Narcotraffico, fiction e realtà nel romanzo che Oreste Patrone recensisce oggi qui al Thriller Café: Suerte, di Giulio Laurenti (edito da Einaudi).
Titolo: Suerte
Autore: Giulio Laurenti
Editore: Einaudi
Anno: 2010
Ho da poco finito di leggere il romanzo di Giulio Laurenti.
Confesso che prima di leggerlo non avevo idea di chi fosse il protagonista della storia: Ilan Fernandez. Ho iniziato a pensare che si trattasse di una persona vera e non di un personaggio di finzione quando nel libro è apparso il personaggio dell’amico scrittore dell’Io narrante. Lì, mi sono insospettito e ho fatto qualche ricerca.
Dunque chi è, Ilan Fernandez? Lo dirò senza rivelare niente del libro che non si trovi facilmente su Internet digitando il suo nome su Google. È stato un criminale colombiano, narcotrafficante internazionale, ora imprenditore di successo nel campo della moda giovanile col brand “DePutaMadre69“.
Confesso (di nuovo) che pure questo non l’avevo mai sentito. Del resto, credo di essere una delle persone meno indicate sulla Terra per parlare di moda: mi vesto come capita e so quello che spendo in vestiti, perciò dubito che si tratti di capi griffati. Ad ogni modo “DePutaMadre69” è l’invenzione con cui Fernandez si è conquistato il suo angolino patinato nel mondo della legalità replicando il successo straordinario delle sue precedenti attività meno ‘nobili’ e più pericolose.
Adesso che anche voi sapete chi è Ilan Fernandez, vi manca di conoscere la sua storia: chi era, chi erano i suoi sodali, come fece a ritagliarsi un ruolo di primo piano nel narcotraffico internazionale dato che all’epoca vigeva il duopolio dei cartelli di Calì e Medellin, chi fu a tradirlo, qual è stata la strada – tutta in salita – che lo ha portato dalla polvere della prigione ai rinnovati fasti di un successo questa volta ‘pulito’, chi è adesso, quali sono i suoi sogni e i suoi progetti per un futuro che non ha mai smesso di crearsi da solo a suon di sangue e di sudore (che nel dizionario e solo lì, viene dopo ‘successo’ – cit.). Se siete curiosi di saperlo, leggetevi “Suerte”.
Ok, direte voi, ma se volessi sapere chi è Ilan Fernadez mi basterebbe fare come hai fatto tu e andare su Wikipedia, no? Allora, premesso che l’unica pagina disponibile è in spagnolo e se siete come me che con le lingue straniere fate a pugni ve la raccomando, vale la pena di fare una precisazione: non esiste articolo di giornale o pagina di Wikipedia capace di sostituire il piacere della lettura di un buon libro e quello di Laurenti lo è.
Lo è per molti motivi, ne dirò solo alcuni: è scritto bene, con un linguaggio a tratti duro e diretto, necessario ma privo di gratuità stomachevoli; un libro che non tace niente di una storia difficile senza tuttavia indugiare – compiacendosi di farlo – sui dettagli più violenti o scabrosi; un libro da cui si possono trarre con il sorriso delle lezioni importanti (una di queste è che la differenza che passa tra ‘criminale‘ e ‘ingiusto‘); un libro che racconta la storia di un uomo fuori dal comune, vista attraverso i suoi occhi.
Un bel libro, insomma, che merita di essere letto. Persone, luoghi, fatti e circostanze riempiono le pagine non come un’esaustiva, ma tediosa e sterile rassegna di note biografiche, ma compongono insieme un romanzo evocativo e appassionante, duro e coinvolgente. Una storia di riscatto o, per dirla con le parole dell’autore, di resurrezione.
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