“Un dubbio necessario”, romanzo datato 1964 di Colin Wilson, è un raffinato “mistery” ambientato nell’Inghilterra degli anni ’50 che prende nome proprio da un saggio del suo protagonista, il filosofo Karl Zweig, pensatore tedesco di alto profilo trapiantato in Gran Bretagna prima dell’avvento del Nazismo. L’incipit ci proietta nell’atmosfera prenatalizia della Londra di quel decennio. Nevica e il professor Zweig, reduce dal programma televisivo “Domande agli esperti”, sta scendendo da un taxi quando nota due uomini uscire da un ristorante: un elegante uomo anziano in compagnia di una faccia nota, Gustav Neumann, figlio dell’amico Alois e suo ex studente. Da parecchi anni Zweig non vedeva Neumann e ne resta vagamente turbato, tanto da far riemergere i complicati legami che in passato lo avevano legato al ragazzo e a suo padre, eminente neurochirurgo. Nel corso di una cena con l’amico ed ex funzionario di Scotland Yard Charles Gray, Zweig rievoca i ricordi legati ai due Neumann e soprattutto alla tormentata giovinezza del giovane Gustav. Nato in una famiglia ebrea, il ragazzo subisce, ai tempi della scuola, le angherie dei primi bulli nazionalsocialisti e vede morire per mano di quegli stessi criminali l’amico più caro, Georgi, creatura sensibile e intelligente quanto fragile. La sofferenza per quella perdita spinge Gustav a un tentativo di suicidio a cui segue una sorta di progressiva mutazione dell’animo che lo conduce alla ricerca di esperienze estreme e lo fanno approdare a posizioni nichiliste. In un ultimo burrascoso colloquio con Zweig, Gustav arriva a confessare di perseguire come ideale il crimine perfetto e gli manifesta la chiara intenzione di divenire un criminale.
La morte per suicidio del padre di Gustav e di un ricco anziano che Gustav frequentava (e di cui eredita i cospicui averi), unite a quell’ultima, tragica dichiarazione di intenti inducono Zweig al sospetto che l’abbiente gentiluomo visto in compagnia di Gustav quella sera possa correre un serio pericolo. Con l’aiuto dell’amico poliziotto e di altri suoi contatti e collaboratori, fra cui spiccano l’affascinante Natasha Gardner, capace di esercitare un irresistibile fascino su Zweig, e il suo bizzarro marito Joseph, autore di improbabili saggi di Storia misteriosa, Zweig dà vita ad una particolarissima caccia all’uomo nella quale il delitto è solo un sospetto e non un fatto concreto e in cui l’indagine, oltre che su elementi più classicamente polizieschi, si fonda soprattutto su speculazioni filosofiche e conduce ad un approdo che ovviamente non può essere rivelato ma che risulta decisamente eccentrico rispetto alle conclusioni del giallo classico.
“Un dubbio necessario” è infatti un romanzo che, pur avendo un impianto di ricerca e investigazione ben delineato, elude il genere e si colloca in una zona grigia fra il conte philosophique e il mistery. Opera sofisticata per palati fini si muove fra citazioni di Heidegger e Nietzsche, Bultmann e Jaspers ma alla fine può tranquillamente essere assaporata anche da chi non sia un appassionato di filosofia ma semplicemente ami i grandi misteri celati nella mente umana.
Recensione di Alberto Odone
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