I documentari sul mondo animale sono il filo conduttore di Sotto questo sole tremendo, l’originale noir d’esordio dello scrittore argentino Carlos Busqued che, con la tecnica dell’etologo, si avvicina ad alcuni esemplari della specie umana e ne studia il comportamento osservandoli nel proprio ambiente. Il risultato è sorprendente.
Titolo: Sotto questo sole tremendo
Autore: Carlos Busqued
Editore: Atmosphere libri
Traduttore: Silvia Raccampo
Anno: 2012
Javier Cetarti trascorre giornate intere davanti alla televisione, rapito dai documentari sugli animali di Discovery Channel, quando una telefonata interrompe questa monotonia: un certo Duarte lo sta contattando per comunicargli che la madre e il fratello sono morti e che quindi è necessaria la sua presenza a Lapachito, nella regione argentina del Chaco.
Quando Cetarti arriverà a destinazione scoprirà che i due congiunti sono stati uccisi per mano del convivente di sua madre, tale Alfredo Molina, un ex ufficiale dell’aviazione, che dopo la mattanza si è tolto la vita. Circostanza questa che finirebbe per favorirlo, come gli spiega Duarte, che si incaricherebbe di mettere in atto una truffa ai danni dell’assicurazione di Molina per riscuotere il malloppo e dividerlo.
Cetarti, perpetrando il moto di inerzia che lo tiene in vita, accetta quell’accordo dal quale nascerà uno scellerato sodalizio con il Duarte e il suo giovane aiutante Danielito.
Quel moto d’inerzia esistenziale alla fine si arresterà drammaticamente e solo allora Cetarti riuscirà ad imprimere una spinta decisa al suo andare.
Ambientazioni squallide, zone geografiche depresse, esistenze al margine della società, uomini dalla brutalità ancestrale, un bestiario sterminato (calamari giganti, elefanti, salamandre, insetti rinsecchiti). No, non è un libro facile questo di Busqued e non è significativo per l’analisi del testo fare un parallelo con il Meridiano di sangue di McCarthy, perché non c’è traccia di tragedia – nel senso più classico del termine – in Sotto questo sole tremendo.
Il più delle volte, infatti, la crudeltà delle azioni violente è meramente descrittiva e non derivante dalla volontà dei protagonisti. Non a caso Danielito è affascinato dall’elefantessa ballerina vista su un documentario di Animal planet: le stimolazioni elettriche che gli addestratori le avevano somministrato a ritmo di musica per farle mimare la danza, ora fanno sì che l’animale sia condannata a muovere le zampe in continuazione in virtù dell’acquisito riflesso al dolore.
Lo scollamento tra le azioni e le conseguenze delle stesse in totale assenza di volontà rappresenta forte l’elemento di maggiore turbamento per il lettore, rivelandosi però anche la sola chiave di lettura possibile: solo in quest’ottica può risultare del tutto evidente il parallelismo tra il lasciarsi vivere di Cetarti e Danielito e gli elefanti che possono impazzire per chissà quali motivi “o semplicemente (quando) si stufino degli esseri umani”, mentre la crudeltà espressa da Duarte è quella del mahut , il custode di questi pachidermi, la cui esistenza è logorata dall’attesa di un loro devastante gesto inconsulto.
La bravura di Busqued risiede tutta nel non lasciar intravvedere la sua mano di narratore, descrivendo gli accadimenti con uno stile smaccatamente documentaristico, che reca però in sé i prodromi di un coinvolgimento più profondo: lo scrittore infatti non può non essere anch’egli lì, sotto quel sole tremendo, per documentare la vita di quegli esemplari della specie umana che con grande potenza visiva il suo ideale obiettivo inquadra.
Al lettore non resta che fronteggiare l’amara realtà: gli esseri umani, pur essendo simili agli animali, possono essere infinitamente più bestiali.
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