È inverno, fuori fa freddo e il sole tramonta troppo in fretta. Abitate in un seminterrato, poco più che una trappola per topi in realtà.
Sapete di dover fare tesoro di ogni lama di luce per illuminare quei pochi metri quadri, eppure non vi azzardate ad aprire le tendine che avete alle finestre. Devono restare chiuse perché qualcuno, oltre a esse, vi sta osservando.
Che cosa provate? Avanti, confessate: paura forse? Ribrezzo, rabbia?
È questa la situazione cui la protagonista di Sporco Weekend, Bella, si ritrova ad affrontare. Una situazione che la manda fuori di testa, letteralmente, e che l’autrice Helen Zahavi riesce a descrivere tanto bene in una spirale cruda di eventi, tanto vicini all’odierna società da far rabbrividire per il suo realismo.
Bella vive in un seminterrato a Brighton, sulla costa meridionale dell’Inghilterra, una vita che le scivola pian piano dalle dita. Ha accettato di chinare il capo, di vestire di volta in volta i panni che gli uomini hanno tessuto per lei.
Tutto cambia quando si accorge dell’uomo che la spia dal palazzo di fronte. Chiude le tendine, è questa la sua prima reazione, ma in questo modo non fa che il gioco del suo aguzzino e comincia ben presto a sentirsi in trappola.
I muri di casa le sembrano appiccicarsi addosso, le manca il fiato.
Ciononostante, oltre che la sua pena, quell’uomo è anche la sua salvezza: sarà proprio lui lo stimolo necessario perché Bella dia una svolta decisiva alla sua vita e che, da semplice preda, si trasformi finalmente in predatrice.
Sarà proprio questo l’inizio di un weekend molto sporco.
Sporco è proprio il termine adatto per descrivere questo libro, date le vicende che ci sono presentate e la quantità di sangue versato attraverso le pagine.
Edito nel 1992 da Ugo Guanda Editore, Helen Zahavi riesce in poco più di 200 pagine a parlare di temi attuali come non mai. Il fil rouge che lega gli omicidi, infatti, è la violenza condotta dal mondo maschile contro quello femminile.
Non appena il romanzo si apre, la situazione sofferta in cui versa la protagonista coinvolge il lettore a un livello quasi personale. Attraverso il suo filtro distorto, si riesce a percepire una vita fatta di dolori e paure che non possono evitare l’istantanea empatia per Bella, per quel suo essere tanto remissiva da suscitare una sincera compassione.
L’azione comincia senza accorgersene, questa è la bravura di Helen Zahavi. Ha uno stile unico nel suo genere, a tratti psicologico, capace di ridurre all’essenziale il senso di una scena, quel tanto che basta per arrivare con forza alla mente del lettore.
È una figura scura quella che osserva Bella, ciò che porta la protagonista a una micro – rivoluzione, al desiderio di rivalsa nei confronti di quegli uomini che negli anni l’hanno sfruttata, costretta, zittita, abusata.
Il termine rivoluzione non è usato a caso, poiché dalla prima all’ultima pagina si assiste a una vera e propria evoluzione del suo personaggio, straordinaria nel suo piccolo, un viaggio nella mente di una vittima che assurge al ruolo di carnefice.
Nel corso della storia si scopre difatti che Bella ha un passato da prostituta, due scellini per ogni cliente. Una miseria, ci viene detto, il minimo che avrebbe potuto offrire per sbaragliare la concorrenza e ricavarci qualcosa.
Perciò se pensiamo a come questa donna, schiava del giogo degli uomini, abbia trovato dentro di sé la forza per rialzarsi, non possiamo che applaudirla. Una scelta narrativa potente, espressiva; una metafora perfetta, direi, per aspera ad astra.
Nel corso del weekend, Bella si ritroverà a contrattare per acquistare una pistola, difendersi da uno stupro, vendicare un’indigente in un vicolo buio.
Malgrado tenda a cacciarsi nei guai con le proprie stesse mani, è interessante notare come la sua mentalità vendicatrice si evolva: se in un primo momento uccide per necessità, Bella arriverà a premere il grilletto per gli altri, più che per se stessa.
Chapeau, non c’è che dire.
La scia di sangue che si lascia dietro non è cosa da poco, ma con linguaggio crudo e schietto, Helen Zahavi tratteggia una parabola di evoluzione personale da imitare, non nei suoi aspetti più cruenti, ovviamente.
Spetta a voi, adesso, rivivere con Bella quello sporco weekend. Siete disposti a sporcarvi le mani?
Recensione di Davide Pietrafesa.
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