Due sorelle, un unico impero criminale conteso. Da tempo a Guatemala City si combatte una lotta feroce per il controllo del cartello dei Salvatierra, senza che l’una o l’altra fazione riesca a prevalere: la DEA e la polizia sembrano impotenti, e il sanguinoso equilibrio può essere spezzato solamente pensando fuori dagli schemi, utilizzando un’arma segreta.
E non si tratta di “cosa” ma di “chi”: un sicario invisibile, un fantasma del quale tanti dubitano sia ancora in vita, un professionista di altissimo livello di nome Victor: assoldato da una delle due sorelle per eliminare la rivale, tra tradimenti e doppio gioco, il cacciator diventa però preda, e non sarà per niente facile per Victor portare a casa la pelle.
Victor, protagonista della serie di Tom Wood, è ormai – per gli amanti del genere – diventato un personaggio di culto: freddo, razionale, preciso. Di lui si sa poco, se non he ha un eccellente addestramento e ha lavorato per la CIA e l’MI6. E’ un antieroe senza velleità di redenzione, un professionista meticoloso e ricchissimo, che forse – con questo ultimo lavoro – potrebbe ritirarsi.
Gli elementi per un perfetto action thriller ci sono tutti: due narcotrafficanti in lotta fra di loro, tanta azione, un protagonista vero badass. C’è persino un accenno di love story, che non guasta mai.
Eppure Uccidi per me non convince fino in fondo: certo, il romanzo è ben scritto, e Wood sicuramente sa come si scrive un thriller. La costruzione della trama è attenta a miscelare adrenalina e colpi di scena, lo scenario che ci propone è perfetto per una faida familiare criminale con quel tanto di colore locale che piace sempre, Victor è una certezza. C’è tutto ciò che ci si aspetterebbe da questo tipo di romanzo e con questo tipo di ambientazione: un po’ troppo, a tratti, viaggiando pericolosamente su filo del già visto e già letto, talvolta con minuziose descrizioni che rallentano il ritmo della narrazione senza essere realmente funzionali al racconto. C’è tanto mestiere nella scrittura, ma forse avrebbe giovato all’economia generale del romanzo qualche guizzo di originalità in più che avrebbe spiazzato il lettore.
Dopo otto romanzi, qualcosa si sta incrinando in Victor: il sicario cinico e impeccabile è diventato un personaggio di culto proprio per questa sua impenetrabilità, per questo suo essere una macchina infallibile. Attorno a questa figura si è creata un’aura quasi leggendaria, il mistero attorno alla sua persona che lo rende quasi un fantasma è probabilmente il segreto del suo successo tra il pubblico. In questa ultima avventura questa impenetrabilità si incrina: paradossalmente renderlo – anche se di poco – più umano anziché avvicinarlo al lettore lo allontana. Anche il rapporto con Joanna non convince fino in fondo, e nel finale può persino far venire in mente che questo ottavo episodio sia il canto del cigno che apre la strada a un ricchissimo buen retiro di un grande personaggio.
Nel complesso una lettura divertente, non impegnativa, una certezza per gli appassionati di Victor l’assassino ma probabilmente non il miglior Tom Wood di sempre. Tom Wood è considerato uno dei maestri del thriller internazionale. È nato nello Staffordshire, in Inghilterra, e oggi vive a Londra. Uccidi per me è l’ottavo romanzo della serie che vede come protagonista lo spietato sicario Victor, preceduto da Killer, Nemico, Il gioco, La caccia, Il giorno più buio, Nessuna scelta e Scontro finale, tutti pubblicati da Timecrime. Victor è divenuto ormai un personaggio di culto, tanto che Killer, primo capitolo della serie, è diventato un film per la regia di Pierre Morel.
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