Court Gentry è un ex agente segreto, conosciuto nell’ambiente dello spionaggio internazionale anche come “l’Uomo Grigio”. Un soprannome che si è guadagnato negli anni di servizio alla CIA, diventando una leggenda vivente delle operazioni sotto copertura, calandosi silenziosamente da un ruolo all’altro e poi, dopo aver compiuto l’impossibile, svanendo nel nulla senza lasciare tracce dietro di sé. Mai tempi cambiano anche per le spie, gentry è stato cortesemente messo alla porta ed ora agisce per una società di sicurezza privata, pur mantenendo un suo codice d’onore. Diventato suo malgrado un bersaglio in un gioco di intrighi internazionali, Gentry inizierà una fuga attraverso Europa e Medio Oriente, dimostrando però di essere un obiettivo difficile da abbattere.

A volte è necessaria la sospensione dell’incredulità, prendere un libro “da ombrellone” senza molte aspettative se non quelle di una storia spy thriller vecchio stile, con tanta azione, tante armi e alcuni discutibili cliché in stile “Zio Sam”: se questo è il mood, allora The Gray man, pubblicato originariamente nel 2009 con il titolo Tre giorni per un delitto e riproposto ora in una nuova versione in vista dell’uscita dell’omonimo film per Netflix, si presta perfettamente allo scopo.

Non è un elemento trascurabile il fatto che il romanzo sia del 2009: romanzi e film raccontano una storia attraverso una percezione del mondo e della realtà che inevitabilmente cambia, e a maggior ragione in tempi nei quali il cambiamento è estremamente accelerato e nuovi scenari influiscono anche sui punti di riferimento della cultura pop.

Ma se alcuni autori – vedi Fleming  o Le Carré – hanno la forza di diventare dei classici e anzi, i loro romanzi sono in un certo senso affreschi nostalgici di un’epoca, in altri casi i tempi non giocano a favore dell’opera.

The Gray man, letto con gli occhi del presente, soffre un po’ di alcuni cliché troppo sfruttati, personaggi bidimensionali con cattivi da copione,tante (tantissime) armi e tanta azione degna di un film di James Bond o Jason Bourne, con una certa dose di Jack Ryan: cosa che non stupisce, dato che Greaney è stato collaboratore di Tom Clancy e ha portato avanti il franchise dopo la morte di quest’ultimo. Court Gentry non sfugge a questa prevedibilità, ma Greaney crea un personaggio comunque interessante: dotato di una certa ironia e di un codice morale, abilissimo agente (spoiler alert: The Gray man è il primo di una serie di 12 libri, quindi il nostro buon Gentry non sarà ucciso per molto, molto tempo) che forse pecca di quell’idea tutta americana di essere sempre dalla parte del giusto. Court Gentry è un personaggio che a modo suo si fa amare, sempre che non ci si aspetti un eccessivo spessore: la trasposizione cinematografica di Ryan Gosling rende bene lo spirito del personaggio in un film non memorabile ma godibile che conta soprattutto sulla forza di un cast di tutto rispetto.

Il romanzo scorre in un susseguirsi di scene d’azione che sono un po’ il punto forte del libro, grazie anche alla traduzione di Serena Rossi che prova a dare spessore a una scrittura non indimenticabile.

Sospensione dell’incredulità, si diceva prima. In The Gray Man c’è tanto, probabilmente troppo, limite che però è di tanti franchise di questo tipo che ancora però hanno un grandissimo successo: basti pensare alla serie di Bond, che per credibilità potrebbe essere un franchise Marvel, che pure viene premiata ampiamente dal pubblico. E il successo di pubblico ci ricorda che a volte, per staccare dalla quotidianità, serve un Court Gentry che fa il mazzo ai cattivi in un  soddisfacente tripudio di spari ed esplosioni: e in una caldissima estate, in fondo, può bastare.

Mark Greaney è laureato in Scienze Politiche e Relazioni internazionali, ha condotto molte ricerche per scrivere il suo romanzo d’esordio Tre giorni per un delitto, il primo della serie dedicata all’ex agente della CIA soprannominato “l’Uomo Grigio”. E’ stato anche collaboratore di Tom Clancy.

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The Gray Man
  • Editore: Newton Compton Editori
  • Autore: Mark Greaney , Serena Rossi

Articolo protocollato da Marina Belli

Lettrice accanita, appassionata di rugby e musica, preferisco – salvo rare eccezioni – la compagnia degli animali a quella degli umani. Consumatrice di serie TV crime e Sci Fy, scrittrice fallita di romanzi rosa per eccesso di cinismo e omicidi. Cittadina per necessità, aspiro a una vita semplice in montagna o nelle Highland scozzesi (a condizione che ci sia una buona connessione).

Marina Belli ha scritto 146 articoli: