Il nome di Paul Calder Leroux è quasi sconosciuto: pochi assoceranno questo nome a uno dei geni criminali più pericolosi di questo secolo, che – ispirandosi al neocapitalismo digitale della Silicon Valley e ai narcos colombiani – costruì un impero illegale sul commercio di farmaci, armi, droghe, prodotti chimici.

In Sulle tracce di Leroux, accuratissima true crime story, Elaine Shannon ci accompagna nella ascesa e caduta di un uomo straordinariamente brillante e incredibilmente crudele che scelse il “lato oscuro”, catturato grazie a una squadra di elité delle DEA che seppe seguire le (poche) briciole digitali fino a ricostruire la mappa di Cartel 4.0, impero transnazionale e virtuale di un uomo che voleva essere il Jeff Bezos o l’Elon Musk del crimine.

Si rimane involontariamente affascinati dalla figura di Paul Leroux: nato in Rhodesia da genitori occidentali, cresciuto in South Africa in una condizione di sostanziale emarginazione, Leroux – dotato di un QI estremamente elevato sepolto sotto gli atteggiamenti asociali da adolescente nerd e obeso – inizia la sua carriera nel mondo della sicurezza informatica. Potrebbe avere un futuro brillante, ma è un ragazzo difficile da decifrare, manipolatore, scorretto ed esce presto dai radar dell’economia legale: adottando l’approccio imprenditoriale della gig economy più aggressiva, esordisce nel crimine con una intricata (ed efficentissima) rete di vendita di farmaci on line, non proprio illegale fino almeno al momento in cui comincia a trafficare in ossicodone.

Attenzione, l’impresa potrebbe tranquillamente prosperare ai confini della legalità, ed essere molto redditizia. Ma Leroux vuole diventare un criminale: anzi, vuole diventare il più grande criminale di tutti i tempi, più dei narcos colombiani, più dei trafficanti internazionali di armi, più di chiunque altro. Vuole sedere su tonnellate di dollari (letteralmente), gestire il potere in enclave al di sopra della legge,  controllare squadre di mercenari. E quando qualcosa non fa piacere al Boss, come pretende di essere chiamato, può sempre contare sui suoi sicari.

Elaine Shannon, con un lavoro certosino fatto di centinaia di ore di conversazione con gli agenti della DEA e di ricerca, confeziona una storia che unisce il rigore del miglior giornalismo investigativo a una rara capacità narrativa: la vicenda di Leroux è nota, e basterebbero pochi minuti su Wikipedia per sapere come va a finire. E nonostante questo fin dai capitoli iniziali, c’è una costante tensione che percorre le pagine, degna di un ottimo lavoro di fiction. Pur sapendo che Leroux è stato catturato e condannato, durante la lettura si teme che qualcosa vada storto, che i sodali del Boss possano sfuggire, o che qualcuno dei “buoni” possa morire sul campo: l’oggettivo talento imprenditoriale di Leroux viene descritto con grande cura non per una malriposta ammirazione nei suoi confronti, quanto per esaltare il lavoro degli uomini che si esposero a grandi pericoli pur di catturarlo.

Shannon è bravissima nel cogliere i lati umani dei protagonisti, e a dipingere uno scenario internazionale inaspettato e inquietante: così, tra piccole manie e aneddoti, rivalità tra agenzie governative e collaboratori pentiti , scopriamo come e perché una oscura regione della Somalia ha rischiato di diventare lo snodo dell’impero di Leroux, di come la Corea del Nord finanzi il proprio piano di riarmo nucleare con il traffico di metanfetamina e di come bastino pochi documenti firmati da un insignificante ufficiale corrotto africano per aprire la strada al traffico di armi con la Triade cinese.

Sembrerebbe la trama di un mediocre film action con Tom Cruise, e invece è tutto vero: ed è anche per questo che la lettura di “Sulle tracce di Leroux”, oltre che per il suo stile scorrevole e intrigante, è consigliata. Arrivati al termine della storia si ha la percezione di aver viaggiato in un mondo parallelo e oscuro che segna il corso della storia e delle nazioni, un mondo che a volte inconsapevolmente sfioriamo e che forse richiede una maggior consapevolezza e attenzione.

Elaine Shannon è un’acclamata corrispondente di Time and Newsweek, e autrice del bestseller del New York Times “Desperados: Latin Drug Lords, U.S. Lawmen e War America Can’t Win” che è servita come base per la miniserie della NBC Drug Wars: The Camarena, vincitrice di un Emmy, e il suo sequel nominato agli Emmy, “Drug Wars: The Cocaine”. Shannon è inoltre una reporter investigativa molto nota, accreditata dalle organizzazioni di polizia e intelligence, ed esperta di terrorismo, criminalità organizzata e spionaggio.

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Articolo protocollato da Marina Belli

Lettrice accanita, appassionata di rugby e musica, preferisco – salvo rare eccezioni – la compagnia degli animali a quella degli umani. Consumatrice di serie TV crime e Sci Fy, scrittrice fallita di romanzi rosa per eccesso di cinismo e omicidi. Cittadina per necessità, aspiro a una vita semplice in montagna o nelle Highland scozzesi (a condizione che ci sia una buona connessione).

Marina Belli ha scritto 146 articoli: