È un onore recensire per gli amici del Thriller Café la nuovissima avventura del Commissario Bordelli, magistralmente creata dal suo autore, Marco Vichi, dal titolo “Un caso maledetto”, edito da Guanda e pubblicato pochissimi giorni fa.

Ancora una volta, per nostra fortuna, Vichi ci ha donato un altro pezzo importante della lunga e bellissima serie di romanzi che ha come protagonista il Commissario di Pubblica Sicurezza di Firenze, Franco Bordelli, in una vicenda questa volta ambientata nel 1970.

Mancano, infatti, pochi mesi alla tanto spaventosa pensione e il Commissario Bordelli si trova a dover risolvere il difficile, terribile, atroce quanto inutile delitto di un anziano Conte, massacrato in casa sua senza nessun apparente motivo. Bordelli dovrà scendere a patti con la propria coscienza, dovrà frenare il suo Io più inquieto per assicurare alla giustizia chi si è macchiato di un delitto così mostruoso.

Nella sua indagine – e nella sua vita – sarà come al solito accompagnato dal fidato Piras, divenuto vicecommissario, dalla sua squadra della Questura di Firenze e, ovviamente, da quei personaggi che ci hanno accompagnato in tutti questi anni, quei vecchi amici che non vediamo l’ora di incontrare per una nuova storia.

Ad autori come Marco Vichi non servono presentazioni, essendosi imposto oramai sulla scena nazionale con i suoi romanzi ed avendo creato un personaggio caro ad un numero incredibile di lettori.

Quella di Bordelli è una serie fortunatissima, ma il pregio è senza dubbio dell’autore che ha saputo ideare, creare, modellare e far vivere un uomo sensazionale, un commissario caparbio, che ha colpito tutti i suoi lettori, li ha stretti in una morsa, perché Bordelli sa farsi amare.

Ciò che colpisce di questi romanzi è quell’atmosfera ovattata dentro la quale sembra che tutto si svolga in perfetta armonia, in un volteggiare di personaggi, di storie, di sofferenze, che prendono e stravolgono il lettore.

È quella malinconia che strappa sorrisi amari, è quella passeggiata sui sampietrini a tarda sera, nella penombra dei vicoli di una Firenze che sta mutando, come tutto il Mondo attorno, e quella voglia di andare avanti nonostante il passato ci strattoni per farci voltare indietro.

Il noir italiano è rappresentato dalle pagine di Vichi proprio per quell’aura che i suoi scritti posseggono naturalmente, chiedendo al lettore un semplice, piccolo sacrificio: basta sedersi comodi, magari con un sigaro e un bel bicchiere di vino di fronte al fuoco, e immergersi nel romanzo che ha la capacità di trasportarci nella Firenze del boom economico, nella vita di chi la Guerra l’ha fatta o l’ha vista, di chi l’ha vinta o l’ha persa, ma che certamente l’ha sofferta.

E poi, per chi è già estimatore della serie del commissario Bordelli, anche in quest’ultima opera si attende, con trepidazione, la solita cena del gruppo di amici di Bordelli, con Arcieri, col Botta, Diotivede, Dante, il buon Piras e altri. Quelle cene che già da sole valgono la lettura del libro, intrise di riflessioni, di vera interiorizzazione e che ispirano una profonda introspezione, commuovendo, toccando corde celate del cuore. Quelle cene a cui ognuno di noi vorrebbe poter partecipare, anche solo una volta nella vita, anche solo assaporarne la magia.

In questo romanzo, Marco Vichi riversa il suo consolidato mix vincente: da una parte la scrittura, vera scorrevole, toscanaccia e divertente e i personaggi straordinariamente caratterizzati che vanno e vengono nella vita del protagonista, dall’altra la sua innegabile capacità di raccontare e far raccontare storie, regalandoci per di più un caso particolarmente atroce da risolvere, che è il centro – e allo stesso tempo non lo è – di tutto il romanzo, poiché è sorretto da una struttura che lo impreziosisce, lo accoglie al suo interno rendendolo completo.

L’incantesimo dei romanzi di Vichi è dunque sceso nuovamente sulle nostra case, non resta altro che sedersi accanto al camino, versarsi un bicchiere di Balzini, accendersi un Toscano e innamorarsi ancora una volta delle avventure del commissario Bordelli.

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Articolo protocollato da Nicola Agrelli

Leggo da che ho memoria e forse anche prima di allora. Lettore appassionato di gialli, noir e thriller, alla luce del sole sono un giovanissimo avvocato penalista, ma di notte mi immergo nelle pagine dei libri, divorandoli. Passione che condivido con la mia metà, perché leggere insieme è una dolcissima espressione della condivisione.

Nicola Agrelli ha scritto 33 articoli:

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