Scelto al Festival del Cinema di Berlino come uno dei 12 migliori romanzi candidati a una trasposizione cinematografica, Sorry, thriller di Zoran Drvenkar, è di certo un libro che si sta facendo notare, tanto che i diritti di traduzione sono già stati venduti in diversi paesi, tra cui anche gli Stati Uniti (Knopf) e l’Italia, dove a proporlo al pubblico è Fazi.
Thriller Café vi dà oggi il suo (positivo) parere.
Titolo: Sorry
Autore: Zoran Drvenkar
Editore: Fazi
Anno di pubblicazione: 2009
Pagine: 490
Traduttore: Gallico V.; Lucaferri F.; Bruno V.
Trama in sintesi
L’agenzia “Sorry” offre un servizio inusuale: bussare alla porta di chi ha ricevuto da parte nostra delle piccole crudeltà, e chiedere scusa per noi.
Kris, Wolf, Frauke e Tamara sono i quattro giovani berlinesi che hanno avuto questa idea, che da subito genera numerose richieste. Il giro d’affari dei ragazzi diventa presto imponente, ma purtroppo non ci si può liberare di una colpa per conto terzi.
Nel momento in cui si ritrovano dinnanzi al corpo martoriato di una donna i quattro sono ormai in trappola, costretti in un percorso programmato per confonderli e in cui ogni loro mossa è già un errore. Dalla necessità di comprendere chi sia l’artefice di una così folle violenza, perché abbia ucciso e perché abbia bisogno dei loro servizi “d’agenzia”, parte un tragitto che si snoderà lungo un labirinto fatto di impossibili vie d’uscita.
Quasi 500 pagine e non sentirle. Quando ho cominciato Sorry la mole un po’ mi ha spaventato, sono onesto. Ma se andate a vedere la cronologia delle ultime letture vedrete che l’ho finito in quattro giorni e qualche parola sul libro la spendo molto volentieri.
Partiamo con due punti fermi: 1) un’idea finalmente originale; 2) una buonissima scrittura, di certo superiore a quella di molti colleghi scrittori di thriller.
Drvenkar per fortuna non si rivela il solito cavalcatore dell’onda, uno di quelli che si limita a imbastire una trama più o meno decente, a infilarci il serial killer di turno e a scrivere delle frasette verbo-soggetto-complemento, perché così si legge veloce e chissenefrega dell’analisi psicologica dei personaggi, dello show don’t tell e della gestione della suspense. No, Drvenkar è uno che per scrivere Sorry c’ha messo due anni, e li ha impiegati bene.
Il romanzo, ridotto allo scheletro, ha un impianto abbastanza semplice, con non molti twist ‘n turn e forse un colpo di scena sull’identità del killer un po’ troppo “da copione”, ma l’autore è bravo nell’utilizzare al meglio le tecniche narrative, variando i punti di vista, passando dalla terza persona onnisciente alla seconda (decisamente non alla portata di tutti), operando diversi cambiamenti temporali e facendo un largo uso di analessi, il tutto senza far perdere la bussola al lettore. Notevole, a mio parere.
Se ci aggiungiamo un’ottima caratterizzazione dei protagonisti e capacità descrittive che spesso sorprendono per quanto riescano a rendere vivido il narrato, è facile capire come il giudizio non possa che essere positivo.
L’anno volge al termine e difficilmente avrò modo di leggere più di altri cinque o sei romanzi: anche se fossero tutti belli, posso già anticipare che Sorry resterebbe comunque nella mia personale top ten per il 2009. Vi assicuro che non è poco.
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