Feltrinelli preme sull’acceleratore e, a distanza ravvicinata dal precedente romanzo, porta in libreria Tempi d’oro per i morti, secondo titolo della fondamentale “quadrilogia di Miami” di Charles Willeford.
Il volume, uscito in originale nel 1985 con il titolo di New Hope for the Dead, torna a essere pubblicato dopo una precedente edizione a cura di Marcos y Marcos del 2004.
La traduzione di Tempi d’oro per i morti è a cura di Emiliano Bussolo e arriva dopo Miami Blues, ristampato nel 2017.
“Pulp Fiction non è un film noir, io non faccio del neo-noir. Penso che Pulp Fiction sia molto vicino alla crime fiction di questi ultimi anni, in particolare a Charles Willeford.” Questo dichiarò tempo fa Quentin Tarantino, parlando di quello che è probabilmente il suo film più noto e apprezzato, e tali frasi dovrebbero sia farci capire che tipo di scrittore era Charles Willeford sia cosa aspettarci da Tempi d’oro per i morti e, più in generale, dalla quadrilogia di Miami.
Quadrilogia che è stata il punto più alto della carriera dello scrittore nato in Arkansas nel 1919 e, allo stesso tempo, suo canto del cigno: Charles Willeford è infatti deceduto a Miami, 27 marzo 1988, poco dopo aver pubblicato Come si muore oggi (The way we die now), capitolo conclusivo che, come gli altri tre romanzi, si svolge a Miami.
E sempre fra le palme, spiagge e case della cittadina della Florida è ambientato questo Tempi d’oro per i morti, che ci porta a incontrare nuovamente il detective della Squadra Omicidi di Miami Hoke Moseley. Sempre più depresso, sovrappeso e incasinato, Moseley dovrà dibattersi nuovamente fra crimini piccoli e grandi e avvenimenti personali continuamente sul punto di travolgerlo.
Diamo uno sguardo ravvicinato alla trama di Tempi d’oro per i morti.
Divorziato, vicino ma non abbastanza alla fatidica pensione, perennemente in bolletta, arruffato, trascurato, con problemi di peso nonostante i molti tentativi di mettersi a dieta: Hoke Moseley, detective della Squadra Omicidi di Miami, è un disastro ambulante. Ma è anche bravo nel suo lavoro, nonostante tutto, nonostante se stesso, le depressioni, gli abbandoni e… e anche le riunioni, visto che l’ex moglie decide di mandare le due figlie a vivere con il padre proprio mentre Moseley è pieno di casini.
Il capo gli affida cumuli di casi irrisolti e nel frattempo Hoke dovrebbe anche trovare il modo di istruire la bella e giovane, Ellita Sanchez, sua nuova collega, di origine cubana che, per quanto possibile, ha una vita ancora più incasinata della sua. A questo quadro già complesso si aggiunge anche un caso all’apparenza semplice ma destinato a complicarsi in breve tempo.
Moseley deve infatti indagare sulla morte per overdose di un ragazzo e ne conosce la sensuale matrigna che sembra desiderosa di portarselo a letto. Che sia finalmente un’isola di pace e benessere nella complessa vita del detective? Oppure è l’inizio di guai ancora più complicati e pericolosi.
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