Trilogia di una Repubblica di Valerio VaresiFresco reduce dalla vittoria del premio letterario Fedeli 2017 per Il commissario Soneri e la legge del Corano, nel quale già primeggiò nel 2002, Valerio Varesi giunge in libreria con Trilogia di una Repubblica, a suggellare un anno particolarmente positivo per lo scrittore torinese.

Trilogia di una Repubblica raccoglie in un singolo volume i precedenti La sentenza (2011), Il rivoluzionario (2013) e Lo stato di ebrezza (2015) tutti pubblicati, come il presente volume, da Frassinelli.

Chi conosce Valerio Varesi per la serie del commissario Soneri rimarrà intrigato e affascinato da questa trilogia, che a nostro modo di vedere rappresenta, per ora, il punto più alto della carriera letteraria dell’autore.
In molti hanno narrato la storia della Repubblica Italiana, con vari metodi e punti di vista, ma l’affresco creato da Varesi, che ci porta per mano dalla Resistenza fino al 2011, si distingue per la lucidità e l’amarezza con le quali descrive il lungo, lento e penoso declino del nostro Paese.

Snodo focale, più importante dei tanti altri comunque presenti nella narrazione, sono gli anni Ottanta, il periodo di Ronald Reagan e Margaret Tatcher, dell’avvento del neoliberismo più sfrenato e selvaggio e del consumismo elevato a unico fattore dominante della nostra vita e principale strumento identitario.

Sono gli anni che fanno seguito a quelli del terrorismo e del compromesso storico e nei quali la politica si sottomette in maniera definitiva all’economia. Ma nella Trilogia di una Repubblica troviamo ovviamente molto di più: dall’ardore partigiano de La sentenza, che dipinge un Paese che, pur avendo perso una guerra ed essendo per molti versi controllato dagli Alleati, è allo stesso tempo incredibile laboratorio di idee e progetti. Progetti che entrano in competizione, quando non in aperto contrasto, anche violento, ne Il rivoluzionario.

Se buona parte di quella violenza la si può far idealmente terminare il 2 agosto 1980 con la strage della stazione di Bologna, quel che poi segue ne Lo stato di ebrezza è, appunto, una grande ubriacatura generale, nella quale i partiti politici si sgretolano prima nella mancanza di programmi e visioni e in seguito sotto gli affondi di Tangentopoli.

Al crollo segue una politica ormai ridotta in secondo piano e composta da personaggi troppo spesso ignoranti e farseschi. Ed è proprio il tono della farsa che regna nell’ultimo capitolo della trilogia, che termina in macerie ideologiche e morali dalle quali sembra sempre più difficile riedificare una casa comune in grado di resistere negli anni.

Pur essendo una trilogia storica, ci sembra di assoluta importanza segnalarvi questo volume di Valerio Varesi, vuoi perché comunque il crimine abbonda fra le sue pagine, vuoi perché è una testimonianza lucida e spietata di ciò che eravamo e di quel che siamo ora diventati, abbagliati da un consumismo e una eterna festa di pagliacci e ballerine che non è stata certo esclusivo patrimonio della “Milano da bere” ma che ha coinvolto tutta l’Italia.
Ora, in preda ai postumi della sbronza, sembra più che mai difficile ragionare chiaramente: Varesi riesce a farlo.

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Articolo protocollato da Elvezio Sciallis

Elvezio Sciallis è stato uno dei più attenti e profondi conoscitori di narrativa e cinema di genere horror. Ha collaborato per molti anni con La Tela Nera e con Thriller Café prima della sua tragica scomparsa nel maggio 2019.

Elvezio Sciallis ha scritto 243 articoli: