Antonio Manzini, il creatore del celebre ed amatissimo personaggio di Rocco Schiavone, è entrato nella collana “Il giallo Mondadori” con il suo ultimo romanzo, Tutti i particolari in cronaca, pubblicato lo scorso gennaio. Non è la prima volta che Manzini si stacca dal suo personaggio più noto per presentarci altri personaggi, fare incursioni in altri modi di narrare storie, trattare altri argomenti. In questo caso il tema – l’annosa e probabilmente incolmabile discrepanza tra legge e giustizia – è stato, nel tempo, quantomai dibattuto, eppure Manzini riesce a trattarlo in modo originale ed a cavarne fuori un giallo coinvolgente.
La narrazione è affidata, in un continuo alternarsi tra terza e prima persona, a Carlo Cappai e Walter Andretti. Il primo è un archivista del tribunale di Bologna, un uomo di mezza età, metodico, ordinario, incolore, il classico impiegato che è sempre lì al suo posto, che tutti i giorni incontreremmo senza vedere. In realtà c’è una parte della vita di Cappai che nessuno vede né conosce: è quella che ha a che fare coi sussurri che sente ogni giorno provenire da certi fascicoli, lì in archivio… quei fascicoli che si sono chiusi in modo ingiusto e che chiedono di essere riaperti per sistemare le cose. Uno su tutti, però, sta più a cuore a Cappai… e un giorno, prima o poi, troverà il modo di riaprire anche quella ferita.
Il secondo, Andretti, è un giornalista sportivo che da un momento all’altro si ritrova ad occuparsi di cronaca, senza sapere neppure da che parte si comincia per raccontare un fatto di cronaca. In più, ha una capa esigente e vagamente sadica che non gliene lascia passare una ed anzi, gli assegna la cronaca di due omicidi apparentemente inspiegabili… Andretti sarà pure un po’ sfigatello, ma di sicuro è tenace e, se cronaca dev’essere, cronaca sarà, con tutti i particolari, anche quelli del passato, a costo di scartabellareconsultare tra quel che c’è in archivio… E beh, direte voi. Il finale è già scritto… e invece no, vi assicuro di no.
Ora, che Manzini fosse un maestro era cosa nota, ma fa sempre piacere averne un’altra prova, non foss’altro che per leggere un buon libro. Ma dove sta, qui, la maestria? Sta nella naturalezza degli incastri; sta nel far risultare piacevole e coinvolgente una narrazione lenta, con poca azione ed ancor meno tensione; sta nel trattare in modo intelligente un tema evergreen senza suonare moralista o bacchettone. Quanto ai personaggi, se Cappai convince sin da subito e addirittura l’autore vuole portarci dalla sua parte in modo quasi spudorato, per Andretti si fa un po’ più di fatica, ma alla fine in qualche modo conquista anche lui, non si sa se per la tenacia o la goffaggine. La trama gialla è indiscutibilmente buona e non mancano i colpi di scena, sebbene in un romanzo come questo non ci si possa aspettare fuochi d’artificio e stravolgimenti da mozzare il respiro. Le sorprese qui ci sono, ma tutto accade con cambi di passo lievi, anticipati – quasi preannunciati – ed introdotti con cura e delicatezza, come se tutto ciò che accade dovesse accadere, fosse già nelle cose.
“Tutti i particolari in cronaca“, in conclusione, è un buon giallo che ci invita a riflettere su quanto ad oggi le aule di tribunale siano più teatri per farse recitate ad arte che non sede di processi giusti. Ci fa riflettere, poi, sulla discrepanza – ahinoi molto poco letteraria e sin troppo attuale e reale – tra legge e giustizia, tra verità processuale e verità dei fatti, su quante ingiustizie impunite si consumano – senza che nessuno batta ciglio – ogni giorno, anche nella vita quotidiana, lavorativa, familiare di ciascuno di noi. Ve lo consiglio? Beh, sì. Non posso fare il paragone con la serie di Schiavone semplicemente perché – incredibilmente – non l’ho ancora letta, però posso dirvi che tutti i romanzi di Manzini senza Schiavone meritano di essere letti. Questo, per me, non fa eccezione.
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