Qualche volta, cari avventori del Thriller Café, ci capita di ritrovare i nostri recensori anche nella veste di scrittori. È il caso di Alessia Sorgato – la cui penna arguta ed esigente conosciamo bene ed apprezziamo da tempo su queste pagine – avvocato penalista milanese specializzata nella difesa di donne vittime di violenza e già autrice di numerose pubblicazioni giuridiche. Prendendo spunto da una vicenda realmente accaduta, Alessia ha scritto un romanzo, Ulyssa lo sa, da poco pubblicato da La torre dei venti nella collana Ostro, ed io sono qui a parlarvene con piacere.
Innanzitutto, un accenno di trama. Milano, Natale 2020. Ulyssa, giovane studentessa di vittimologia in una nota università americana, torna a casa per trascorrere le feste con gli zii Asia e Roby e le amiche di una vita Alice e Berenice, con cui forma l’agguerrito ed adorabile trio delle Whippets. La pandemia, però, impone restrizioni, modifica abitudini consolidate e cambia il modo di vivere il lavoro e finanche le vacanze. Perciò, con i musei chiusi, il coprifuoco alle 22:00, le ospitate contingentate ed una pseudo vita mondana spostata all’ora di pranzo… come impiegheranno il loro tempo le iperattive Whippets? Ovvio: aiutando la zia Asia – avvocato penalista – in un caso spinoso che le è piombato tra capo e coll… ehm, tra Natale e Capodanno. Una telefonata proveniente da numero sconosciuto la informa, infatti, che è stata nominata difensore da un ignoto cliente che risponde al nome di Mamadou… lei che da tempo si occupa di altro e non è più iscritta alle liste dei difensori d’ufficio… ma che fare? Rifiutare? Ovviamente no, tantopiù che appena lo incontra, Asia scopre che il cliente lei lo conosce benissimo, è il ragazzo simpatico che le vende le mascherine blu nel tragitto tra casa e tribunale, e che proprio quel ragazzo simpatico è appena stato accusato di omicidio. La vittima è Saverio Arnaldi, un ginecologo specializzato in procreazione medicalmente assistita che, dalla sua Napoli, è venuto a morire a Milano in circostanze tutt’altro che chiare. Bel rompicapo per la nostra Asia ed i suoi inesperti ma intraprendenti collaboratori, tantopiù che Mamadou – del quale nel frattempo si è scoperto che fa il rider – vuol essere tirato fuori di prigione, ma è più propenso a mentire che a collaborare. Toccherà dunque a lei, con i mezzi limitati di un avvocato difensore per giunta in tempo di Covid, capire com’è andata e scagionare un cliente reticente che, ad ogni scoperta e passo avanti nelle indagini, sembra sempre meno innocente. Ad aiutarla, un compagno premuroso ed abile cuoco, pochi amici fidati e tre ragazze super in gamba tra cui sua nipote.
Potrei dirvi che “Ulyssa lo sa” è un Legal thriller e sarebbe corretto, ma per questo specifico romanzo preferisco usare la locuzione “giallo giudiziario”: è un sinonimo, certo, ma la precisazione non è di poco conto. Nonostante i tanti riferimenti all’America, infatti, questo è un giallo profondamente italiano, intriso della nostra procedura penale, dei meccanismi giudiziari che regolano i nostri procedimenti giudiziari e muovono le nostre indagini. Non è pedanteria, è solo che… c’è differenza. E Asia – così come Alessia – lo sa bene. Come si traduce questa precisazione in termini di trama e di aspettative? Beh, è semplice: chiunque si aspetti un processo super adrenalinico come quelli delle serie tv americane, con cambi di prospettiva e stravolgimenti al cardiopalma, può tranquillamente cambiare libro. Qui non ci sono agenti sotto copertura, infiltrati speciali, tentativi di corruzione o depistaggi… niente del genere. Figurarsi, non c’è nemmeno la giuria! Qui c’è attesa, tempi lunghi, mezzi arrangiati, Procure che giocano a carte coperte, Pm cauti e pure un po’ caustici… c’è la quotidianità di un avvocato penalista italiano, fatta di istanze a magistrati non sempre collaborativi, colloqui con i clienti in gabbiotti claustrofobici, ma anche di infusi Yogi e bicchieri di vino, di yoga online e cene in casa, di passeggiate e paesaggi in fuga visti dal finestrino di un treno. È proprio lei, Anastasia Soldato detta Asia, a raccontarci in prima persona tutto questo, con quel fare spigliato delle donne che ne hanno viste tante, che sono diventate competenti, sicure e consapevoli di sé attraverso un percorso professionale ed umano complesso, fatto di esperienze e vita vissuta. Asia è una professionista che ne ha viste tante, sì, ma che ha alle spalle la sicurezza di una famiglia solida, un gruppo di amiche a cui rivolgersi per qualunque esigenza, una casa accogliente a cui tornare. Ed è forse questo suo essere umana – e non solo una figura compassata che si aggira solitaria in un tribunale vuoto nel suo tailleur gessato – che ce la rende così simpatica. Sarà che – per quel poco che ci sono stata – l’ambiente del tribunale penale mi ha affascinato e un po’ mi manca, sarà per il brio e l’entusiasmo delle Whippets, sarà che in Asia riconosco qualcosa della me stessa che avrei voluto essere, sarà che mi stanno simpatici i Pm, gli avvocati difensori che non si arrendono e le indagini scalcinate e disperatissime, ma a me questo giallo giudiziario all’italiana è piaciuto, quindi ve lo consiglio.
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- Sorgato, Alessia (Autore)