Per quanto mi riguarda, Scott McEwen è una garanzia: azione dal taglio cinematografico, giusta dose di dettagli tecnici e umorismo da caserma. Dell’autore ho già recensito Sniper Elite, scritto a quattro mani con Thomas Koloniar, ex poliziotto dell’Ohio diventato scrittore.
Dopo aver esordito con la biografia del cecchino dei Navy Seals Chris Kyle (diventata in seguito in film di successo), McEwen si è buttato sulla fiction e lo ha fatto proprio insieme a Koloniar con Sniper Elite. Visto il buon successo del romanzo, la coppia ci ha riprovato con un seguito intitolato Target America.
Il personaggio principale è ancora una volta il tiratore scelto dei Navy Seals Gil Shannon che, come avevo scritto per Sniper Elite, dà l’impressione di essere la versione fiction di Chris Kyle. Lo avevamo lasciato al termine di una missione non autorizzata per salvare la pilota di elicotteri Sandra Brux, catturata dai talebani in Afghanistan. L’operazione, riuscita con pieno successo, gli è valsa la prestigiosa Medal of Honor, anche se è stato costretto ad allontanarsi dalla Marina. Niente paura, però, Shannon non è rimasto certo disoccupato. Le sue preziose abilità non possono certo essere sprecate, ragion per cui è entrato a far parte del mondo delle “black operation.” Il nuovo impiego è causa di forte attrito tra Gil e la moglie Marie, la quale dopo il congedo dalla Marina aveva sperato di avere il compagno tutto per sé. Purtroppo, la devozione di Shannon per il proprio Paese allontana i due coniugi, ormai prossimi a una dolorosa separazione.
I problemi tra marito e moglie sono nulla rispetto a quello che sta per succedere negli Stati Uniti. Un ordigno nucleare detona in un tunnel utilizzato dai criminali messicani per introdurre negli USA droga e clandestini. I danni sembrano abbastanza contenuti, tuttavia ben presto si capisce che si è trattato una RA-115, famigerata valigetta contenente una bomba nucleare portatile costruita in Russia durante la Guerra Fredda. Fino a quel momento, si credeva che fosse niente più di una chimera. L’esplosione al confine con il Messico la rende, invece, molto reale. Come se non bastasse, in giro per gli Stati Uniti sembra esserci un’altra valigetta uguale. Occorre trovarla e il tempo stringe. Viene messa in piedi una squadra libera dai vincoli della legge e a capitanarla troviamo proprio Gil Shannon. Può bastare? Niente affatto. A complicare le cose c’è il fatto che la missione di Shannon in Afghanistan non è andata giù a parecchie persone, ragion per cui lo vogliono morto. E per riuscirci i terroristi sono disposti anche a cercarlo nel suo ranch in Montana.
Come quadro generale, penso che possa bastare. Ci sono tutti i presupposti per tante scene d’azione ben descritte e, come scrivevo all’inizio, dal taglio cinematografico. Rispetto al primo romanzo, il personaggio di Shannon è meno centrale. In Sniper Elite era una sorta di Rambo onnipresente mentre in Target America sembra aver più un ruolo da coordinatore (non preoccupatevi, avrà comunque occasione di sfoggiare le sue abilità da super soldato).
Tra i pochi difetti che avevo riscontrato in Sniper Elite, anche in Target America a volte è presente un eccesso di sigle militari e governative, a volte enunciate fuori contesto. Mi viene in mente una scena in cui un personaggio spiega in modo molto dettagliato cos’è la FEMA (un’agenzia del governo USA incaricata di gestire le emergenze) a un altro personaggio che dovrebbe sapere bene di cosa si tratta vista la posizione che ricopre.
In ogni caso, roba di poco conto. Target America promette piacevoli ore di lettura per gli amanti del thriller d’azione. Non a caso, al momento dell’uscita in Italia (nel 2016) è stato inserito nella prestigiosa collana Segretissimo.
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- McEwen, Scott (Autore)