anche, e forse soprattutto, a farci comprendere meglio il personaggio di Martin Servaz. Ma chi è, in realtà, Martin Servaz? È un poliziotto intuitivo e perspicace ma soprattutto è un uomo con delle profonde ferite nell’animo che l’hanno reso duro ma anche romantico, idealista ma a volte opportunista e cinico, spesso indifeso e succube delle sue emozioni. È un uomo che convive con i suoi fantasmi. Uno di questi è il padre che all’inizio è amorevole e affettuoso con il piccolo Martin ma poi, a causa della sopraggiunta dipendenza dall’alcol, diventerà irraggiungibile e scostante a tal punto da creare nel figlio adolescente un senso di ibernazione dei sentimenti e delle emozioni. E poi ci sono le donne con le quali Martin allaccia relazioni contrastanti: un amore effimero con Alexandra e quello passionale ma a tratti distante con Marianne.

Un buon thriller secondo me deve avere le seguenti caratteristiche: una trama geniale, la capacità di riuscire a tenere il lettore incollato alle sue pagine, gli indizi disseminati con intelligente maestria, l’impossibilità fino alla fine (o quasi) di riconoscere l’assassino/colpevole, ma Sorelle ha, grazie a Martin Servaz, molto di più. Ha anche un protagonista affascinante e carismatico ma soprattutto umano, semplice, non un supereroe anzi talvolta goffo e impacciato al quale ci si affeziona facilmente proprio perché si mostra a noi con tutti i suoi dubbi, le sue fragilità, le sue ombre e i suoi conflitti interiori.

In conclusione posso dire che ho letto, talvolta, in articoli “di genere” che i thriller francesi sono “un passo avanti agli altri”… non sono in grado, però, di dire se questo sia vero o no… posso però affermare che Sorelle di Bernard Minier grazie alla sua trama che ci catapulta nel bel mezzo di una casa degli specchi dove ogni riflesso è ingannevole ma mostra un frammento di verità e dove non si comprende fino in fondo se è la finzione a condizionare la realtà o se è quest’ultima a rifarsi alla finzione letteraria, mi ha decisamente stregata.

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Sorelle
  • Minier, Bernard (Autore)

Articolo protocollato da Luisa Ferrero

Mi chiamo Luisa Ferrero, sono nata a Torino e vivo a Torino. Dopo una laurea in Materie Letterarie ho ricoperto il ruolo, per tre anni, di assistente ricercatore presso l’Università degli Studi di Torino e ho poi, successivamente, insegnato nella scuola per oltre trent’anni. Divoro libri di ogni genere anche se ho una predilezione per i gialli, i thriller e i noir. Le altre mie passioni sono: il cinema, il teatro, il mare, la mia gatta e la compagnia degli amici... Di recente mi sono approcciata anche alla scrittura partecipando a numerosi corsi di scrittura creativa. Il mio racconto giallo "Un, due, tre… stella!" è stato inserito nell’antologia crime "Dieci piccoli colpi di lama" - Morellini Editore (luglio 2022) e il mio romanzo d’esordio "Cicatrici", finalista alla quinta edizione del concorso "1 giallo x 1000", è stato pubblicato il 31 marzo 2023 da 0111 Edizioni. Ah, dimenticavo... dal 2016 sono non vedente ma questo, in realtà, non è un problema in quanto per dirla come Antoine de Saint-Exupéry "l’essenziale è invisibile agli occhi".

Luisa Ferrero ha scritto 121 articoli: