La settimana compresa fra Natale e Capodanno è senza dubbio quella che meglio si presta a compilare un elenco di alcuni dei migliori film thriller, polizieschi e crime apparsi sul grande schermo durante il 2016.

Un anno che forse non ha offerto capolavori indimenticabili, ma che ci lascia un gruppo di titoli solidi, con vicende e ambientazioni eterogenee, in grado di catturare l’interesse di un pubblico vario e dai gusti diversificati.
Così come fatto in occasione delle migliori serie televisive del 2016, procederemo per ordine alfabetico.

10 Cloverfield Lane

10 Cloverfield LaneOpera che si può collocare fra il thriller psicologico e il film di fantascienza, 10 Cloverfield Lane è diretto da Dan Trachtenberg mentre la sceneggiatura è di Josh Campbell, Matthew Stuecken e Damien Chazelle per una produzione a cura di J.J. Abrams.

In realtà i legami con Cloverfield sono vaghi e tenui, e per larga parte la vicenda scorre sui binari della claustrofobia e della condizione di prigionia in un ambiente ristretto, nelle mani di un probabile psicopatico.

Dopo aver litigato con il suo ragazzo, Michelle (Mary Elizabeth Winstead) ha un incidente d’auto lungo la strada da Beaumont. Persi i sensi, la ragazza si risveglia in un bunker: è stata portata lì da Howard (John Goodman), che afferma che gli USA sono sotto attacco e che non è possibile aggirarsi all’esterno in quanto potrebbe essere pericoloso. All’interno della struttura è presente anche Emmett (John Gallagher Jr.), un altro uomo salvato da Howard, che ha potuto assistere agli attacchi e che conferma la pericolosità dell’ambiente esterno.

Pericolosità che diventa definitivamente chiara alla ragazza quando, cercando di scappare, attraverso la finestrella di vetro blindato del bunker, nota una donna con gravi lesioni alla pelle che si uccide prendendo a testate la porta. Se però sembra essere chiaro che gli USA sono sotto qualche tipo di attacco, molto meno chiare sono l’identità e le reali intenzioni di Howard.

Ispezionando meglio il bunker e collegando alcuni indizi, Emmett e Michelle si renderanno conto di essere prigionieri di un potenziale psicopatico e cercheranno di imbastire un piano per uscire fuori dalla struttura evitando però i possibili attacchi con gas tossico che si suppone stiano avvenendo…
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Animali notturni

Animali NotturniTom Ford ritorna alla regia sette anni dopo A Single Man e cura anche la sceneggiatura di questo film basato su un romanzo del 1993 di Austin Wright, Tony & Susan. Ne scaturisce una vicenda complessa, sospesa sia tra genere e mainstream che fra tre diverse linee narrative che, ancora, fra finzione e realtà.
Susan, una gallerista di successo, sta vivendo un momento negativo nella sua vita: gli affari non vanno bene e suo marito è spesso assente e poco interessato a lei. All’improvviso riceve dall’ex marito, Edward, il manoscritto del suo nuovo romanzo, Animali notturni. Susan abbandonò Edward per l’attuale marito, non ritenendolo abbastanza ambizioso e in grado di scrivere un romanzo realmente buono.

Susan, che non riesce a dormire di notte e che per questo era stata battezzata al tempo da Edward “animale notturno”, comincia a leggere il libro e si ritrova immersa in un thriller tanto violento quanto coinvolgente, nel quale non fa certo fatica a riconoscere come protagonisti Edward e lei stessa, con tutto quello che hanno perso.

Alla lettura del libro si alterneranno flashback risalenti a vent’anni prima e momenti del presente, fino al termine della lettura e a quello, amaro e profumato di vendetta, del film.

Laddove Tom Ford viene accusato di sfornare prodotti “patinati” si può, al contrario, vedere all’opera un notevole e sontuoso stile cinematografico, che viene messo al servizio di una sceneggiatura complessa, con un cast di gran livello (Jake Gyllenhaal, Amy Adams, Michael Shannon, tutti rovinati dal doppiaggio italiano), per una vicenda che, nella storia all’interno della storia, ha talvolta echi della narrativa di Cormac McCarthy.
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Bastille day – Il colpo del secolo

Bastille DayCome già suggerisce il titolo, Bastille day è un heist movie che ha al suo centro un colpo da mezzo miliardo di dollari. Il film è diretto da James Watkins (The Woman in Black, Eden Lake) che ha collaborato alla sceneggiatura con Andrew Baldwin.

A Parigi, pochi giorni prima dei festeggiamenti per l’anniversario della presa della Bastiglia, Michael Mason, giovane e abilissimo borseggiatore, si trova involontariamente coinvolto in un crimine ben più grave di quelli che è abituato a compiere. Riesce infatti a rubare una borsa che contiene al suo interno anche un orsacchiotto peluche: Michael se ne sbarazza sbrigativamente buttandolo in un strada molto frequentata, l’orso conteneva una bomba che esplode uccidendo quattro persone e il ladro diventa improvvisamente terrorista suo malgrado.

L’agente CIA Sean Briar, un uomo dai modi rudi in servizio nella capitale francese, si mette subito sulle tracce dell’attentatore mentre l’esplosione viene rivendicata da una misteriosa organizzazione criminale che minaccia la città di ulteriori mosse simili nei prossimi giorni.

Mentre Parigi cade in preda a una escalation di violenza, Sean e Michael scopriranno che questi attentati servono a coprire il vero piano di una banda di agenti del Ministro dell’Interno, intenzionati a derubare la Banca di Francia, che rimane chiusa durante la festa nazionale del 14 luglio. Il bottino potrebbe superare il mezzo miliardo di dollari se i due non riusciranno a intervenire e scongiurare il crimine.

Difficile riuscire a creare un colpo in banca nuovo e originale e infatti non è certo l’originalità il punto di forza di Bastille Day. Per fortuna Idris Elba (nei panni di Sean Briar) è magnetico quanto basta (anche se non c’è forte alchimia con il più modesto Richard Madden/Michael Mason) e alcune scene d’azione mantengono comunque vivo l’interesse dello spettatore appassionato di questo particolare sotto-genere.

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Codice 999

Codice 999Codice 999 (Triple 9) è un film a lungo voluto dal regista John Hillcoat (The Road) che ha dato vita al progetto già nel 2010, quando la sceneggiatura di Matt Cook entro nell’importante Black List, il gruppo annuale delle sceneggiature ritenute di alta qualità che non hanno ancora trovato l’interesse di qualche produzione.

Dopo vari cambi e ripensamenti si è arrivati al film attuale, che fra i suoi principali punti di forza ha alcune scene d’azione ben girate, l’azzeccata scelta di Atlanta quale location e un cast di straordinaria efficacia, nel quale troviamo, fra gli altri: Chiwetel Ejiofor, Casey Affleck, Anthony Mackie, Woody Harrelson, Aaron Paul e Kate Winslet.

Ad Atlanta un gruppo di poliziotti corrotti e di criminali guidato da un ex agente delle forze speciali è tenuto in pugno dalla mafia russa, che li obbliga a eseguire un colpo per trafugare alcuni file di cruciale importanza ai fini di evitare processi e arresti.

Il gruppo studia a fondo il colpo, che sembra impossibile, fino ad arrivare alla decisione che l’unico modo per aver successo è provocare un codice 999 in concomitanza del colpo. Codice 999 significa la morte di un poliziotto, evento che ha la precedenza su vari altri accadimenti e che calamiterebbe l’attenzione delle forze dell’ordine. Il poliziotto che dovrebbe diventare la vittima sacrificale è un rookie appena trasferito da un dipartimento a bassa percentuale di crimine, e sembra il target perfetto. Non fosse che…

Nel gruppo degli attori occorre segnalare un Casey Affleck sempre più bravo a ogni titolo che accumula in carriera.

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The Green Room

The Green RoomPur non all’altezza del suo precedente Blue Ruin, The Green Room conferma che Jeremy Saulnier è regista (e sceneggiatore) da tenere d’occhio, sperando in futuro di vederlo alle prese con un budget più consistente.

Una punk rock band, gli Ain’t Rights, è quasi alla conclusione di un tour degli Stati Uniti nord-occidentali quando riescono a trovare una data promettente in un club che non conoscono. Al loro arrivo scoprono, con sconcerto, che il locale in questione è ritrovo abituale di giovani e meno giovani di estrema destra. Suonano ugualmente, riuscendo anche a dissacrare e provocare, per poi andare nel retro e prepararsi nuovamente al viaggio.

Involontariamente si trovano testimoni di un crimine efferato e capiscono subito che sarà per loro molto difficile uscire vivi dal posto. Scelgono quindi di barricarsi in una stanza per cercare di trattare in qualche modo con il proprietario, Darcy Banker.

Il club però è anche la sede di una florida attività di spaccio e commercio di sostanze stupefacenti e Banker non ha assolutamente alcuna intenzione di permettere ai ragazzi di uscirne incolumi.

A un buon cast (Anton Yelchin, Imogen Poots, Mark Webber e in particolare un ottimo Patrick Stewart nei panni di Darcy) e dialoghi brillanti non sempre corrisponde un’azione adeguata, con il risultato che il prodotto finale ha alcune cadute di tensione e disomogeneità, ma rimaniamo comunque di fronte a un buon thriller.
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Hell or High Water

Hell or High WaterHell or High Water è diretto da David Mackenzie (regista da tenere d’occhio, suo anche l’interessante dramma penitenziario Starred Up) e sceneggiato da Taylor Sheridan, che al secondo script (suo anche Sicario, del 2015) mostra grande miglioramento e anche di essere ben più capace come scrittore che come attore.

Due fratelli, Toby (Chris Pine), un padre divorziato e Tanner (Ben Foster), un detenuto uscito da poco di prigione, hanno pochi giorni per riuscire ad accumulare la cifra necessaria per riscattare dalla banca la fattoria dei loro genitori, ormai morti.
Nel terreno è stato scoperto del petrolio, che garantirebbe una vita tranquilla ai figli di Toby, e i due decidono di rapinare in rapida sequenza alcune banche, per poi riciclare il denaro attraverso i casinò indiani presenti sul territorio, fino ad arrivare alla somma necessaria.
Sulle loro piste c’è una coppia di ranger (Jeff Bridges e Gil Brimingham) ormai in là con gli anni ma ancora in grado di mostrare intuito e prontezza.

Quando ogni elemento presente nella pellicola sussurra allo spettatore quanto sia ingiusto l’agire delle banche sui cittadini, diventa ancora più difficile evitare di parteggiare per i ladri.
Non che in Hell or High Water ci sia alcun bisogno di aiutare l’innesco dell’empatia: Chris Pine sta maturando bene come attore e mostra di essere più a suo agio lontano dai blockbuster, mentre Ben Foster è sottostimato in modo criminale, qui offre una delle migliori prove in carriera (se non la migliore, ma guardate anche il suo Lance Armstrong in The Program) e speriamo in futuro di vederlo spesso come protagonista.

Eppure tutto, nel film, è un lamento contro certo capitalismo: dalla terra, cui viene succhiato il sangue/petrolio, agli innumerevoli cartelloni che sponsorizzano servizi di prestiti, fino a gran parte delle persone comuni che incontriamo lungo il percorso, che hanno sempre qualcosa da dire contro le banche.
Fossimo costretti a identificare un eventuale primo posto in questo nostro elenco, andrebbe con buona probabilità proprio a Hell or High Water.
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Imperium

ImperiumImperium è un film tratto dalla vera storia di Michael German che, in qualità di agente FBI, si ritrovò a trascorrere alcuni anni sotto copertura, fingendo di essere un fanatico di estrema destra, per riuscire a infiltrare un gruppo neo-nazista.
La regia è di Daniel Ragussis, che si occupa anche della sceneggiatura in collaborazione con lo stesso German.

Imperium appartiene a quella serie di opere che, seguendo le vita di agenti di polizia o di agenzie segrete che scelgono ruoli sotto copertura, si trovano nel corso degli anni a questionare sempre più la propria identità e talvolta a “passare” dall’altra parte.

In questo caso Imperium deve, per esigenze drammaturgiche, comprimere il periodo che l’agente Nate Foster, interpretato da un Daniel Radcliffe sempre più maturo, passerà fra le file dei neo-nazisti e quindi l’attenzione si sposta sulle dinamiche interne ai vari gruppi e sul tentativo di scongiurare un micidiale attentato terroristico.

Il film trova fra i suoi punti di forza proprio la mancata enfasi sia sui dubbi del protagonista che sulla natura di queste teste rasate, riuscendo così a generare una figura di infiltrato diversa dalla norma. La fisicità di Radcliffe gioca un buon ruolo, in quanto appare tutto sommato fragile e indifeso in mezzo ai rottweiler e bulldog di estrema destra e, non potendo contare sul fisico, si affida all’intelligenza e razionalità.
Nel cast, infine, troviamo la sempre bravissima Toni Collette, un’attrice sottostimata che meriterebbe maggiore esposizione.
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The Invitation

The InvitationKaryn Kusama stupisce un po’ tutti e, dopo alcuni titoli di dubbio livello qualitativo, ci regala quello che è facilmente uno dei migliori thriller della stagione, con ottime lezioni sulla gestione della suspense e paranoia.

Scritto da Phil Hay e Matt Manfredi, The Invitation narra di Eden e Will, che un tempo erano una coppia molto felice ma, in seguito alla morte accidentale del loro figlio, hanno divorziato, con Eden che è quindi scomparsa per circa due anni.
Ora è tornata, sembra molto cambiata, ha un nuovo marito e intende festeggiare il rientro a Los Angeles invitando Will, che ha anche lui una nuova compagna ma che è comunque depresso e non è ancora riuscito a superare la perdita, e alcuni amici comuni per celebrare nella villa.

Durante la serata vari accadimenti e particolari convinceranno Will che Eden, marito e amici hanno brutte intenzioni nei confronti degli invitati: l’ex moglie fa parte di una setta che ha una particolare visione della vita e ancora di più della morte e l’uomo teme che possa accadere qualcosa di tragico.
Ma possiamo davvero fidarci delle intuizioni di un depresso?

Nulla è mai chiaro in The Invitation, che continua a condurci per mano verso una convinzione salvo poi farla saltare l’istante dopo. Molto bella la villa scelta come unico ambiente dell’intera pellicola, cast in larga parte di secondo piano che riesce però a gestire bene le parti (esclusi Logan Marshall-Green e John Carroll Lynch, di qualche spanna sopra gli altri), finale che riesce a sorprendere.
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Jason Bourne

Jason BournePaul Greengrass torna al suo personaggio preferito dirigendo e contribuendo alla sceneggiatura (insieme al fido Christopher Rouse) di Jason Bourne. In questo capitolo della serie ispirata all’opera di Robert Ludlum si notano chiaramente gli effetti derivati dall’impatto mondiale che hanno avuto le rivelazioni di Edward Snowden.

Dopo dieci anni passati a nascondersi in varie parti del mondo, Jason Bourne si trova in Grecia, dove si guadagna da vivere partecipando a incontri di boxe clandestini. Raggiunto da Nicky Parsons, che è riuscita ad hackerare e mettere le mani su alcuni file della CIA, viene informato che dietro il progetto Treadstone potrebbe esserci suo padre, morto parecchio tempo prima in un attentato.

Nel frattempo il direttore della CIA, Robert Dewey, con la scusa di sostenere progetti come Excoon che dovrebbero garantire collegamento internet gratuito a tutti, vuole in realtà infiltrarli per tracciare e spiare chiunque e, preoccupato, manda un sicario, Asset, ad Atene. Dopo inseguimenti e scontri, l’assassino riuscirà a uccidere Nicky, ma Jason riesce comunque a impossessarsi della chiavetta.

Seguiranno ben tre cambi di location (Berlino, Londra e Las Vegas) con la consueta dose d’azione ben calibrata da Greengrass, prima del finale nel quale verrà regolato più di un conto, compresi quelli con il passato.

Vincent Cassel incarna un buon antagonista, Matt Damon dimostra ancora una volta di essere a suo agio in qualsiasi tipo di ruolo e Tommy Lee Jones è più sinistro del solito nei panni del direttore della CIA, il tutto in un capitolo che ha ricevuto una accoglienza mista da parte della critica.
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Man in the Dark/Don’t Breathe

Man in the DarkDopo aver già dimostrato grande stile nel remake de La Casa (2013), uno dei pochi rifacimenti realmente riusciti degli ultimi anni, Fede Alvarez si sposta nei territori dell’home invasion che in Man in the Dark, come in The Neighbor, è una invasione in qualche modo ribaltata, con le potenziali vittime che scelgono (inconsapevolmente o meno) di entrare nella casa dell’antagonista di turno e non il contrario.

In questo caso la sceneggiatura (scritta dallo stesso Alvarez insieme al fido collaboratore Rodo Sayagues) prevede un trio di giovani e abili ladri che, saputo che un anziano cieco che vive da solo potrebbe custodire una somma importante, decide di entrare nottetempo nella casa, situata in una periferia desolata di Detroit, in cerca di soldi ritenuti facili.

Quando il cieco ribalterà la situazione a suo favore, trasformandosi da preda a cacciatore, per i tre diventerà questione di vita o di morte, fino a un finale che ha qualcosa da dirci sull’avidità umana.

Buona parte del film si svolge all’interno di un singolo ambiente e Fede Alvarez mostra notevole abilità nella gestione degli spazi e dei movimenti, facendo capire, magari con una sceneggiatura con un minore tasso di forzature, scritta da altre persone, di avere ancora buoni margini di miglioramento e che il suo capolavoro deve ancora nascere.
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The Neighbor

The NeighborSono serviti due film (comunque interessanti) come test prima che Marcus Dunstan cogliesse il centro con questo The Neighbor.
The Collector (2009) e The Collection (2012) hanno permesso al regista sia di prendere confidenza con una migliore gestione degli spazi chiusi sia di stabilire un buon feeling con il protagonista, Josh Stewart.

The Neighbor propone in sostanza la stessa situazione dei due precedenti film: un criminale “buono” si trova costretto a confrontarsi con un criminale “cattivo” all’interno della tana di quest’ultimo, ovvero in sostanza la stessa situazione di home invasion “al contrario” proposta anche da Man in the Dark.

In questo caso l’abbassare di parecchie tacche il volume dell’horror rispetto alle precedenti fatiche, cambiando anche ambiente, porta Marcus Dunstan (che firma la sceneggiatura insieme al suo collega abituale, Patrick Melton) a firmare un noir rurale di buona intensità, che si prende parecchio tempo per dar vita alla coppia prima di far scattare l’azione.

Ancora alcuni incarichi per lo zio (solitamente appoggiare operazioni di commercio di droga e furti) e John avrà finalmente messo da parte la somma sufficiente per lasciare per sempre la piccola città di Cutter insieme alla sua compagna, Rosie.

Ma Rosie ha l’abitudine di spiare i dintorni con un cannocchiale, e il loro vicino ha qualcosa da nascondere. Un qualcosa di evidentemente troppo importante, perché dopo una minacciosa visita, mentre John è assente, Rosie scompare.
John dovrà quindi penetrare nella casa del vicino per salvare la sua compagna, e quel che scoprirà sarà ben peggiore di ogni sua aspettativa…

Cast in ottima forma, anche nei ruoli minori, brilla Bill Engvall, come spesso capita agli attori comici cui viene affidato un ruolo da cattivo.
Josh Stewart cresce a ogni prova, sentiremo ancora parlare di lui.

The Nice Guys

The Nice GuysDopo Kiss Kiss Bang Bang e Iron Man 3 ecco che Shane Black sceglie di dirigere una commedia scritta insieme ad Anthony Bagarozzi.

Nella Los Angeles del 1977 Holland March (Ryan Gosling) è un investigatore privato che vanta successi e capacità ma in realtà si barcamena e cerca di andare avanti nonostante la morte della moglie, evento che lo ha portato a bere in modo eccessivo.
Holland viene assunto dalla signora Glenn, zia della pornostar Misty Mountains, recentemente deceduta in un incidente d’auto. La signora è convinta che Misty sia ancora viva, mentre March comincia a cercare Amelia, una ragazza che potrebbe essere stata scambiata per Misty.

Amelia però non vuole sapere nulla e assume Jackson Healy (Russell Crowe), un picchiatore, per liberarsi di March. Inizialmente Healy agisce in modo brutale, spezzando un braccio a Holland, ma dopo aver scoperto che due gangster vogliono sequestrare Amelia, assume l’occhio privato per aiutarlo a rintracciare la ragazza. L’improbabile coppia sarà seguita e aiutata, nel corso della vicenda, da Holly (Angouire Rice), giovane figlia di March.

Buddy comedy con un tasso di violenza insolitamente alto per questo genere di film, The Nice Guys punta molto, vincendo, sull’ambientazione retro-vintage e sull’alchimia che si forma fra i due attori protagonisti.
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Snowden

SnowdenSnowden è un film diretto da Oliver Stone sulla base di una sceneggiatura scritta da lui e Kieran Fitzgerald, ispirata a due libri di Anatoly Kucherena e Luke Harding.

Hong Kong, 2013. Edward Snowden (Joseph Gordon-Levitt) si incontra in segreto con i giornalisti Laura Poitras (Melissa Leo) e Glenn Greenwald (Zachary Quinto).
Ne seguirà una serie di interviste condotte nella sua stanza d’albergo, nel corso delle quali Snowden condividerà un varie informazioni riguardanti molte illegalità commesse nel corso degli anni dalla NSA in occasione di controlli di sorveglianza sulla popolazione degli Stati Uniti.
Grazie all’impiego di flashback Oliver Stone riuscirà a mostrarci i momenti più importanti della carriera di Snowden all’interno della NSA.

Abbiamo incluso questo titolo perché si tratta di una vicenda fin troppo importante per il nuovo millennio e anche una versione fiction è comunque meglio di nulla, ma a coloro che sono realmente interessati al personaggio non possiamo far altro che consigliare caldamente la visione di Citizenfour, lo splendido documentario girato dalla “vera” Laura Poitras proprio durante quei giorni così importanti.

Rispetto a quel documentario, il film di Stone appare opaco e scarsamente coinvolgente, con uno Snowden a tratti dipinto come eroe e piuttosto distante dalla vivida figura che emerge in Citizenfour.

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